Bambini prematuri: più a rischio per deficit del linguaggio

In Italia, secondo i dati diffusi in occasione della Giornata Mondiale della Prematurità (17 Novembre), ogni anno oltre 32 mila bambini, circa uno su otto, nascono prematuri, prima della 37° settimana. «Le nascite pretermine non sono da sottovalutare per le possibili e pesanti implicazioni – dichiara Tiziana Rossetto, professoressa di logopedia e presidente della Federazione Logopedisti Italiani (www.fli.it): un elevato rischio di mortalità e deficit nello sviluppo delle abilità neurosensoriali, motorie, alimentari, respiratorie, ma anche delle facoltà cognitive e comunicativo-linguistiche. Ad esempio nelle interazioni di gioco con i genitori, rispetto ai bambini nati a termine, i prematuri mostrano difficoltà a mantenere a lungo l’attenzione, imparano più lentamente l’uso dei gesti, la comprensione e la produzione delle parole. Difficoltà che, se non vengono adeguatamente riconosciute e trattate tempestivamente dal logopedista, figura chiave nella gestione dei disturbi del linguaggio (e alimentari), permangono e si aggravano nel passaggio dall’età prescolare a quella scolare, soprattutto dal secondo anno di scuola primaria quando aumentano le richieste di velocizzazione della lettura, maggiore accuratezza nella scrittura, nelle abilità numeriche e calcolo, peggiorando il rendimento scolastico». Oggi di “deficit del linguaggio” soffrono il 25% dei bambini di 3 anni circa, nati prematuri, incapaci ancora di comporre frasi di senso compiuto e comprensibili a causa di una povertà di vocaboli, con punte del 33% in piccoli di 3 anni e mezzo: percentuali elevate dovute al fatto che il logopedista non è stabilmente incluso (lo è in meno del 20% dei casi) nel team multidisciplinare dedicato al recupero di disabilità nel bambino prematuro in fase neonatale e in regime di continuità assistenziale di follow-up, durante la crescita. Deficit invece prevenibili o gestibili ben prima che si trasformino in vera e propria disabilità, con una diagnosi precoce e un approccio logopedico tempestivo, inserito in un progetto terapeutico multidisciplinare insieme ad altre figure della riabilitazione (fisioterapista, psicomotricista, optometrista).

«E’ fondamentale, oltre all’identificazione delle differenti disabilità da parte di medici specialisti – aggiunge Sara Panizzolo, logopedista presso l’Azienda Ospedaliero Universitaria dei Colli, Ospedale Monaldi di Napoli – l’aiuto dei genitori, prime sentinelle nell’osservare un disagio in atto, legato ad esempio alla difficoltà di alimentarsi, alla scarsa attenzione verso cose e persone, alla mancata partecipazione sociale con gesti e discorsi fatti “a modo loro”, proporzionati all’età. Tutti potenziali indicatori che dovrebbero invitare mamma e papà a richiedere una consulenza specializzata, in particolare del logopedista». Sono curativi però anche gesti d’amore quotidiani da parte di mamma e papà che, oltre a favorire l’empatia, aiutano anche l’evoluzione cognitiva e comunicativa nel bambino prematuro. «È sufficiente che i genitori parlino con i piccoli guardandoli negli occhi – conclude Rossetto –proponendo loro vari suoni vocalici, comprese canzoncine e ninnane. Inoltre, è importante che accompagnino la comunicazione con espressioni del volto e modulazioni della voce e che, durante i momenti di gioco, attirino l’attenzione del bambino con giocattoli colorati, sonori e luminosi adatti all’età, gratificandolo ogni qual volta dà risposte comunicative anche se non del tutto corrette».

Francesca Morelli

 

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