ESSERE DONNA IN INDIA

“L’India è il paese peggiore per una donna”. È quanto emerge da una ricerca del TrustLaw della Thomson Reuters Foundation sui Paesi del G20, resa pubblica in occasione del G20 tenutosi in Messico. Eppure non mancano le figure femminili di rilievo, nel mondo politico e nella società indiana, come Sonia Gandhi, attualmente a capo del principale partito politico indiano, o Prathiba Patil, la prima donna Presidente dello Stato indiano, dal 2007. Anche i film “bollywoodiani”, che tanto successo hanno avuto in Occidente, ci trasmettono l’immagine di una donna “protagonista”.

Ma nelle aree rurali, dove vive il 75% della popolazione indiana, la donna ancora oggi è fortemente discriminata e vista come un peso per la società.

Qui il feticidio femminile continua ad essere una pratica diffusa: secondo studi dell’Unicef, ogni anno nascono 15 milioni di bambine e 5 milioni di queste non vivono oltre i 15 anni.

La donna vive sotto l’autorità paterna fino al matrimonio, spesso combinato, e se il padre non riesce a pagare la dote della figlia può succedere che questa muoia “accidentalmente”, permettendo al marito di sposarsi con una donna più ricca.

E spesso sono le donne a svolgere i lavori più pesanti, percependo un terzo del salario di un uomo, a parità di lavoro.

I provvedimenti attuati dal governo indiano, come ad esempio gli incentivi alle famiglie povere con figli femmine, non sono sufficienti a cambiare questa realtà. Esistono fortunatamente centinaia di associazioni impegnate in questo senso. Tra queste l’Ong ASSEFA, che sostiene piccole comunità contadine, povere ed emarginate, a intraprendere un percorso di autosviluppo economico, sociale e culturale, secondo i precetti gandhiani. ASSEFA promuove l’uguaglianza di genere e l’emancipazione delle donne, che sono incoraggiate a formare gruppi di auto-aiuto (SHGs – Self Help Groups) per affrontare insieme i momenti di difficoltà. ASSEFA ha promosso la formazione di 30.155 gruppi di auto-aiuto in 9.434 villaggi indiani, con un numero totale di 431.746 socie (dati di Dicembre 2010).

I SHGs possono ottenere prestiti da ASSEFA e accedere a forme di microcredito, con le quali avviare piccole attività produttive. Inoltre ASSEFA promuove, in collaborazione con i gruppi di donne, i  matrimoni comunitari, grazie ai quali i giovani delle famiglie più povere riescono a sposarsi, evitando che le famiglie si indebitino con gli usurai per la  dote.

All’interno dei SHGs le donne indiane ricevono una formazione professionale, attraverso corsi di sartoria, tessitura a mano, produzione di peperoncini e spezie piccanti ecc.

E  assumono un ruolo di rilievo in ambito sanitario, diventando Operatrici Sanitarie di Villaggio: insieme ai Kutty Doctors (“piccoli dottori”: alunni che si occupano di monitorare lo stato di salute dei compagni di scuola) sono responsabili del primo soccorso e dell’attività informativa in materia sanitaria. La loro formazione viene effettuata da una dottoressa e poi trasmessa dalle stesse donne ad altre, anche in altri villaggi, per sopperire alla mancanza di strutture sanitarie e promuovere una “cultura della salute”.

Le donne vengono informate sui rischi derivanti dalle malattie sessualmente trasmissibili, sui metodi di pianificazione famigliare e regolazione delle nascite. Alle gestanti e alle puerpere dei SHGs vengono date informazioni utili in materia di puericultura e igiene alimentare. Dopo aver partorito, ricevono un piccolo kit contenente materiale utile a loro e al neonato (asciugamani, mutandine di tela e talco per i neonati, assorbenti, ecc.) e un contributo di 1.000 rupie, che spetta solo alle donne dei SHGs che si sono preventivamente registrate e impegnate a partorire in ospedale.

Le associazioni che operano per migliorare le condizioni femminili in India hanno capito che il cambiamento deve venire “dal basso”, dalle donne stesse. Che sono loro a dover essere, per prime, consapevoli dell’importanza della propria dignità e del ruolo che ricoprono all’interno della famiglia e della comunità.

<Le donne costituiscono il nucleo principale della famiglia, a loro sono affidate tutte le responsabilità>, – dichiara Miss Vasantha, Direttrice delle Scuole Sarva Seva dell’ASSEFA India. <Nonostante ciò la loro posizione nella famiglia e nella società, specialmente nei villaggi, è molto secondaria. I gruppi femminili di auto-aiuto permettono alle donne di manifestare la propria forza, insegnando a identificare i problemi e a trovare soluzioni autonomamente. Dando alle donne potere e riconoscimento>.

di Eleonora Rigato

Per maggiori informazioni sull’Ong ASSEFA, www.assefaitalia.org

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