“RIPARTO DA ME, PER VINCERE LA DEPRESSIONE”

<Sento un vuoto dentro che non posso descrivere… Vestirmi? Andare in ufficio? La mia vita non ha più senso, ma capita poi che poco alla volta scopro che la vita può avere un senso, che sia possibile riprogettarla…>, racconta la psicologa e psicoterapeuta Ivana Castoldi nel suo ultimo saggio: “Riparto da me. Trasformare il mal di vivere in una opportunità per sé” (Feltrinelli). La chiave di questo libro? Guardare quella sofferenza così intima, talora acuta e straziante, come fosse – invece che una patologia – una risorsa a nostra disposizione, dolorosa e luminosa, che può indirizzarci verso un nuovo modo di vivere, più vicino alla nostra vera natura. Il punto fondamentale è l’accettazione del proprio essere fragili, la capacità di stare a contatto con le proprie emozioni, desideri e saperli comunicare.

E’ davvero possibile considerare “il mal di vivere” un’opportunità?

<Se questa è la società della depressione, è anche vero che non attribuisce un valore positivo ai momenti di crisi e sconforto. Depressione è una parola che evoca scenari agghiaccianti di rovina e di morte. Viene dimenticato troppo facilmente che la depressione è un segnale, pur doloroso, che qualcosa nella nostra vita e nel rapporto con noi stessi e con gli altri non sta andando come vorremmo e per questo ci stiamo… spegnendo. Paradossalmente, ciò che anima la depressione, il suo seme profondo, anche quando si tratta di elaborare un lutto o una separazione, è proprio il desiderio, il bisogno inconscio di creare o di ri-creare una vita nuova, un diverso equilibrio. Quindi un episodio depressivo può lasciarci un grande regalo: una maggiore consapevolezza riguardo a noi stessi! A un nostro desiderio rimasto sepolto, creando uno spartiacque tra un prima vissuto all’insegna dell’inerzia e del condizionamento e un dopo in cui ci si assume totalmente la responsabilità della propria esistenza. Per esempio, facendo la scelta di uscire da un matrimonio accettato per paura o per convenzione. O il coraggio di lasciare un lavoro per un altro…>.

Perché arriva?

<La depressione arriva quando ignoriamo con ostinazione i nostri desideri, quando non facciamo “la vita che fa per noi”. E per spazzar via qualcosa che ci fa male o che non ci interessa intimamente, ma a cui ci stiamo sottoponendo con ostinazione: troppo lavoro o un lavoro che non piace, amori finiti o non soddisfacenti, monotonia, assenza di creatività. La depressione arriva per rimetterci in contatto con la nostra interiorità, la sola che può farci da guida. Se ascoltata, diventa una preziosa bussola per orientarsi verso cambiamenti più in sintonia con ciò che siamo veramente>.

Come distinguere una depressione vera da un semplice periodo ‘no’? E come capire se abbiamo bisogno di un aiuto terapeutico?

<E’ normale avere fluttuazioni dell’umore. Momenti di malinconia, tristezza, scoraggiamento, demotivazione fanno parte della vita. Vivere significa anche accettare momenti in cui possano esserci lacrime e tristezze. Però, sono solo momenti e tendono a passare velocemente. La peculiarità del tono dell’umore sta proprio nella sua flessibilità: si solleva quando ci si trova in situazioni positive e favorevoli, si abbassa quando si vivono momenti spiacevoli. La depressione vera rappresenta, invece, qualcosa di molto più intenso e duraturo: il tono dell’umore perde questa elasticità fissandosi, a lungo, verso il basso; il senso di vuoto e disperazione si trascinano nel tempo e finiscono per influenzare la percezione di noi stessi e delle cose che ci circondano, fino a compromettere la vita familiare, il lavoro e i rapporti sociali, nei casi più gravi. Un esempio: ogni perdita causa sofferenza psichica. Dopo la fine di una storia d’amore, è ovvio che la persona abbandonata si senta distrutta e sperimenti un periodo di insicurezza personale e di estrema fragilità emotiva, ma perché tutto ciò si converta in depressione occorre che quanto sta accadendo richiami una perdita più remota che è depositata nell’inconscio, una perdita di ordine traumatico la cui elaborazione è stata impossibile o insufficiente>.

Perché le donne sono più colpite degli uomini?

