PROFUMI E SAPORI DAL MONDO SULLA TAVOLA DEI PICCOLI

Si aprono gli orizzonti, anche in tema nutrizionale, e il cibo acquista un sapore multirazziale facendo superare il detto: “Paese che vai, usanza (alimentare) che trovi”. Lo hanno confermato, in occasione del 71° Congresso Italiano di Pediatria tenutosi a Roma i giorni scorsi, i pediatri della Società Italiana di Pediatria (SIP) che hanno presentato una piramide alimentare, rispettosa dei sani principi dietetici mediterranei, ma arricchiti da profumi internazionali. E così, specie nei menù dei piccoli, accanto ai classici primi piatti con pasta e riso entrano sorgo, miglio e quinoa; tra le verdure pomodori e melanzane si accompagnano a germogli di bamboo e foglie di cassava e, tra la frutta, le nostrane mele, arance, ciliegie vanno a braccetto con litchis e papaya.
Ripensare la dieta mediterranea, in “versione Expo”, è stata una necessità: «Assistiamo a un fenomeno drammatico e inarrestabile – dichiara Giovanni Corsello, presidente della SIP – ovvero alla migrazione di popolazioni dall’Africa e Medio Oriente in fuga verso l’Europa». Che si unisce al 10% di popolazione minorile già presente in Italia, composta da stranieri regolari di “seconda generazione”, dunque più integrati con stili di vita italiani e europei rispetto ai bambini nati nei “Paesi a risorse limitate” e poi trasferitisi in Italia, provenienti dall’Europa centrorientale, Nord- Africa, Asia (in particolare dalla Cina) e dall’America meridionale. A questi, poi, si aggiungono ancora bambini stranieri irregolari, difficilmente censibili (minori nati da genitori irregolari, nomadi, rifugiati in fuga da guerre o persecuzioni, accompagnati e non) che vivono in condizioni di maggior disagio sociale ed economico. «L’origine e la provenienza di questi bambini non fa differenza – aggiunge Corsello – perché tutti richiedono un’attenzione attiva. I piccoli rappresentano infatti la categoria più fragile della popolazione: più degli adulti, risentono il peso dello sradicamento dal territorio e alcuni di loro affrontano persino le traversie e i rischi delle traversate senza i familiari accanto. È doveroso, quindi, che nel paese di adozione questi bambini possano ritrovare almeno nell’alimentazione i loro gusti e sapori in un contesto di equilibrio nutrizionale». Vale a dire che il nuovo assetto sociale impone un adeguamento dei dettami e principi di salute della dieta mediterranea – patrimonio culturale immateriale dell’umanità secondo l’UNESCO – con i sapori delle altre popolazioni che convivono sul territorio e nel rispetto di usanze e tradizioni, senza il rischio di carenze nutrizionali. «Ad esempio – prosegue Corsello – in alcuni Paesi il colostro non viene somministrato perché ritenuto impuro o in altri l’allattamento al seno è prolungato oltre il primo anno di vita, favorito da tradizioni culturali o religiose (il Corano lo raccomanda sino a due anni) che priva però il bambino di alcuni nutrienti essenziali per la crescita e lo sviluppo o, ancora, vanno considerati i casi di lattanti che sin dai primi mesi di vita assumono latte vaccino a causa delle scadenti condizioni economiche in cui vivono alcune famiglie, in particolare straniere. Esistono ancora etnie che vietano l’assunzione di carne di mucca o che impongono di seguire per fede religiosa diete vegetariane, vegane, zen-macrobiotiche. Il pediatra è tenuto a conoscere tutte queste diversità e a tenerne conto nella definizione del piano alimentare dei piccoli».
Ma esistono anche casi opposti: minori migranti, nati in Italia, che tendono ad acquisire stili di vita occidentali caratterizzati dall’esagerata assunzione di zuccheri, proteine e grassi animali, di merendine e bevande zuccherate, che si espongono allo stesso rischio dei bambini italiani di andare incontro precocemente e in età adulta a obesità, diabete, ipertensione arteriosa, tumori.

