Il tempo “giusto” per il corretto svezzamento

Talvolta si è troppo tempestivi, almeno quando si parla di svezzamento. Soprattutto negli Stati Uniti, ma non è un caso isolato. Uno studio americano, pubblicato sul “Journal of the Academy of Nutrition and Dietetics”, che ha coinvolto quasi 1.500 bambini dai 6 ai 36 mesi, attesta infatti che oltre il 16% dei piccoli comincia ad assumere i primi cibi da grandi prima del 4° mese; più del 38% tra 4 e 6 mesi; 32% circa tra 6 e 7 mesi, mentre il 13% inizia lo svezzamento, con ritardo, dopo il 7° mese di vita. Solo il 32,5% dei bambini, secondo l’analisi dei dati della National Health and Nutrition Survey 2009-2014, si approccerebbe al cibo nelle modalità e tempi giusti, ovvero intorno ai 6 mesi. «Invece lo svezzamento – spiega il dottor Giuseppe Di Mauro, Presidente SIPPS (Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale) e membro dell’Osservatorio Sanpellegrino – è una fase fondamentale nel processo di crescita del bambino, in cui vanno introdotte e insegnate le corrette abitudini alimentari che indirizzeranno il bambino verso uno stile di vita sano che sarà così mantenuto e perseguito  anche in età adulta». Una raccomandazione/indicazione preziosa anche per i “nostri” mamme e papà. «Anche in Italia ci sono genitori che sottovalutano l’importanza dello svezzamento – continua il dottor Di Mauro – anticipando i momento d’oro in cui introdurre i cibi solidi: intorno ai 6 mesi di vita. Il pediatra ha un ruolo chiave per individuare il momento più adatto per ogni bambino e consigliare così mamme e papà». Invece riguardo all’acqua, come comportarsi e quali sono le quantità corrette? «Se il piccolo è allattato al seno e viene attaccato ogni volta che lo desidera  – precisa il dottor Alessandro Zanasi, membro della International Stockholm Water Foundation e esperto dell’Osservatorio Sanpellegrino – di norma non sono necessarie altre integrazioni di liquidi. Se, in mancanza del latte materno, il bambino è invece nutrito con latte formulato, per diluire la polvere, sono indicate le acque oligominerali, a basso contenuto di sali. A partire dallo svezzamento si possono cominciare a dare al bambino acque leggermente mineralizzate (residuo fisso < 50 mg/L) e oligominerali (residuo fisso tra 50 e 500 mg/L) con contenuto di nitrati ≤ 10 mg/L. Ricordandosi che il fabbisogno d’acqua nei più piccoli è sette volte maggiore rispetto a quello di un adulto». Quanto farlo bere allora? Molto: dopo il sesto mese, e fino ai 3 anni, dai 600 ai 900 ml di acqua al giorno, tenendo conto che quantità e qualità dell’acqua sono associate all’età, alle condizioni di salute, regime alimentare del bambino, così come alle temperatura e al tasso di umidità ambientale. Monitorando eventuali indicatori di disidratazione. «Sonnolenza, mucose secche, avvallamento della fontanella, pannolino troppo frequentemente asciutto – conclude il dottor Zanasi – sono segnali da tenere costantemente sotto controllo». Per evitare e prevenire con l’idratazione, complicazioni di salute anche serie.

Francesca Morelli

 

 

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