Avena e orzo fanno bene al colesterolo e al cuore

Ridurre in modo naturale tassi elevati di colesterolo LDL (più conosciuto come “colesterolo cattivo) e contrastare il rischio di eventi cardiovascolari è possibile a patto di assumere nella dieta quotidiana tre grammi di beta-glucani, le principali fibre presenti nell’avena e nell’orzo. Questi i risultati dello studio BELT (The Beta-Glucan Effects on Lipid Profile, Glycemia and intestinal Health), condotto da ricercatori italiani dell’Ospedale Universitario Sant’Orsola-Malpighi di Bologna per conto della Fondazione Italiana per la Nutrizione (NFI), su un campione di 83 partecipanti, 48 donne e 35 uomini, con precise caratteristiche: livelli di colesterolo moderatamente elevati all’ingresso nello studio, basso rischio cardiovascolare e consumo di una dieta mediterranea. Si tratta di uno dei primi studi clinici condotti in quest’ambito in una popolazione dell’Europa meridionale, scelta non a caso: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, il 54% degli adulti, oltre i 25 anni, mostrerebbe quantità elevate di colesterolo, con il tasso più alto a livello globale.

«Abbassare il colesterolo LDL, più conosciuto come “colesterolo cattivo” – spiega il professor Andrea Poli, direttore scientifico della NFI – è importante in presenza di rischio cardiovascolare, anche medio-moderato. Il medico, mediante una valutazione clinica che tenga contro del profilo di rischio cardiovascolare del proprio paziente, associato a specifici “parametri”, come stile di vita, stress, inquinamento ambientale, disagio sociale, familiarità con la malattia, può decidere se e quando intervenire per ridurre la colesterolemia». L’intervento prevede tre possibili azioni: la correzione dello stile di vita, l’uso di integratori, nutraceutici e/o alimenti funzionali e, infine, se necessario, l’impiego di farmaci specifici. «Un’alimentazione appropriata  – aggiunge la dottoressa Franca Marangoni, responsabile della ricerca di NFI – e un adeguato livello di attività fisica svolgono importanti effetti di protezione cardiovascolare, ma il loro effetto sul colesterolo cattivo è in genere limitato. Mentre ricerche condotte negli ultimi anni supportano il ruolo dei nutraceutici nella miglior gestione del profilo lipidico, sebbene non tutti abbiano dimostrato la stessa efficacia». Ad esempio EFSA, l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare, ha approvato l’uso, autorizzato anche dalla Commissione Europea, dell’acido oleico o la sostituzione dei grassi saturi con grassi insaturi (come l’olio di oliva) per favorire il mantenimento dei normali livelli di colesterolo, ma solo alcuni nutraceutici come gli steroidi contenuti in oli vegetali, frutta a guscio, semi e cereali assunti in una dose giornaliera fra 1,5 e 3 grammi o i betaglucani con 3 grammi al giorno, sarebbero in grado di ridurre i livelli di colesterolo nel sangue.

«Si è riscontrato un abbassamento del colesterolo LDL – dichiara il professor Arrigo Cicero, Presidente di SINut (Società Italiana di Nutraceutica), tra gli autori dello studio – in media del 12% dopo quattro settimane dall’assunzione di betaglucani nelle dosi giornaliere previste e fino al 15% dopo otto settimane, con effetti benefici anche sul colesterolo totale, i cui livelli si sono ridotti del 6,5% dopo quattro settimane e del 9% dopo otto settimane». Tuttavia la costanza fa la differenza: «L’effetto si riduce rapidamente – conclude Cicero – alla sospensione della supplementazione che quindi deve essere proseguita nel tempo per mantenere i risultati benefici raggiunti».

Francesca Morelli

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