Il valore salva-vita della chirurgia dell’obesità

Sono oltre 6 milioni gli italiani (10% della popolazione) affetti da obesità, a cui spesso si associano patologie corrrelate: problemi cardiovascolari, ipertensione, diabete tipo 2 che comportano, nei casi più gravi, una riduzione dell’aspettativa di vita tra i 10 e i 15 anni. A queste complicanze si aggiunge una maggiore predisposizione a forme tumorali quali ad esempio al colon e, nelle donne, all’endometrio, ma anche a neoplasie epato-bilio-pancreatiche, neoplasie linfoproliferative e cancro al seno dopo la menopausa. L’obesità è una condizione complessa, che richiede un approccio multidisciplinare e un percorso del paziente che deve integrare supporto psicologico, terapia farmacologica, corretto regime alimentare e, ove indicato, l’intervento chirurgico. Il 10% (600mila) delle persone obese, con indice di massa corporea (Body Mass Index- BMI) superiore a 30, ha un’indicazione al trattamento chirurgico, secondo le più recenti linee guida italiane e internazionali. Nel nostro Paese ogni anno si eseguono però solo 20-30mila interventi di chirurgia bariatrica, evidenziando un divario tra la potenziale domanda e l’offerta, e confermando il desiderio di recupero della propria salute da parte dei pazienti.

Lo confermano gli esperti che si sono riuniti in questi giorni (29-30 agosto) al Congresso nazionale della Società Italiana di Chirurgia dell’obesità e malattie metaboliche (SICOB) di Napoli, al quale seguirà quello mondiale dell’IFSO (International Federation for Surgery of Obesity and Metabolic Disorders) che si conclude il 1°settembre.

«Quanta sofferenza, quante aspettative, quanta voglia di cambiare la propria esistenza: sono i messaggi trasmessi dai nostri pazienti, ai quali dobbiamo fornire percorsi chiari, sicuri e codificati», puntualizza il professor Mario Musella, Presidente del XXXI Congresso Nazionale della SICOB e ordinario di Chirurgia Generale presso l’Università degli Studi “Federico II” di Napoli. «Il nostro intento è restituire al paziente uno status di salute ottimale e una ritrovata qualità di vita». «L’infelice titolo, che a volte leggiamo sui giornali, “muore per dimagrire” rischia di destabilizzare quei pazienti che invece vorrebbero affidarsi con fiducia a noi», aggiunge il professor Marco Antonio Zappa, presidente SICOB. «Al tempo stesso è fuorviante nei confronti dell’impegno di tanti professionisti seri che ogni giorno mettono in gioco la propria esperienza e la propria reputazione per trattare quello che definiamo il “cancro del terzo millennio”, l’obesità patologica appunto».

Considerando questi presupposti, il professor Musella ribadisce l’importanza della corretta informazione al grande pubblico. «È fondamentale spiegare, anche con l’aiuto dei media, che un’operazione di chirurgia bariatrica non può essere considerata di tipo “estetico” o frutto di un capriccio, perché spesso è un vero e proprio intervento salva-vita. Non a caso nel Congresso si è sottolineata l’importanza di saper anche dire “no” a un intervento, dopo una valutazione attenta del paziente, segno della scrupolosità dei professionisti che praticano questa chirurgia, troppo spesso sotto i riflettori per fatti di cronaca negativi».

Fondamentale è la multidisciplinarietà sul piano clinico e scientifico. Durante il congresso è emersa l’importanza dell’interazione tra psichiatri, nutrizionisti, endoscopisti, internisti, endocrinologi e chirurghi, vale a dire gli specialisti che “prendono in carico il paziente”. In alcune sessioni si è discusso del follow-up per evitare il recupero ponderale, dai farmaci alle terapie nutrizionali e comportamentali, di grande supporto alla chirurgia bariatrica. «Gli specialisti SICOB lavorano per recuperare la salute del paziente e reintegrarlo in una società che spesso si sofferma poco sui soggetti fragili», conferma il professor Zappa, Presidente SICOB. «È indispensabile per il paziente comprendere che l’intervento è una tappa cruciale, parte di un percorso multidisciplinare verso la guarigione di una grave malattia. È scientificamente provato infatti che grazie agli interventi bariatrici si riduce il rischio di ictus del 5%, di diabete del 50-60%, di coronaropatie del 30% e persino di alcune forme di cancro del 35%. Ma poi bisogna impegnarsi e farsi seguire dai team multidisciplinari presenti nei centri SICOB, tutti gratuiti o in convenzione con il SSN, perché se si pensa di farcela da soli si rischia di recuperare il peso perso. Mantenere un rapporto con il proprio Centro SICOB è l’unica possibilità di conservare la salute riconquistata».

Quanto ai farmaci per promuovere e mantenere la perdita di peso, possono svolgere un’azione sinergica alla chirurgia bariatrica, sia prima che dopo l’intervento. Esistono dagli anni ‘30 e nel tempo sono stati perfezionati per limitare gli effetti collaterali e migliorarne l’efficacia. «Oggi negli Stati Uniti esistono cinque principi attivi approvati per l’eccesso di peso, mentre in Europa sono tre», fa notare il professor Giuseppe Navarra, Presidente Eletto SICOB. «In Italia il presente è rappresentato dalla liraglutide; il prossimo futuro dalla semaglutide. La liraglutide, analogo del GLP-1, ormone regolatore della secrezione di insulina, è stato inizialmente approvato per il trattamento del diabete di tipo 2 e successivamente per la gestione dell’obesità, in combinazione con interventi sullo stile di vita, come dieta ipocalorica ed esercizio fisico. La semaglutide, anch’esso analogo del GLP-1 ad azione prolungata, è approvato in Italia nella terapia del diabete di tipo 2. Siamo in attesa che venga autorizzata la formulazione con indicazione per l’obesità che consentirà una sola somministrazione settimanale, più efficace rispetto alla liraglutide».

A conclusione del Congresso si è discusso anche della gestione delle complicanze, dell’evoluzione della chirurgia robotica ed endoscopia bariatrica, tra le opzioni di trattamento più innovative e meno invasive. «L’endoscopia bariatrica è indicata anche nei pazienti più anziani e fragili, con molteplici comorbilità», conclude il professor Pietro Forestieri, Presidente Onorario del Congresso e della Società. «Nel corso degli anni, infatti, sono state sviluppate procedure endoscopiche bariatriche in grado di indurre una perdita di peso corporeo di circa il 10-20%, se associate ad adeguate restrizioni dietetiche. Queste tecniche rappresentano un’ottima strategia, sia come trattamento definitivo in casi molto selezionati, sia come opzione bridge-to-surgery, vale a dire verso un intervento chirurgico che in circa il 99% dei casi è realizzato in laparoscopia, con una drastica riduzione del rischio di mortalità, oggi inferiore allo 0,1%».

di Paola Trombetta 

Articoli correlati