API, VESPE, CALABRONI: COSA FARE QUANDO SI E’ “PUNTI NEL VIVO”

Non solo fiori e pollini: in primavera e in estate sono soprattutto insetti, o imenotteri scientificamente parlando, a cui appartengono api, vespe e calabroni. Li si amano poco, ancora meno quando, volteggiando da corolla a corolla, richiamati da qualche particolare stimolo – ad esempio un profumo, i colori di abiti scuri, movimenti bruschi o rumori secchi – abbassano la traiettoria del loro volo, si scontrano con la nostra pelle e lì ci scappa la puntura. Che da uno a otto casi su 100 può dare vita a un’intolleranza da veleno e, quindi, a una forte reazione allergica, soprattutto nei bambini.

Ma come e quando capire che in quel dolore, gonfiore e rossore, in concomitanza della puntura c’è anche qualcosa che non va e soprattutto quali sono le conseguenze? A educare sul tema, ci pensa la campagna “Punti nel vivo”, promossa da 25 esperti dei principali Centri Allergologici Specializzati nella diagnosi e terapia da veleno di imenotteri diffusi da nord a sud su tutto il territorio, patrocinata da FederAsma e Allergie Onlus – Federazione Italiana Pazienti (www.federasmaeallergie.org).

La prima campagna, che è partita a maggio, ha in programma una serie di iniziative: azioni e strumenti di comunicazione, sfruttando la piazza virtuale di Facebook, facilmente fruibili da moltissimi utenti di ogni età; la realizzazione di flyer e poster che verranno apposti in 150 pronto soccorso italiani; la diffusione di nuove linee guida, dedicate ai medici di medicina generale che sono le figure chiave per indirizzare i pazienti allergici verso il più corretto percorso diagnostico e terapeutico.

Ma perché tutta questa attenzione al veleno degli imenotteri? La ragione è più che salutare: «Il veleno – dichiara la dottoressa Maria Beatrice Bilò, coordinatrice di “Punti nel Vivo” e specialista in Allergologia agli Ospedali Riuniti di Ancona – può provocare reazioni localizzate (dal 2,4% al 26%) o sistemiche (dall’1% al 8,9%) di tipo respiratorio e cardiocircolatorio che si possono complicare fino alla morte, con circa 10 casi all’anno accertati in Italia». Valutare e conoscere la gravità della reazione diviene quindi fondamentale (ad esempio non è normale che la reazione sulla cute sia superiore ai 10 cm di diametro o che arrossamento e prurito perdurino per oltre tre giorni), e al primo sospetto di anomalie cutanee è bene rivolgersi a un centro specializzato o al pronto soccorso. Il primo intervento è rappresentato da adrenalina autoiniettata. «L’autoiniettore di adrenalina è un presidio salvavita – aggiunge la dottoressa Marina Mauro, specialista in Allergologia all’ospedale Sant’Anna di Como – che consente in circa 10 secondi di immettere il farmaco in circolo e limitare i sintomi delle reazioni allergiche più gravi, come lo shock anafilattico. Laddove necessario, l’allergologo prescriverà al paziente allergico l’autoiniettore di adrenalina, che dovrà sempre portarlo con sé, istruendolo su come e quando utilizzarlo».

In caso di shock anafilattico, sebbene l’adrenalina e gli altri farmaci consigliati dal medico siano corretti, è necessario comunque allertare il 118 al fine di completare il trattamento e restare in osservazione per tutto il tempo necessario. Comunque esiste la possibilità di prevenire un evento così drammatico, sottoponendosi a esami diagnostici per l’allergia al veleno degli imenotteri e a un’eventuale immunoterapia specifica (AIT), riconosciuta come salvavita e unica cura per questa forma di allergia: «L’AIT specifica consente di regolare la risposta immunitaria nelle persone allergiche – continua la specialista – proteggendole da successive reazioni nel lungo termine con un’efficacia stimata del 90%. Tanto che studi, eseguiti soprattutto con il veleno di vespidi, dimostrano un effetto protettivo, dopo 5 anni di immunoterapia, anche dopo 20 anni dall’interruzione della terapia. Questa terapia è consigliata anche a bambini e adulti che hanno avuto reazioni generali/sistemiche e che presentino test cutanei e/o sierologici positivi. Possono essere eseguiti a 3-4 settimane dalla reazione allergica alla puntura di imenotteri». È stato inoltre dimostrato che l’immunoterapia specifica, oltre a “curare”, migliora nettamente la qualità della vita dei pazienti, soprattutto per ciò che attiene l’ansia e la possibilità di vivere una vita normale, anche all’aria aperta.

In ogni caso e indipendentemente dalla reazione o dall’allergia al veleno, la prima azione da compiere, quando si viene punti da un insetto, è estrarre il pungiglione nel più breve tempo possibile perché questo diminuisce la dose iniettata. Occorre aiutarsi con una punta smussa (anche l’unghia) con un movimento dal basso verso l’alto senza utilizzare pinze o schiacciarlo tra le dita poiché il sacco velenifero alla base del pungiglione potrebbe iniettare ulteriore veleno. Dopo questa operazione di estrazione sul ponfo va posto del ghiaccio.

 

di Francesca Morelli

Articoli correlati