Alimentazione e social: i dietisti puntano al web

Quanto i social media influenzano le nostre scelte alimentari? Come diffondere stili di vita sani attraverso l’uso dei network? Il web può essere un modo per fare educazione alimentare? L’uso di Facebook, Twitter e dei blog personali può migliorare la comunicazione in ambito nutrizionale?

A questi ed altri interrogativi risponde la ricerca che ANDID (Associazione Nazionale Dietisti) e la Sezione di Istituzioni culturali del CIRSDIG (Centro Interuniversitario per le ricerche sulla sociologia del diritto, dell’informazione e delle istituzioni giuridiche) dell’Università degli Studi di Messina hanno realizzato, i cui primi risultati saranno presentati al 29° Congresso Nazionale dell’Associazione in programma a Bologna il 12 e 13 Maggio al Royal Hotel Carlton.

“In uno scenario comunicativo sempre più complesso, è indispensabile analizzare il contesto di riferimento e comprendere la realtà dei blog, dei social network, dei mondi online sul tema alimentazione. Abbiamo bisogno, in quanto professionisti della nutrizione, di cogliere le opportunità offerte dal web per veicolare messaggi efficaci che favoriscano il diffondersi di sani stili di vita, riuscendo a conquistare l’attenzione e l’interesse delle persone, ormai costantemente connesse”, sottolinea Ersilia Troiano, Presidente ANDID.

In particolare, la ricerca intende indagare l’efficacia dei social media in termini di cambiamento dei comportamenti. Vale a dire, nella valutazione dell’efficacia di un social media non conta solo il numero di followers, ma quanti utenti hanno realmente cambiato il loro comportamento alimentare.

“In questa prima fase, è stata realizzata una mappatura dei siti web dei professionisti della salute nutrizionale. Uno dei trend emergenti è lo slittamento, nell’area dei blog e dei social media, da una relazione professionista-utente a un interscambio caratterizzato da un legame fiduciario. Il professionista della salute nutrizionale, che nel web riesce a individuare stili narrativi che coniugano leggerezza ed evidenza scientifica, suggerimenti pratici e esperienze da mostrare, quali video, tutorial e gallerie fotografiche, può diventare un “influencer” e avere capacità di orientare interessi e comportamenti del suo pubblico”, sottolinea Antonia Cava, professore di Sociologia dei Processi Culturali dell’Università di Messina e referente del progetto per il CIRSDIG.

In questo contesto, insieme al CIRPA (Centro Interdipartimentale per la Ricerca in Diritto, Economia e Management della Pubblica Amministrazione) dell’Università degli Studi di Salerno, ANDID ha anche promosso il Progetto FLS-IT Italian Food Literacy Survey che ha l’obiettivo di sviluppare uno strumento per la misurazione della food literacy, vale a dire una metodologia per misurare la capacità di un individuo di ricercare, ottenere e comprendere le informazioni alimentari e compiere scelte appropriate di salute. Il progetto, su scala nazionale, potrà replicarsi anche in ambito internazionale grazie a una task force di professionisti che saranno in grado di promuovere metodi e strumenti per il raggiungimento di più adeguati livelli di alfabetizzazione alimentare.

Ma un intervento nutrizionale può essere anche economicamente vantaggioso e a quali condizioni? Anche su questi aspetti ANDID ha voluto indagare, avviando un  progetto di Dottorato di ricerca, in collaborazione con il Dipartimento di Studi Economici e Aziendali dell’Università di Napoli “Parthenope”. Dalla ricerca sulla valutazione economica del trattamento dietetico emerge che l’investimento in un intervento nutrizionale può portare sostanziali miglioramenti nel controllo metabolico e che questi risultati possono essere realizzati con un investimento economico ragionevole. “Il prossimo step della ricerca sarà l’implementazione di uno studio clinico che ha l’obiettivo di valutare in termini quantitativi in che modo i dietisti possano rappresentare il punto di riferimento per interventi efficaci, di elevata qualità e a basso impatto economico sulla società italiana”, precisa Pina Boccia, dottoranda di ricerca in Governance, Management and Economics, Dipartimento di Studi Economici e Aziendali, Università degli Studi di Napoli ‘Parthenope’.  P.T.

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