Per risolvere problemi nutrizionali di qualsiasi natura, di eccessi o difetti, e di tradizioni, la SIP propone una Piramide Alimentare pediatrica, mediterranea e “transculturale”, che prevede una elevata assunzione di verdura, legumi, frutta, noci e cerali integrali; consumo di pesce medio alto; abbondanti acidi grassi insaturi (olio di oliva); basso introito di acidi saturi grassi e di prodotti caseari; ridotta assunzione di carne, soprattutto rossa, apporto moderato di sale e attività fisica quotidiana (almeno un’ora al giorno).
Il tutto tenendo presente qualche buon consiglio di salute, specie per gli alimenti di maggior uso quotidiano:

  • LATTE E DERIVATI – preferire latte e yogurt parzialmente scremati o alla frutta.
  • CEREALI – privilegiare pane e cerali integrali e riso parboiled. Quest’ultimo va consumato al massimo 2 volte a settimana, mantenendo la cottura al dente. Inoltre è bene variare la scelta dei cereali, considerando anche quelli tipici di altre tradizioni come sorgo, miglio, grano saraceno, quinoa, amaranto.
  • PANE – consumare un panino al giorno, meglio se preparato con farina integrale o di tipo 1.
  • CARNI – sono indicate quelle di pollo, coniglio, tacchino, vitello, manzo magro, maiale sgrassato.
  • PESCE – preferire il pesce azzurro (sarde, alici) ed evitare quelli di grossa taglia (spada e tonno). Consumare non più di una volta a settimana merluzzo, nasello, sgombro, spigola o persico, cefalopodi (tipo calamari e polpo).
  • LEGUMI – è bene associarli sempre (freschi, secchi o surgelati) ai cereali come piatto unico in alternativa al primo e secondo piatto.
  • FRUTTA – da consumarsi 2-3 volte al giorno. Va preferita quella di stagione, fresca ma non frullata o passata, includendo anche frutti di altre tradizioni alimentari come il frutto del baobab o della passione, mango, guava. Invece kiwi, uva, banana, ananas, papaya, jackfruit vanno limitati a 2-3 volte a settimana e a 1 sola volta plantano o datteri o avocado o tamarindo.
  • VERDURA – da consumarsi (fresca o surgelata ma non frullata o passata) 2 volte al giorno. Preferire la verdura di stagione tradizionale come pomodori, zucchine, peperoni a cui integrare okra, foglie di cassava, germogli di bamboo.
  • CONDIMENTI – privilegiare l’olio extravergine di oliva e limitare il sale.
  • COTTURA – preferire quella in umido, al vapore, al forno, al cartoccio.

«La regola d’oro – conclude Elvira Verduci, consigliere nazionale della SIP – è quella dei 5 pasti al giorno. La prima colazione, il carburante per la mattina, dovrebbe assorbire il 15% delle calorie giornaliere, ed essere a base di latte o yogurt parzialmente scremato, fette biscottate o pane integrale con marmellata o muesli o biscotti secchi o cereali integrali, e frutta fresca. Invece lo spuntino al mattino e la merenda devono assicurare rispettivamente il 5% e il 10% delle calorie giornaliere; entrambi non vanno mai saltati perché servono a non lasciare un lungo intervallo tra i pasti, evitando che il bambino arrivi a pranzo o a cena troppo affamato. Infine i due pasti principali, il pranzo (composto dal 40% delle calorie) e la cena (dal 30% delle calorie), devono prevedere carboidrati, proteine, lipidi e fibre. Altrettanto importante è l’assunzione giornaliera di acqua, pari a 1600 ml quotidiani per bambini 4-6 anni e 1800 ml per coloro che hanno fra i 7 e i 10 anni di età». E la salute è servita su un piatto internazionale (non più d’argento, è il caso di dirlo!).

di Francesca Morelli

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