Strategie contro le gambe gonfie per il caldo

Il caldo potrebbe essere una concausa importante: in estate una donna su due, con numeri triplicati rispetto alla stagione fredda, è “vittima” di gonfiore che affligge gambe, caviglie e piedi, con indesiderati effetti collaterali. Sensazione di pesantezza, edema (gonfiore), talvolta anche formicolio. Non sono esclusi gli uomini, i quali tuttavia sottovalutano o trascurano il problema molto più di quanto facciano le donne. «Quando si parla di gambe gonfie e circolazione – spiega Corrado Campisi, docente di Chirurgia plastica all’Università di Catania – si pensa immediatamente al sangue che, attraverso la spinta del cuore, scorre nelle arterie, vene e capillari. Oltre a queste grandi “autostrade” del sistema circolatorio sanguigno, c’è anche una “rete” non meno importante che contribuisce al deflusso del sangue: il sistema linfatico, costituito da vasi linfatici e linfonodi, che ha il compito di trasportare proteine, liquidi e lipidi e consente alla linfa di essere drenata in tutti i tessuti prima di riversarsi nel torrente circolatorio sanguigno». Se qualcosa blocca questo flusso, impedendo alla “rete” di fare al meglio il proprio lavoro, possono verificarsi rigonfiamenti anomali di mani e braccia o delle gambe.

Le cause della problematica sono riconducibili a diversi fattori. «Ci sono cause primarie – chiarisce Campisi – dovute a malformazioni congenite dei vasi del sistema linfatico, e secondarie, riferibili a eventi avversi esterni che alterano la normale funzione del sistema linfatico, prevalentemente legati a esiti per patologia, come l’asportazione dei linfonodi e la radioterapia, entrambi previsti nei trattamenti oncologici».

È possibile fare prevenzione? L’esperto suggerisce un vademecum di buoni consigli e comportamenti corretti per evitare, o comunque “ostacolare” l’insorgenza di gonfiore e rendere le gambe più leggere, anche in estate. Ecco cosa fare:

  • Bando alla sedentarietà. Svolgere regolare attività fisica moderata, avendo cura di condurre un allenamento graduale, senza sforzi intensi per non affaticare troppo gli arti. Quando praticare? Meglio eseguire gli esercizi al mattino, quando l’arto non è ancora affaticato dalla routine quotidiana.
  • Il “look” ha la sua importanza. Parliamo proprio di abbigliamento, in particolare di scarpe: rigorosamente comode con 2-2,5 centimetri di tacco. Inoltre la raccomandazione è di evitare di camminare a piedi nudi, sebbene all’apparenza si percepisca un sollievo immediato.
  • In vacanza. Se la vostra meta è il mare, approfittatene! Fate passeggiate in acqua, immergendovi fino alla vita, non esponetevi al sole nelle ore calde e soprattutto non trascurate di massaggiare la crema solare sulle gambe, più volte al giorno e con un filtro ad alta protezione: l’eritema può infatti provocare un’infiammazione dei capillari linfatici, che non è certo benefico.
  • Al lavoro, in relax o a riposo. La “staticità” è sconsigliata. Occorre cambiare posizione spesso sia da seduti come anche in piedi, soprattutto se queste posizioni vengono mantenute a lungo. Di notte sarebbe meglio dormire con le gambe leggermente rialzate: è sufficiente collocare un cuscino sotto il materasso per creare un “piano inclinato” in grado di favorire la circolazione sanguigna. Infine cercate di non accavallare le gambe mentre siete sedute: non appena ve ne accorgete, tornate a una posizione corretta.
  • In viaggio. In caso di lunghe trasferte in aereo o in auto, indossare la guaina elastica (che va consigliata del medico) e cercare di muovere le gambe facendo brevi pause dalla posizione seduta.

Se il gonfiore alle gambe persiste, è bene rivolgersi a uno specialista, l’angiologo, che facilmente arriverà a diagnosticare un eventuale problema di linfedema: di norma basta la palpazione, o meglio una pressione con un dito su caviglia o gamba, che consente di osservare per qualche secondo la formazione di una fossetta, il tipico segno di mal funzionamento del sistema linfatico. «Sarebbe bene “confermare” l’osservazione clinica con alcuni esami specifici, poco invasivi – aggiunge Campisi – come l’ EcoColorDoppler per lo studio del circolo venoso e una linfoscintigrafia per mettere in evidenza l’eventuale presenza di ingorghi linfatici». E se gli esiti confermassero che si tratta proprio di linfedema, è possibile agire con diverse soluzioni: da correzioni/cambiamenti nello stile di vita, come evitare il fumo o la posizione in piedi per molto tempo, all’utilizzo di calze elastiche, che esercitano una spinta compressiva graduata, drenando i liquidi dalla caviglia verso l’alto, a farmaci quali benzopironi, antibiotici, antimicotici, dietilcarbamazina, diuretici, al drenaggio manuale linfatico con un fisioterapista specializzato o meccanico, attraverso la pressoterapia, all’uso di bendaggi multistrato ed esercizi di ginnastica. Più di recente si è introdotta anche la possibilità di ricorrere alla microchirurgia per agire sull’ingorgo linfatico, cioè sulla causa del problema, prevenendo le recidive. «Anche in questo caso – conclude Campisi – sono disponibili diverse opzioni di trattamento: si va dai bypass linfatico-venosi che creano uno scarico fisiologico periferico con cui risolvere l’ostruzione, fino al trapianto autologo di tessuto linfatico e/o linfonodi, con lo scopo di creare un nuovo sistema di drenaggio linfatico nell’arto colpito, fino a vere e proprie liposuzioni guidate dalla navigazione linfatica». Di recente è stata introdotta una nuova tecnica di liposuzione a ultrasuoni che sfrutta le onde sonore per sciogliere gli ingorghi linfatici e agevolare la procedura chirurgica, ideata dal dottor Campisi.

di Francesca Morelli

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