Menopausa: addio al dolore intimo con il Dhea

Tra i sintomi della menopausa, l’Atrofia vulvo-vaginale (AVV) viene spesso trascurata: eppure interessa il 50% delle donne in post-menopausa. Diversamente da altri sintomi che accompagnano la scomparsa del ciclo mestruale, tende a persistere e persino peggiorare con gli anni. Eppure, ad oggi, è una patologia ancora piuttosto sottovalutata in rapporto all’impatto che può avere sulla qualità di vita della donna e della coppia.
I problemi legati all’AVV possono persino portare a evitare l’intimità che può sfociare in senso di rifiuto e incomprensioni. In occasione della Giornata della Menopausa (18 ottobre) cerchiamo di focalizzare l’attenzione su questo disturbo, di cui spesso le donne sono restie a parlare anche col proprio ginecologo. Di che cosa si tratta esattamente?

L’atrofia vulvo-vaginale è una progressiva modificazione della struttura del tessuto vaginale e vulvare, conseguente alla diminuzione della quantità di estrogeni che si verifica con la menopausa, sia naturale che indotta, oltre che all’effetto dell’età e al declino degli ormoni maschili (androgeni) che cooperano alla risposta sessuale. Le pareti della vagina si assottigliano, diventano più fragili e meno lubrificate, causando irritazione, bruciore, prurito, infiammazione, secchezza e creando problemi anche alle donne che non hanno attività sessuale regolare perché i tessuti perdono la normale elasticità, diventando sempre più delicati e secchi fino alla comparsa di microtraumi, escoriazioni e sanguinamenti spontanei. Eppure è una patologia sottovalutata: il 63% delle donne non sa che è una condizione cronica, destinata a peggiorare con il passare del tempo e soprattutto, non ne parla, nemmeno con il medico di fiducia.

«Oggi sappiamo che la causa di tutto questo è la carenza ormonale che caratterizza l’intero periodo postmenopausale e può durare più di 30 anni, considerando che l’età media di vita delle donne si è di molto allungata. La problematica è così importante che recentemente la definizione di AVV è stata rivisitata in un’ottica più ampia, per sottolineare il profondo impatto che esercita sulla qualità di vita della donna e della coppia», ha spiegato Rossella Nappi, Professore di Ostetricia e Ginecologia dell’Università degli studi di Pavia, IRCCS Policlinico San Matteo e Segretario generale della Società Internazionale della Menopausa.

«L’AVV è una patologia che, oltre a creare fastidiosi disturbi intimi e un profondo senso di disagio, impatta negativamente sulla qualità della vita, minando la sessualità e di conseguenza il rapporto con il partner. La mancanza di informazione e la reticenza a parlare di problematiche afferenti alla sfera sessuale, da parte delle donne e degli stessi ginecologi, sono di fatto gli ostacoli all’accesso alle soluzioni terapeutiche efficaci e sicure oggi disponibili», aggiunge la dottoressa Nicoletta Orthmann, Coordinatore medico-scientifico di ONDA (Osservatorio Nazionale sulla Salute della Donna e di genere).

Il trattamento è oggi mirato a ripristinare la giusta lubrificazione e il tono dei tessuti con rigenerazione dell’epitelio vaginale. In particolare c’è un nuovo prodotto, sotto forma di ovuli vaginali, a base di prasterone, equivalente sintetico del deidroepiandrosterone (DHEA), identico al DHEA umano endogeno. Parliamo di un precursore inattivo che viene convertito in estrogeni e androgeni. Attualmente è l’unico prodotto a non avere alcuna limitazione nella sua durata d’uso, consentendo il trattamento a lungo termine necessario per la terapia efficace dell’atrofia vulvovaginale. Oltre a questo, agisce anche sul pH vaginale, facilitando la crescita della normale flora batterica. Diversi studi sono stati condotti negli Stati Uniti e in Canada, in donne in postmenopausa di età compresa fra 40 e 80 anni. Dopo 12 settimane di trattamento con prasterone, la variazione dai valori basali, rispetto al trattamento con placebo, ha dimostrato miglioramenti superiori al 40%. Positivi anche i risultati relativi a desiderio, eccitazione, lubrificazione, orgasmo, soddisfazione e dolore: migliorati dal 33% al 56,8% dopo la somministrazione intravaginale giornaliera per 12 settimane. «Questo trattamento imita dunque la fisiologia naturale: migliora significativamente la salute vaginale attraverso un’azione esclusivamente locale e non interferisce minimamente a livello sistemico», conclude la professoressa Nappi. «Per questo non ha alcuna azione su altri sintomi della menapausa quali le vampate. In questi casi occorre magari affiancare questo prodotto con altri più specifici per le problamatiche vaso-motorie, cercando sempre di personalizzare la terapia».

di Paola Trombetta

 

Giornata Mondiale: (H) Open Day negli ospedali con bollini rosa

In occasione della Giornata Mondiale del 18 ottobre, Onda, Osservatorio Nazionale sulla salute della donna e di genere, organizza l’(H)-Open day dedicato al benessere della donna in menopausa. In tutto il territorio nazionale, gli ospedali con i Bollini Rosa aderenti al progetto apriranno le porte alla popolazione femminile con consulti, colloqui, esami strumentali, conferenze, info point e distribuzione di materiale informativo, tra cui una brochure scaricabile direttamente dal sito www.bollinirosa.it. L’obiettivo è sensibilizzare la popolazione femminile sui cambiamenti che accompagnano la menopausa e informare sui comportamenti e le terapie per migliorare i disturbi a breve, ma anche le complicanze a medio e lungo termine. Una corretta informazione, un’attenta prevenzione e, laddove necessaria, un’adeguata terapia ormonale sostitutiva sono fondamentali per migliorare la qualità di vita delle donne in menopausa, periodo delicato e sempre più duraturo dato l’allungamento dell’aspettativa media di vita. Sul sito www.bollinirosa.it è possibile visualizzare l’elenco dei centri aderenti con indicazioni su date, orari e modalità di prenotazione dei servizi offerti. L’iniziativa gode del Patrocinio della Società Italiana di Ginecologia della Terza Età (SIGITE), della Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia (SIGO), della Società Italiana della Menopausa (SIM) e della Società Italiana dell’Osteoporosi del Metabolismo Minerale e delle Malattie dello Scheletro (SIOMMMS), con il supporto non condizionante di MSD.  P.T.

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