Adolescenti e giovanissimi: non si arresta l’abitudine del fumo

Siamo ancora lontani dagli obiettivi di lotta al tabagismo, almeno tra i ragazzi, adolescenti e giovanissimi. Complice l’introduzione anche di nuovi prodotti, il trend dei consumi di fumo è in costante crescita. Fumano o svapano “elettronico” il 7,5% di giovani, pari a oltre 240 mila ragazzi/ragazze tra gli 11 e i 13 anni, con picchi del 37,4% nell’età compresa fra 14-17 anni, per un totale di circa 865 mila studenti, senza distinzione di sesso e tipologia di fumo.
Sigarette tradizionali, prodotti a tabacco riscaldato, sigarette elettroniche: tutti i giovani sembrano aver fumato qualcosa negli ultimi 20-30 giorni precedenti l’indagine condotta e coordinata dal Centro Nazionale Dipendenze e Doping dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), su 8 mila giovani tra gli 11 e i 17 anni, di cui 3441 delle scuole medie e 4861 delle superiori. I dati, resi noti in occasione del No Tobacco Day (31 maggio), mettono in luce alcune differenze: ad esempio sarebbero prevalentemente i ragazzi rispetto alle ragazze a fumare nelle scuole medie (M 7,6% vs F 6,9%), viceversa dominano le ragazze sui maschi (M 32,2% vs F 42,1%) nelle scuole superiori. Ai prodotti citati si aggiungerebbero, inoltre, il consumo di bustine contenenti nicotina, provate dall’8,2% degli studenti tra i 14 e i 17 anni, in forte incremento se paragonato al 3,4% del 2024. Aspetto ancora più preoccupante il fatto che i ragazzi sarebbero dediti al policonsumo, cioè all’utilizzo combinato di più prodotti, anch’esso cresciuto rispetto agli anni precedenti dal 26% tra gli 11-13enni e 38,7% tra i 14-17enni nel 2022, al 45,5% tra gli studenti delle scuole medie e 70,7% delle scuole superiori nel 2025.
Numeri che preoccupano gli esperti non soltanto perché annullerebbero il trend in discesa che si sta osservando nella popolazione adulta, dove 1 su 4 sarebbe un fumatore abituale, ma perché l’aumento dei consumi è potenzialmente associato a sempre maggiori rischi sulla salute. E proprio l’uso composito di più prodotti da fumo rappresenta una sfida complessa per la salute pubblica, in quanto parte degli effetti potrebbero non essere ancora del tutto o correttamente stimati, ricordando ad esempio gli studi che sono in corso per conoscere le implicazioni delle “svapo” nel lungo termine, specie nei più giovani, futuri adulti.

Prospettive e stime che dipendono anche dalle modalità di fumo dei giovani che farebbero uso dei vari prodotti anche per lunghi periodi, 20-30 giorni di fila, chi di sigaretta tradizionale (studenti tra 11-13enni, 9,0%), chi di un prodotto a tabacco riscaldato (9,7%), chi di sigaretta elettronica (16,0%). Quando fumerebbero? Tendenzialmente sempre, ma il consumo di tabacco o nicotina sembra concentrarsi nei fine settimana o nei giorni di festa in tutte le fasce d’età e per tutti i prodotti indagati, e nello specifico delle sigarette elettroniche svaperebbero quelle contenenti liquidi con nicotina il 65,5% degli 11-13enni e quasi l’87% dei 14-17enni. E i genitori? Ne sarebbero informati? Pare di sì. Consenzienti? Forse. Circa un ragazzo su 5 tra gli 11 e i 13 anni dichiara che la famiglia è a conoscenza del loro uso di fumo o svapo, con percentuali che salgono a quasi uno studente su due tra i ragazzi di 14-17 anni.

