Volontari: figure indispensabili negli ospedali pediatrici

“Mi sono trovata all’Ospedale Buzzi con la mia bimba che stava male e in fondo al corridoio, ho notato alcuni bimbi che giocavano con camici celesti”, racconta Laura. Anche Stefania conferma: “In ospedale con mia figlia mi hanno supportata ed aiutata moltissimo”. È qui, dove si respira sofferenza e i piccoli sperimentano ingiustamente la malattia, che arriva un sorriso, una carezza, il coinvolgimento in un gioco, momenti di evasione. E per poco la malattia diventa un “sottofondo” alla realtà per i bambini ricoverati in tanti ospedali italiani e milanesi in particolare. A dare serenità, quasi l’impressione di normalità, sono loro: i volontari ABIO (Associazione per il Bambino in Ospedale ODV), attiva da 45 anni in 25 reparti di 8 ospedali, presente in tutta Italia, con 53 associazioni locali, coordinate da Fondazione ABIO Italia. Circa 300 volontari, uomini e donne, che in un certo momento della vita hanno deciso di dedicare tempo, sé stessi, le proprie energie agli altri, ai bambini che vivono la quotidianità in ospedale. Lo hanno fatto anche Laura e Stefania, oggi volontarie da molti anni dopo l’esperienza positiva vissuta con ABIO e come loro tanti altri.

«L’anno in cui ho incontrato ABIO è stato il 1993: ero disoccupata e volevo fare volontariato con i bambini. Ci siamo piaciuti e… eccomi qui, dopo 30 anni di servizio, tutti alla Clinica De Marchi, dove ho iniziato: ora sono felice e motivata come al primo turno», dichiara Antonella. Aggiunge Antonio: «Essendo mia moglie già volontaria ABIO, ho voluto farne parte anch’io. Tuttora è una esperienza piena di emozioni».

Sensazioni condivise da chi offre quell’aiuto e da chi lo riceve: lo conferma una prima indagine, voluta da ABIO: 406 interviste a genitori di bambini ricoverati in ospedale, visite ambulatoriali o attese durante cicli di terapie, 106 a medici e infermieri in ospedale, 88 a pediatri e 36 a volontari. L’indagine è stata condotta in collaborazione con le Università Milano Bicocca e Politecnico di Milano, per testare sul campo il percepito della “missione” dei volontari ABIO tra i genitori, identificare i bisogni ancora insoddisfatti e le nuove necessità. «Dal nostro studio – spiega la professoressa Cristina Masella, Ordinario di Impresa e Decisioni Strategiche, Responsabile Scientifico Osservatorio Sanità Digitale e Vice Rettore del Politecnico di Milano – emerge una soddisfazione altissima riguardo l’operato dei volontari ABIO, con risultati da 4,4 a 4,8 su una scala da 1 a 5. In particolare i genitori apprezzano la tempestività nell’accesso ai servizi offerti dai volontari, avvicinati nella maggior parte dei casi il giorno stesso o quello successivo al ricovero o alla visita, e comunque sempre entro la settimana».

«Accoglienza eccezionale – conferma Federica – per mia figlia che si preparava a un intervento chirurgico. Tanta gentilezza, amore e dedizione per i bimbi e anche per noi genitori». Infatti i volontari ABIO accolgono il bambino al momento del ricovero e facilitano il suo inserimento in reparto, lo accompagnano e assistono nelle visite ambulatoriali, distraendolo durante l’attesa, rendono più accoglienti i reparti con decorazioni e arredi a “misura di bambino”, lo intrattengono e garantiscono una presenza costante e rassicurante in assenza dei familiari, così i genitori possono allontanarsi sereni per le loro incombenze. Sono un “ascolto” dei problemi espressi dai genitori ai quali offrono un supporto in un ambiente sconosciuto, in relazione ai servizi e alle opportunità di cui possono usufruire in ospedale. E il loro operato, così apprezzato, è “premiato” da nuove richieste da parte dei genitori. «Dall’indagine si rileva che le famiglie gradirebbero avere un ampliamento del gioco – prosegue la professoressa – laboratori artistici, pet therapy, ma anche iniziative a supporto della famiglia, come assistenza per i fratelli dei bimbi ricoverati. Altrettanto importanti per i genitori sono i servizi a domicilio, cioè poter contare sull’aiuto dei volontari a casa nella fase successiva alla dimissione dei bambini che necessitano di maggior impegno assistenziale, o disporre di supporti tecnologici quali app o videochiamate, alloggi e servizi di trasporto casa/ambulatorio».

Sull’operato di queste figure essenziali c’è approvazione anche da parte dei clinici. «Nel 90% dei casi i professionisti, tra medici e infermieri delle strutture sanitarie – aggiunge il professor Antonello Zangrandi, Ordinario di Economia delle aziende pubbliche e Professore presso la Scuola di Direzione Aziendale (SDA) dell’Università Bocconi – percepiscono positivamente la presenza del volontariato ABIO all’interno delle strutture e apprezzano tutte le attività rivolte alla creazione di un ambiente confortevole per i pazienti. Dello stesso parere sono i pediatri del territorio milanese, molto favorevoli ad un coinvolgimento del volontario a casa del paziente, ma meno propensi al volontariato presso il loro ambulatorio. Infine, sentendo la voce dei diretti interessati ABIO, questi prediligono per il 60% un’interazione con i caregiver e soprattutto con i pazienti, sentendosi particolarmente utili nei rapporti interpersonali con le famiglie, ma meno adatti ad attività di supporto anche dopo la dimissione presso il domicilio del paziente». Compiti che i volontari ABIO eseguono dopo adeguata formazione e l’esperienza diventa scuola di vita.

«Ho iniziato con Marika come tutor, che mi ha insegnato tanto. Sono diventata responsabile di reparto e mamma… – commenta Francesca. Con mio figlio piccolissimo in ospedale, supportata dai volontari ABIO, ho compreso meglio l’importanza del nostro stare accanto a bambini e genitori». Tuttavia non senza qualche timore iniziale: «Ho affrontato i primi incontri di formazione con l’ansia di non essere adatta ai compiti da svolgere. Durante il tirocinio – fa sapere Elisabetta – per un momento ho anche pensato che non fosse la mia strada. Ho poi incontrato persone diverse e tutte mi hanno insegnato ad affrontare l’esperienza con amore e grande serenità, ma anche a portare un po’ di leggerezza mantenendo il sorriso, l’ingrediente che crea quella sintonia con i piccoli che fa uscire dal reparto felici a fine turno».
«L’attività di volontariato – conclude Zangrandi – può crescere nel supporto al bambino e ai suoi caregiver, soprattutto all’interno del reparto, creando un ambiente favorevole e un clima positivo, e cercando anche modalità mirate a fornire ai caregiver tutte le informazioni utili sui servizi territoriali a loro disposizione. Mentre in caso di coinvolgimento fuori dall’ospedale, occorrerà progettare un percorso di cambiamento ed innovazione di questa figura, attraverso una revisione del ruolo e specifici strumenti formativi». E i volontari dal canto loro cosa pensano? Ciò che si sentono di dire è corale: “Grazie di cuore ai volontari di ieri, di oggi e di domani. Tanti auguri e lunga vita ad ABIO”. Per informazioni sull’associazione: www.abiomilano.org.

di Francesca Morelli

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