<Forse perché le donne ammettono i sintomi più facilmente degli uomini, che magari minimizzano il problema, e sono più pronte a chiedere aiuto a uno specialista. C’è poi l’idea che le fluttuazioni e le variazioni ormonali che caratterizzano il percorso esistenziale femminile potrebbero essere considerate fattori di rischio: la depressione post-partum, la depressione in menopausa e la sindrome premestruale sono chiari esempi di questa vulnerabilità. Sicuramente è un insieme di fattori ormonali, psicologici, sociali. Frantumate nei diversi ruoli di mogli, madri e lavoratrici, così difficili da conciliare nella realtà di tutti i giorni, le donne si trovano a vivere un conflitto d’identità che risucchia molte energie e rendono l’equilibrio psicologico un obiettivo faticoso da raggiungere>.

Lei scrive che spesso le donne rinunciano a volare alto.

<Continuano a investire tutte se stesse nella vita di coppia e nel ruolo materno, dimenticando che c’è molto altro là fuori. Una donna si pone spesso nella posizione di volere il proprio uomo tutto per sé e, per non perdere la relazione, rinuncia ad aspetti vitali della propria personalità, perdendo di vista obiettivi, conquiste, desideri. Crede che la rinuncia sia una cosa da poco (“in fondo è lo stesso, preferivo andare al cinema, ma anche la partita mi piace, l’importante è che stiamo bene insieme…”): ma così facendo, rinuncia a essere se stessa. La depressione allora diventa l’unica manifestazione di un dissenso implicito, di una sofferenza che non riesce a emergere>.

Suggerisce a chi vive a contatto con un depresso qualche accorgimento per meglio aiutarlo?

<“Perché non ti trovi qualcosa da fare? Devi reagire! Dai che sei forte. Stai bene, l’ha detto anche il tuo medico…”>, sollecitazioni in questo senso, di mogli, mariti, genitori o figli, amici, non sono costruttive, perché aggravano il malessere. Nei confronti del depresso bisogna essere una presenza leggera, in ascolto. Essere affettuosi, comprensivi, ascoltare senza giudicare, può far sentire una persona depressa capita e sostenuta. In un clima di fiducia e calore ci sono più possibilità di incoraggiare il proprio caro a rivolgersi a uno specialista>.

Cosa pensa degli antidepressivi?

<Gli psicofarmaci non eliminano le cause, ma proprio il segnale che la depressione sta lanciando, impedendo a chi soffre di seguire quel percorso di autocoscienza indispensabile alla guarigione, attivabile ad esempio attraverso la psicoterapia. Non sono la soluzione del problema, ma possono smussare le punte degli stati emotivi più acuti. Durante i cosiddetti “episodi depressivi maggiori” possiamo avere comportamenti disperati e di autolesionismo. In questi casi gli antidepressivi sono necessari (sempre con prescrizione medica), ma è raccomandabile anche la psicoterapia. Credo che abbiamo la responsabilità di scoprire le ragioni della nostra sofferenza. Tutto può trasformarsi, cambiare. Certo, occorre prendere tempo. Anche nella depressione più cupa c’è, all’orizzonte, una scintilla capace di farci riaffezionare alla vita, di riconoscerne nuove forme e significati. E di lottare perché si armonizzi con le proprie aspirazioni>.

Cristina Tirinzoni

 

A chi rivolgersi

Il 10 Ottobre è la Giornata Mondiale della Salute Mentale. Come cita l’OMS: “la salute mentale non è solo l’assenza di disturbi mentali. Essa è definita come uno stato di benessere in cui ogni individuo realizza il proprio potenziale, riesce ad affrontare le normali difficoltà della vita, lavora in modo produttivo ed è in grado di dare un contributo a se stesso o alla sua comunità”. L’OMS ha lanciato un allarme: fra 10 anni, sarà la malattia più diffusa, dopo le patologie cardiovascolari. Diverse le iniziative promosse dalle varie associazioni, tra le quali Progetto Itaca (www.progettoitaca.org). Operativa dal 1999, è un’associazione di volontari con linee di ascolto in tutta Italia e gruppi di auto-aiuto. Fornisce informazioni e consigli su come prevenire e affrontare la depressione, ricercando terapie efficaci. E offre supporto psicologico ai familiari di chi ne soffre. Telefono (numero verde): 800274274.

E per il 20 ottobre è in programma la Giornata Europea sulla Depressione (European Depression Day), promossa dall’European Depression Association (EDA) che si prefigge lo scopo di favorire la divulgazione di informazioni corrette sulla natura della malattia e sui disturbi dell’umore in generale. Per informazioni sulle iniziative previste nella giornata: www.edaitalia.org

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