Anche altri ambienti, potenzialmente educativi, come la scuola, non sono fonte di buon esempio: qui i ragazzi vedono altri studenti coetanei o più grandi, ma anche professori o personale interno alla scuola far uso di sigarette tradizionali o elettroniche o di altri prodotti, sentendosi pertanto “giustificati” nell’imitarli. Un incentivo al fumo? Non è da escludere, tant’è che il consumo risulterebbe molto più frequente soprattutto tra i ragazzi delle scuole superiori, che per l’80% dichiarano di aver visto tutti i giorni o quasi qualcuno fumare e/o svapare.
E poi c’è il mercato: i canali per procurarsi il fumo, in tutte le sue varianti, sono diversi, spesso dipendenti anche dall’età dei fumatori: ad esempio i ragazzi più giovani (11-13 anni) si farebbero offrire il tabacco o altro dagli amici o se lo farebbero comprare da terzi; i ragazzi più grandi lo acquisterebbero personalmente al bar o dal tabaccaio, talvolta senza trovare resistenze nei venditori soprattutto in caso della sigaretta elettronica, come ha dichiarato il 62,6% degli 11-13enni e il 58% dei 14-17enni (quando di norma la vendita è vietata ai minori), o ancora dai distributori automatici.
«I risultati delle nostre ricerche – ha precisato Simona Pichini, dirigente del Centro Nazionale Dipendenze e Doping dell’Iss, commentando i dati – danno una chiara percezione di quanto sia precoce, fra giovani e giovanissimi, compresi i pre-adolescenti, la sperimentazione del fumo e di quanto sia critico il passaggio tra la scuola media e quella superiore. Servono quindi strategie e importanti azioni di prevenzione con messaggi educazionali differenti per catturare l’attenzione delle diverse fasce d’età, disincentivandoli al consumo o all’iniziazione». La ricerca del fumo può infatti essere motivata da ragioni diverse: sentirsi grande, far parte del gruppo, emulare un modello e così via.

Un quadro, quello della crescita dei consumi, che è peggiorato con l’introduzione di nuovi prodotti, a partire dalle sigarette elettroniche fino ai più recenti dispositivi a tabacco riscaldato, che hanno invertito la rotta, in miglioramento, che si stava cominciando a osservare negli ultimi decenni con una riduzione della quota di fumatori. «Questi nuovi comportamenti tabagici – spiega Maria Masocco, responsabile scientifico di PASSI, un sistema di sorveglianza che indaga in modo continuo aspetti relativi allo stato di salute, i fattori di rischio compresi quelli correlati alle abitudini di vita (alimentazione, attività fisica, fumo e alcool) che la possono peggiorare – giustificano il motivo per cui resta stabile la quota complessiva di persone esposte ai rischi per la salute derivanti dal fumo di tabacco o dall’inalazione delle sostanze presenti nelle sigarette elettroniche, così come al rischio di dipendenza da nicotina. Tuttavia il dato più preoccupante è che questa situazione coinvolge soprattutto i giovani».

Gli strumenti per combattere, o comunque arginare il tabagismo ci sono, ma restano poco sfruttati, come i Centri Antifumo e il Telefono Verde contro il fumo dell’ISS (800.554.088) con chiamate tuttavia in calo, scese nel 2024 a 6497 rispetto alle 6931 del 2023, e contattato per ragioni e da persone diverse: ad esempio vi si rivolgono per il 90% fumatori, soprattutto maschi, e per l’8,1% dei familiari, in questo caso in maggiore misura donne. C’è chi chiama perché desidera smettere di fumare (92,3%) o far smettere di fumare (non è precisato se il coniuge o un figlio/figlia), mentre cresce chi chiede informazioni sui nuovi prodotti. I servizi territoriali sono invece rimasti in numero stabile a livello nazionale (223) negli ultimi due anni, maggiormente concentrati nel Nord del Paese. Chi smette di fumare ci riesce spesso senza alcun ausilio (64%): questo dato non va inteso come un fallimento delle politiche antifumo messe in atto, ma sottolinea l’importanza per il raggiungimento dell’obiettivo della compartecipazione emotiva e della forza di volontà.

Infine va considerato il fumo passivo, non meno importante e la cui esposizione in ambito domestico, alla presenza di piccoli, minori e adolescenti, è ancora un elemento “critico” secondo l’indagine PASSI, all’8% è concesso di fumare in casa, sebbene vi convivano minori di età tra 0 e 14 anni di età. Va detto tuttavia che sta aumentando il numero di case “libere da fumo” come effetto presumibile di un passaggio culturale che, a partire dalla legge sul divieto nei luoghi pubblici e la più recente anche nei luoghi all’aperto ha portato a una maggiore consapevolezza dei danni del fumo passivo e all’importanza di astenersi negli ambienti di vita privati. Allora, facciamo tesoro di questi dati e puntiamo a una vita “smoke free”, per la salute dello stesso fumatore e delle giovani generazioni, presenti e future.

di Francesca Morelli

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