Poche informazioni sui tumori, ma tanta voglia di conoscere: lo rivela un’indagine presentata da Salute Donna

370 mila sono i nuovi casi di tumore in Italia nel 2019; 3 milioni e mezzo le persone che convivono con un tumore, seconda causa di morte nel nostro Paese, ma la metà dei cittadini si sente ancora poco informata: al Nord come al Sud solo un italiano su due (55%) ritiene di avere sufficienti informazioni. Gli italiani però, e in particolare i pazienti oncologici, sono per lo più (64%) soddisfatti dell’assistenza offerta dal Servizio Sanitario, seppure con forti differenze regionali: la percentuale dei giudizi positivi va dall’81% dei lombardi al 26% dei cittadini della Calabria, dove si registra anche il picco (36%) dei giudizi negativi. Ma ancora oggi un tumore su tre viene scoperto per caso e solo il 6% viene evidenziato da un controllo di screening offerto dal SSN, dal 9% della Lombardia al 2% della Calabria. Ancora da migliorare, infine, l’informazione su test genetici, farmaci innovativi e presenza di Breast Unit, che riscontrano bassi livelli di notorietà, sia tra i cittadini che presso i pazienti: solo il 43% dei cittadini e il 51% dei pazienti sono al corrente dei test per la predisposizione genetica alla malattia, il 47% dei cittadini e il 61% dei pazienti sanno dei farmaci innovativi per la cura del tumore e ancora più limitata la conoscenza dei Centri di Senologia, le cosiddette Breast Unit, note solo a poco più di un cittadino su 3. Sono le principali indicazioni che emergono dalla ricerca “L’Italia e la lotta ai tumori: il punto di vista di pazienti e cittadini”, realizzata a livello nazionale e in 6 Regioni dall’Istituto Ipsos, che ha coinvolto i cittadini e pazienti oncologici su temi legati alla salute e all’assistenza sanitaria. La ricerca è stata presenta a Roma, in occasione del Forum Annuale del progetto “La salute: un bene da difendere, un diritto da promuovere” promosso da Salute Donna onlus e dalle 24 Associazioni che si confrontano con le Istituzioni per migliorare la tutela dei diritti dei pazienti oncologici.

«Bisogna implementare le reti delle cure palliative, anche pediatriche, per dare dignità ai malati fino alla fine, e le reti oncologiche, oggi presenti solo in nove regioni, per migliorare i percorsi di diagnosi e cura», dichiara il Viceministro alla Salute Pierpaolo Sileri, intervenuto al Forum. «Con l’Intesa Stato-Regioni dello scorso aprile sono state attivate le nuove linee guida per favorire lo sviluppo omogeneo delle reti su tutto il territorio e spero che presto venga attivato un coordinamento centrale delle reti da parte del Ministero della Salute per velocizzarne la realizzazione. Vorrei sottolineare che, in Europa, siamo il Paese con la più alta sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi di tumore: questo significa che il nostro SSN ha lavorato e continua a lavorare bene».

Nel segno di una nuova fase nei rapporti tra Associazioni pazienti e mondo politico, nel corso del Forum sono stati proclamati i vincitori della prima edizione del Cancer Policy Award, riconoscimento assegnato ai politici che hanno interpretato e tradotto in Atti a livello nazionale e regionale i punti qualificanti dell’Accordo di Legislatura sottoscritto dalle Associazioni dei pazienti con le Istituzioni. «Il progetto “La salute: un bene da difendere, un diritto da promuovere” è stato avviato 5 anni fa con l’obiettivo di eliminare le differenza nell’assistenza oncologica a livello regionale, sollecitando la politica a intervenire», dichiara Annamaria Mancuso, Presidente Salute Donna Onlus.«I risultati di questa ricerca ci dicono una cosa molto semplice: dobbiamo lavorare ancora molto, tutti insieme, per migliorare l’informazione, i tempi di attesa, la tutela dei diritti dei pazienti oncologici. Di questo percorso, l’Accordo di Legislatura siglato dal Parlamento, è un tassello fondamentale e attraverso il Cancer Policy Award abbiamo voluto segnalare gli esponenti politici che si stanno impegnando per realizzarlo. Questo riconoscimento vuole essere un invito ai diversi gruppi politici a lavorare insieme per la migliore presa in carico dei pazienti», aggiunge Annamaria Mancuso. «Confidiamo che la partnership con le Istituzioni ci aiuti a superare le disomogeneità assistenziali-terapeutiche che coinvolgono i pazienti con tumore».

 Paola Trombetta

Articoli correlati