Lo conferma un recente studio dell’Università di Milano, pubblicato sull’“International Journal of Food Sciences and Nutrition”: una dieta mediterranea con regolare consumo di pasta ha effetti favorevoli su forza e composizione corporea in chi pratica sport, senza effetti negativi sui parametri clinici. Dello studio e di altre prove concrete a favore del binomio pasta&sport, spesso penalizzato da falsi miti e restrizioni anche nel mondo dello sport amatoriale, si è parlato in un recente incontro nell’ambito del ciclo di appuntamenti “Let’s Talk About Food & Science”. Promosso dal Gruppo Barilla, l’incontro ha visto la partecipazione di esperti di nutrizione e uno sportivo “pasta lover” come Filippo Magnini, due volte campione del mondo nei 100 metri stile libero.
Lo studio, effettuato dai nutrizionisti del Dipartimento di Scienze per gli Alimenti, la Nutrizione e l’Ambiente – insieme ai fisiologi di scienze motorie dell’Università di Milano – dopo aver osservato i comportamenti alimentari di oltre 60 atleti non professionisti, ha scoperto un forte pregiudizio verso l’introduzione di carboidrati in generale. Questi alimenti sono infatti ritenuti spesso (erroneamente) responsabili di peggioramenti nella composizione corporea. Lo studio ha sottoposto alcuni partecipanti a una dieta mediterranea con almeno 5 porzioni di pasta alla settimana, dimostrando che questo modello risultava migliore per effetto su forza muscolare e massa grassa, se paragonato a un altro con quantità inferiori di carboidrati e pasta.
Sottolinea Patrizia Riso, responsabile dello studio e Professore Ordinario di Nutrizione Umana dell’Università degli Studi di Milano: “Quando abbiamo effettuato l’intervento dietetico per 8 settimane con due diete di tipo mediterraneo – una ricca di carboidrati (55-60% dell’energia, ≥5 porzioni di pasta settimanali) e una più bassa in carboidrati (40-45%, ≤2 porzioni di pasta a settimana), abbiamo dimostrato che la versione ‘high-carb’ aveva effetti più favorevoli su forza e composizione corporea, senza effetti collaterali o scompensi nei parametri ematici”.
Precisa Elisabetta Bernardi, nutrizionista dell’Università di Bari: “Nell’immaginario collettivo, un piatto di pasta viene visto come un ‘carico di zuccheri’, ma 100g di pasta cotta apportano solo 175 kcal, meno di tanti piatti percepiti come light. In realtà la pasta è un alimento completo che, oltre a fornire energia prima dell’attività fisica, è fondamentale nel recupero post-allenamento, riducendo anche l’incidenza di infortuni e danni muscolari da sovraccarico. Recuperare senza carboidrati è come avere un muratore con mattoni perfetti (le proteine) ma senza cemento per unirli”.
E su questi effetti positivi, durante l’incontro promosso da Barilla, è arrivata la conferma di Filippo Magnini: “La pasta ha sempre fatto parte della mia alimentazione – racconta l’ex nuotatore – e nei periodi di gara ne mangiavo anche a pranzo e cena, spesso oltre mezzo chilo al giorno. Solo nei momenti di pausa o recupero la riducevo a 80-100 g per pasto, ma non l’ho mai eliminata del tutto, specie durante le gare, perché senza la giusta ‘benzina’ la ripartenza era più faticosa. E pensare che da ragazzo mia madre il giorno delle gare mi preparava sempre la bistecca!”
C’è poi l’aspetto psicologico, spesso trascurato. “Il cibo è anche piacere e condivisione – conclude Bernardi – e per chi vive sotto pressione, come molti sportivi, mantenere la dimensione gratificante del pasto è fondamentale. Alcuni studi mostrano che i pasti condivisi migliorano aderenza alla dieta mediterranea e performance, riducendo anche ansia e depressione del 30-40%”. E un piatto come la pasta, che piace a tutti, può davvero fare la differenza”.
Antonella Franchini