Essere volontari oggi: nasce la prima scuola promossa da AIL

«Non è semplice fare il volontario oggi, soprattutto nell’assistenza ai malati oncologici. Richiede la necessità di formarsi nel modo giusto, di conoscere e saper controllare le proprie emozioni. Non basta solo la buona volontà: occorre essere preparati, conoscere anche la malattia, per poter fare da tramite con i medici ed essere di supporto al paziente nell’affrontare il difficile percorso della diagnosi e delle terapie». Lo conferma Flora Gigli, psiconcologa che si occupa dei pazienti ematologici al Policlinico Umberto I di Roma. Per questo motivo l’Associazione Italiana contro Leucemie, linfomi e mieloma (AIL) ha istituito la prima Scuola Nazionale di Formazione AIL per Volontari, con il supporto non condizionante di Pfizer. «La cura del benessere del volontario è la cura del benessere dell’Associazione stessa», dichiara Sergio Amadori, Presidente Nazionale AIL. «L’organizzazione vuole che i suoi volontari siano sereni e responsabili, vuole accrescere la cultura del dono solidale e potenziare le fila dei suoi volontari. Mettere a punto programmi di formazione specifici e linee guida omogenee da nord a sud del Paese è la strategia vincente. La Scuola nasce dopo un lungo lavoro, grazie all’esperienza maturata dai volontari più esperti e dalle competenze delle psicologhe AIL. Vogliamo che diventi punto di riferimento per quanti desiderano avvicinarsi alla nostra organizzazione e che consenta quell’ulteriore salto di qualità che oggi è richiesto al Terzo settore».

Un pianeta, quello del Terzo settore, in continuo cambiamento grazie anche alla Legge delega 106/2016 che lo riforma. Trecentocinquantamila organizzazioni che danno lavoro a oltre un milione di persone, quasi 6 milioni di donne e uomini che volontariamente e gratuitamente donano sé stessi a chi è nel bisogno, un valore di 80 miliardi di euro. Ma se è vero che il Terzo settore contribuisce ad accrescere la coscienza civile e a migliorare la coesione sociale attraverso la sua partecipazione alla vita comunitaria, chiede pure il riconoscimento del suo ruolo. «Il volontariato ha una vocazione nascosta che è quella di affermare e diffondere dentro la società quel principio di reciprocità che lo contraddistingue», sostiene Stefano Zamagni, Presidente della Pontificia Accademia delle Politiche Sociali. «La specificità del volontariato è la pratica del principio di reciprocità, un principio fondamentale che è la traduzione pratica del principio di fraternità. Il volontario non dona soldi, dona sé stesso. Ecco allora la necessità di una Scuola, non solo strumento di formazione, ma costruttrice di un pensiero che vada al di fuori delle aule e che arrivi a tutti gli ambiti della vita associata, perché il volontariato ha bisogno soprattutto di essere riconosciuto per quel che è, prima ancora che per quel che fa».

La Scuola di Formazione AIL ha l’obiettivo di insegnare i principi e i valori fondamentali del volontariato per realizzare in maniera efficace la mission dell’Associazione. Il programma di studio comprende tre giornate di lavoro ogni due settimane, una formazione di base tenuta da volontari esperti, da psicologi e personale sanitario e, per le giovani leve, incontri formativi e colloqui con supervisione delle attività.
Per info: www.ail.it; #maipiùsognispezzati.

«È un lavoro complesso e molto delicato quello del volontario, il cui ruolo è cresciuto nel tempo; si capisce allora come tutto debba essere affrontato, non solo spinto dalla leva umanitaria e dalla solidarietà, ma supportato da una certa professionalità», afferma Giuseppe Toro, Presidente AIL Palermo-Trapani e Responsabile della Scuola di Formazione. «Il volontariato non è solo improvvisazione e buona volontà. Tutte le fasi del percorso di cura sono momenti cruciali e a volte spinosi, e per questo non basta essere motivati. Riteniamo che il volontario nell’attuale società, per essere pronto a compiere la sua missione, debba avere un’adeguata preparazione psicologica, igienico-sanitaria oltre che scientifica».
La dimensione della gratuità, unita alla responsabilità civica e a un forte desiderio di condivisione, produce riflessi positivi e crea interrelazioni con ogni altro ambito della vita sociale. Il Terzo settore è chiamato oggi ad affrontare molte sfide, con una posizione di co-protagonista del cambiamento in atto. Se si vuole confermare il sistema democratico capace di alimentare il senso di comunità, attribuendo pari dignità a tutti gli individui ed equa libertà e assistenza, il Terzo settore dovrà sicuramente essere alla base di questo processo. «È fondamentale che il Terzo settore esca fuori dalla nicchia in cui è stato collocato in questi ultimi anni», sottolinea Stanislao Di Piazza, Sottosegretario al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. «Per fare questo è importante che ne venga riconosciuto il ruolo: solo così potrà diventare un vero modello sociale di economia e sviluppo, un terzo pilastro economico del Paese».

Paola Trombetta

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