Retinopatia: il 15% dei diabetici visitati non sapeva di averla

È terminata con successo la prima Campagna Nazionale di Prevenzione e Diagnosi della Retinopatia e Maculopatia Diabetica, che si è svolta per tutto il mese di febbraio, promossa dal Centro Ambrosiano Oftalmico (CAMO) e dall’Ospedale San Raffaele di Milano, con il patrocinio del Ministero della Salute, del Comune di Milano e della Società Oftalmologica Italiana. Le visite oculistiche effettuate in 30 strutture di eccellenza del territorio nazionale sono state 2.200: 8 in Lombardia, 4 in Puglia e Toscana, 3 in Campania, 2 in Piemonte; e poi Liguria, Veneto, Umbria, Marche, Lazio, Abruzzo, Molise, Sicilia e Sardegna. La campagna ha avuto lo scopo di sensibilizzare i cittadini sulle complicanze oculari della malattia diabetica e sui rischi connessi: la retinopatia e la maculopatia diabetica sono infatti le alterazioni microvascolari più comuni nei pazienti con diabete.

Il criterio di inclusione per partecipare alla campagna era la diagnosi di diabete: Tipo I, Tipo II, gestazionale e altro; invece il criterio di esclusione, la diagnosi pregressa di retino o maculopatia diabetica. Il campione è risultato equamente distribuito tra uomini e donne (56% e 44%): il 10 % dei partecipanti aveva ricevuto diagnosi di diabete da meno di 1 anno, il 25% da meno di 5 anni, il 21% da 5 a 10 anni e il 44% sapeva di essere diabetico da più di 10 anni. Dal questionario sottoposto ai pazienti, prima degli screening, emerge che l’ultima misurazione dell’emoglobina glicata è stata effettuata: per il 49% negli ultimi 3 mesi; per il 26% tra 3 e 6 mesi; per il 14% entro 12 mesi; per l’11% oltre 12 mesi. Se risulta frequente il controllo della glicemia, non si può dire altrettanto per l’esame del fondo oculare; in effetti il 17% non si è mai sottoposto a visite oculistiche, mentre l’8% aveva effettuato l’ultimo controllo più di 4 anni fa.

Novità assoluta di questa Campagna è l’utilizzo di un software con un algoritmo di intelligenza artificiale (EyeArt) che ha permesso di analizzare le immagini ricavate da scansioni in 3D della macula e del fondo oculare. Il software EyeArt, completamente automatizzato, è specifico per lo screening della retinopatia diabetica: ha marchio CEIIa certified e approvato dalla Canadian Health Authority. La tecnologia è attualmente utilizzata in Europa e come dispositivo sperimentale presso prestigiose cliniche oculistiche negli Stati Uniti. Il dottor Lucio Buratto, direttore scientifico del CAMO (Centro Ambrosiano Oftalmico) e il professor Francesco Bandello, direttore della Clinica oculistica dell’Ospedale San Raffaele di Milano, sono i primi ad aver diffuso la conoscenza di questo software in Italia, ed è anche la prima volta che il dispositivo viene utilizzato per una Campagna di Prevenzione e Diagnosi della Maculopatia e retinopatia Diabetica.

«Nei 2200 screening effettuati, Eye-Art ha rilevato, nel 15% dei pazienti, la presenza di alterazioni retiniche riconducibili a retinopatia diabetica (essudati, emorragie, ecc.), sulla base dell’analisi di immagini acquisite», conferma il dottor Buratto. «A questi pazienti, inconsapevoli della malattia, e ai 374 per i quali, per la presenza di cataratta, non è stato possibile analizzare le immagini retiniche, è stata consigliata una visita oculistica completa, con dilatazione pupillare da eseguire presso l’oculista di fiducia».

«La retinopatia diabetica non proliferante, che spesso presenta microaneurismi, emorragie, essudati e trombosi, rappresenta il primo e meno aggressivo stadio malattia; la complicanza più grave è invece l’edema maculare», aggiunge il professor Bandello. «Durante gli screening questa complicanza è stata indagata grazie a una scansione 3D della macula eseguita con OCT (Tomografia a Coerenza Ottica). Il 6% dei pazienti presentava edema maculare mai diagnosticato. A questi pazienti si è consigliato di effettuare un esame fluorangiografico per meglio determinare un’eventuale terapia. Occorre evidenziare che i programmi di screening hanno un forte impatto sociale: la diagnosi precoce e i trattamenti per la retinopatia diabetica consentono di ridurre in maniera significativa le gravi complicanze visive e i casi di ricovero. Per questo lo screening dovrebbe essere allargato a tutti i diabetici, come avviene in Inghilterra, dove raggiunge il 95% dei soggetti con diabete».

«Questa campagna porta grandi benefici ai pazienti, poiché informa e sensibilizza la popolazione su patologie oculari, che se diagnosticate e curate tempestivamente, possono notevolmente migliorare la qualità visiva e di vita delle persone affette da diabete», conclude il dottor Buratto. «Il sistema di intelligenza artificiale, Eye-Art semplifica notevolmente le procedure di screening, permettendo di visitare un numero molto consistente di pazienti».

di Paola Trombetta

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