STOP AI PREGIUDIZI SU “QUEI GIORNI”

Una scrittura fluida e viscerale dal ritmo incalzante e ossessivo. Un flusso di coscienze (lungo ventotto capitoli: ognuno dedicato a una “testimonianza”, una confessione) che scorre nella profondità del corpo e dell’anima proprio come il “sangue matto” mestruale. Questa è la prima sensazione leggendo l’ultimo libro, edito da Mondadori, di Lucrezia Lerro, classe 1977, psicologa, poetessa e scrittrice di innato talento narrativo che qui conferma la straordinaria capacità di accostarsi, con grande sensibilità, ironia e spietatezza a un tabù ancora vivo: il disagio premestruale. Lerro, che vive e lavora a Milano, ha pubblicato svariati romanzi per Bompiani. Il rimedio perfetto, La più bella del mondo, La bambina che disegnava cuori, Sul fondo del mare c’è una vita leggera. Nel 2013 per Mondadori ha scritto il romanzo La confraternita delle puttane. La sua ultima raccolta poetica Il corollario delle felicità, edito da Stampa 2009 ha vinto il Premio Gusto 2015.
Il Sangue matto di cui si parla, che dà il titolo al libro e già la dice lunga sui pregiudizi da millenni imposti su “quei giorni”, è dunque il sangue mestruale. Le protagoniste di questi monologhi interiori (giovani, meno giovani, professioniste, precarie) soffrono di quello strano malessere definito sindrome premestruale. Ma attraverso la SPM l’autrice dà voce a ferite e dolori, irrequietezze e speranze, problematiche, interrogativi, mancanze iscritte a un livello più profondo nelle pieghe dell’anima femminile. E afferma l’unicità del corpo femminile e il suo mistero.

Lei ha rotto un tabù: parla delle mestruazioni, il fenomeno più naturale della femminilità eppure il più censurato, anche dal lessico (“ho le mie cose”, “è il periodo”…). Ci racconta come è nata l’idea di questo libro?
«Ho sentito la necessità di lasciare una traccia, una testimonianza scritta del dolore femminile e dello slancio alla vita che riguarda mensilmente ognuna di noi. Ho cercato dei libri sulle mestruazioni e sulla loro complessità ma non li ho trovati e allora mi sono messa a indagare sul tema».

Lei soffre o ha sofferto della sindrome premestruale?
«Ne ho sofferto e ne soffro sempre meno. Ho scavato nella mia storia, ho sistemato per quanto sia possibile il mio groviglio esistenziale».

Come mai il sangue mestruale continua a essere visto ancora da molte donne come un fastidio?
«E’ una seccatura di cui si farebbe volentieri a meno. Dà e può dare la vita, ma è soprattutto un flusso incontrollabile, e spesso incomprensibile: va decifrato per viverlo con serenità. Ci sono ragazze che invece lo vivono con vergogna, con difficoltà perché le fa sentire inadeguate. Uno degli incubi peggiori, soprattutto negli anni dell’adolescenza, è quello di sporcarsi di sangue davanti a tutti. Altre sembrano addirittura ignorare quello che avviene nel loro corpo. Laggiù, in profondità, accade mensilmente qualcosa di incomprensibile. Rompendo imbarazzi e ipocrisie, occorre parlarne, prima di tutto con se stesse, e poi con le altre donne, ironizzare. Ho sempre dato molto credito alle parole, fin da piccola».

Nell’antichità la donna che aveva il ciclo mestruale veniva considerata infetta, impura o addirittura malata. I tabù continuano?
«Il vero problema oggi è forse di “come” se ne parla. Prendiamo ad esempio la pubblicità degli assorbenti. Il messaggio è: nessuno deve capire che hai le mestruazioni. Negli spot la parola mestruazioni non viene mai pronunciata e non compare mai il colore rosso (che Lucrezia Lerro ha voluto nella copertina del suo libro, ndr) ma al contrario sempre il bianco oppure colori freddi come l’azzurro e il verde».

Allora occorre cambiare approccio…
«È difficile vivere serenamente qualcosa che si rifiuta. O si teme. O che non si comprende. Il nostro disagio collettivo, riguardo alle mestruazioni, ha origine parzialmente nell’insegnamento primario che abbiamo ricevuto: svalutare tutto ciò che è femminile. Non fidarsi e distaccarsi dalla meravigliosa forza che è insita nel nostro corpo. Bisogna dar voce al “sangue matto”, accoglierne le impurità e la vitalità».

Attraverso il malessere da sindrome premestruale lei ci racconta (con ferocia, ironia, profondità dal punto di vista psicologico) quanto sia complicata la testa di una donna. Una complessità che gli uomini non capiscono.
«Il femminile è stato represso a lungo, sia dagli uomini che dalle donne, ma sono state le donne a farsi carico di una spropositata sofferenza. Il “sangue matto” non è forse anche il fallimento e il disgusto per la vita femminile che quasi mai si svolge come si vorrebbe?».

di Cristina Tirinzoni

 

COME VINCERE I DISTURBI PSICHICI E I SINTOMI FISICI LEGATI ALLA PMS

Irritabilità, nervosismo, crisi di pianti, ansia, tensione, gonfiore addominale. Nei giorni che precedono le mestruazioni, sono molte le donne in età fertile che sperimentano ogni mese un insieme di disturbi psichici e sintomi fisici che possono ridurre anche di molto la qualità della vita. E’ la cosiddetta sindrome premestruale (PMS) che, nel 5% dei casi, si trasforma in una forma più grave nota con il nome di disturbo disforico premestruale (PMDD) che è stata ufficialmente riconosciuta dall’OMS, come vera patologia, in grado di interferire in modo rilevante con l’adattamento lavorativo, sociale o interpersonale. Le cause della sindrome premestruale non sono del tutto note. Per molto tempo è prevalsa la teoria dell’iperestrogenismo, di un aumento, cioè, dei livelli di estrogeni nel sangue. Recentemente è stata avanzata, ma non dimostrata, l’ipotesi di ridotti livelli di serotonina, un neurotrasmettitore la cui carenza spiegherebbe la comparsa di sintomi legati alla sfera emotiva (irritabilità, cambiamento d’umore, depressione). Come si cura? I cibi più adatti sono quelli ricchi di carboidrati che favoriscono la produzione di serotonina e aiutano a mantenere costante il livello di zuccheri nel sangue. Utile anche svolgere attività fisica. Un aiuto sembra venire anche dall’assunzione di magnesio. E’ sempre il medico curante a valutare comunque, caso per caso la cura più idonea.
(C.T.)

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