Web e salute: come difendersi dalle bufale

A utilizzare il web per informarsi sulla salute sono soprattutto le donne (93,3%), ma solo il 44% ritiene che possa essere vantaggioso. In particolare la fascia d’età tra 24 e 34 anni utilizza il web come “supporto” delle proprie ricerche, ma sono più diffidenti rispetto ai 45-54enni. Prevenuti a priori (usano poco il web e lo percepiscono come fonte “ad alto rischio”) sono invece gli ultra 65enni. Il dato più allarmante è relativo alla bufale in rete e, in particolare, sui social network: quasi la metà degli intervistati non sembra preoccuparsene. Notevoli le differenze nella ricerca di informazioni sulla salute rispetto al titolo di studio: vi ricorre il 96% dei laureati e appena il 24,5% di chi ha la licenza elementare. Scarsa anche l’attenzione verso le fonti: il 44% si affida ai primi risultati della pagina, con una differenza rilevante tra i 18-24enni (55% del campione) e gli ultra 65enni (appena 22,7%).  È quanto emerge da un sondaggio, condotto su circa 800 persone, commissionato da IBSA Foundation for Scientific Research e presentato in occasione del workshop che si è tenuto a Roma “E- Health: Tra bufale e verità: Le Due Facce Della Salute In Rete”, promosso assieme a Cittadinanzattiva e realizzato dal professor Peter Schulz, direttore dell’Institute of Communication and Health dell’Unità Svizzera Italiana e della professoressa Michaёla Liuccio, Presidente CLM in Comunicazione Scientifica Biomedica, Sapienza, Università di Roma.
«Abbiamo condotto questa indagine e promosso il workshop, perché riteniamo importante alimentare il dibattito su questo tema e indagare su ciò che può essere fatto per migliorare la cosiddetta Health Literacy o Cultura della Salute – afferma Silvia Misiti, direttore di IBSA Foundation. Siamo convinti dell’enorme possibilità offerta dalla rete in tema di disponibilità di informazioni, che potrebbe però diventare pericolosa se gli utenti non sono in grado di valutare l’affidabilità di quello che trovano. Questo è tanto più vero quanto più sono delicate le aree delle ricerche. La decisione di iniziare dalle Associazioni Pazienti è scaturita dal fatto che rappresentano un anello di congiunzione sempre più prezioso tra il mondo dei medici e le necessità dei pazienti». «L’indagine ci mostra quanto il cittadino sia a caccia di informazioni sulla salute sul web e le nozioni di base diventano l’unica “arma” per difendersi da informazioni parziali o scorrette», aggiunge Antonio Gaudioso, Segretario Generale di Cittadinanzattiva.

In occasione del workshop, è stato presentato il primo decalogo sulla Health Literacy o Cultura della Salute: riporta una serie di indicazioni e consigli pratici, di semplice comprensione, per imparare a difendersi dalle informazioni incomplete o false che circolano in rete, ma anche per migliorare la comunicazione tra medico e paziente. La prima e fondamentale regola del decalogo è “Occhio alle fonti”: è infatti necessario prestare la massima attenzione all’estensore delle informazioni di cui stiamo usufruendo. Bisognerebbe quindi privilegiare le pagine ufficiali di organizzazioni riconosciute e affidabili. Il decalogo è stato elaborato per essere utilizzato da tutti, cittadini e pazienti, ma può essere strumento particolarmente utile ad alcune categorie di persone, come gli anziani, meno “smaliziati” rispetto alle possibili “trappole” del web. Oppure i giovani genitori che, alle prese con le problematiche dei primi anni di vita di un bambino, si rivolgono al web alla ricerca di informazioni e consigli. Al decalogo sarà data visibilità attraverso le Associazioni pazienti che, per prime, lo metteranno a disposizione dei soci pubblicando il documento sul proprio sito internet.

Il decalogo Health Literacy

Per Health Literacy, o Cultura della Salute, si intende il grado in cui gli individui hanno la capacità di ottenere, elaborare e comprendere le informazioni di salute, i servizi e le competenze necessarie per prendere decisioni e compiere azioni informate per la salute. Ecco un decalogo per non incorrere in errore.

Occhio alle fonti: è necessario prestare la massima attenzione a chi trasmette le informazioni. Da privilegiare le pagine ufficiali di organizzazioni riconosciute e affidabili. Le affermazioni che non fanno riferimento a fonti attendibili sono sempre da prendere con il beneficio del dubbio.
Forum e Blog: scenario del dibattito virtuale, in cui vengono raccontate esperienze personali, sono fonti particolarmente insidiose perché suscitano empatia, ma non è detto che abbiano affidabilità scientifica.
Controlliamo le date: la tempistica della diffusione delle informazioni è cruciale per la sua efficacia: è buona norma controllare la data della pubblicazione dei contenuti che stiamo consultando. Anche informazioni su terapie e allarmi, corrette al momento delle pubblicazioni diversi anni fa, potrebbero non essere più attuali.
Non cerchiamo solo conferme: attenzione al funzionamento dei motori di ricerca e… della nostra mente! Se ricerchiamo determinate parole, ci verranno restituite pagine che le contengono, orientando i risultati e influenzandoci. Da non sottovalutare il funzionamento dei motori di ricerca e dei social network: il web ci propone, in prima battuta, informazioni che ricalcano le nostre ricerche precedenti.
Attenzione a cosa percepiamo di quanto leggiamo: occorre tener presente che tendiamo a prestare maggiore attenzione e riporre maggiore fiducia nelle informazioni in linea con quanto già sappiamo o crediamo. Un meccanismo psicologico da considerare è l’effetto della paura nella percezione delle informazioni: quando cerchiamo sul web dei sintomi (veri o presunti) siamo propensi a dare maggior credito a informazioni “negative”, suggestionati dai nostri timori rispetto alla malattia.
Non vergogniamoci di chiedere: nella comunicazione con il medico è importante chiedere di non parlare rapidamente e con termini troppo tecnici. Nel caso in cui alcune affermazioni non dovessero essere chiare, è sempre possibile chiedere al medico di ripetere una seconda volta, eventualmente concentrandosi su uno o due punti chiave.
Non andiamo da soli dal medico: farci accompagnare da qualcuno nelle visite più importanti può aiutare a migliorare la comprensione di quanto detto dal medico e comprendere correttamente le azioni che dobbiamo intraprendere.
Ripetiamo quello che abbiamo capito: prima di congedarci dal medico, può essere utile ripetere quello che si è capito rispetto alla patologia e al percorso di cura. Avremo la conferma di aver ben capito, fisseremo meglio nella memoria quanto appreso e saremo più attenti a seguire le indicazioni.
Capire a cosa servono i farmaci che si prendono: aiuta a seguire le indicazioni del medico rispetto alla loro assunzione. Se necessario, fare domande al medico sui rischi e benefici delle indicazioni ricevute, finché non si comprendono bene le risposte.
La medicina personalizzata: le informazioni aiutano a prendere decisioni in modo consapevole, ma diffidiamo da quei siti che ci dicono come curarci e privilegiamo quelli che ci dicono in che modo devono essere assunte le decisioni mediche. L’informazione sul web non potrà mai essere pensata per il singolo paziente, che deve sempre confrontarsi con un professionista da cui ricevere le informazioni e le cure adatte alla sua condizione.

di Paola Trombetta

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