I CONSIGLI PER VIVERE LA VACANZA SULLA NEVE IN SICUREZZA

È tempo di chiacchiere, quelle dolci, tipiche del Carnevale che spesso porta con sé anche la vacanza sulla neve. Sette giorni di riposo e svago sulle piste da sci che richiedono però attenzione e cautela da parte di grandi e piccini. Specie se lo sport invernale arriva dopo un anno di assoluta sedentarietà o quasi. Poche regole e il rispetto di alcune raccomandazioni suggerite dagli esperti dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, sono la garanzia per prevenire incidenti, traumi e non costituire un pericolo per sé e per gli altri.

Anzitutto c’è un pre-partenza: una visita medica, in particolare ai più piccoli. A differenza della pratica agonistica, che necessita degli accertamenti previsti dalla legge da parte di uno specialista in Medicina dello Sport, lo sci di piacere, quello da settimana bianca insomma, non comporta ufficialmente nessuna azione medica preventiva. «E’ comunque opportuno – spiegano i medici – che prima di iniziare l’attività sciistica, il pediatra si accerti della buona salute del bambino e certifichi che possa svolgerla senza rischi».

Uno sport comunque non va accelerato, ovvero mai cominciarlo prima del tempo. L’età più opportuna per mettere per la prima volta gli sci ai piedi del bambino è a quattro anni, con qualche discesa nei campetti più facili e per un tempo limitato affinché l’eccessiva stanchezza o la tensione nervosa non faccia perdere il buon controllo e la padronanza degli sci. I momenti sulla neve vanno poi sempre accompagnati da un maestro (mamma e papà non si devono improvvisare istruttori della domenica) con lezioni di gruppo per favorire anche la socializzazione e la formazione di uno spirito di squadra. «È molto importante apprendere la tecnica di base – fanno sapere gli esperti – per scongiurare cadute traumatiche che comportino conseguenze fisiche e psicologiche. Inoltre i genitori dovrebbero condividere con i piccoli le fasi dell’apprendimento, così da aiutarli a interiorizzare tutte quelle norme in materia di sicurezza nella pratica di questo sport». Poi a otto, dagli sci, si può tentare il salto e salire sullo snowboard che richiede una maggiore coordinazione motoria e, dai dieci in su, fare sci di fondo, sebbene sia ritenuto dai bambini più faticoso e meno divertente.Prima di tutto questo, però, serve per prepararsi fisicamente all’attività. Mai arrivare sulle piste da sci “freddi”, ovvero senza avere previsto un buon e adeguato allenamento che favorisce anche la concentrazione. Il che significa far precedere la vacanza da almeno quindici giorni di ginnastica presciistica, utile a sviluppare l’agilità, la coordinazione nei movimenti e la prontezza di azione qualora si dovessero presentare discese con condizioni meteo avverse, come scarsa visibilità, tratti ghiacciati, pendii un po’ più scoscesi, neve farinosa. Quindi, specie ai grandi che devono fare da apripista e da guida ai piccoli, servono step, corsa o cyclette per mantenere l’equilibrio, perfezionare l’elasticità articolare e aumentare la capacità di resistenza. E, arrivati in montagna, prima di scendere in pista è bene fare un riscaldamento e stretching per 4 o 5 minuti, ripetendoli in caso di lunghe pause durante l’attività, specie dopo pranzo e dare sostentamento ai muscoli anche con una colazione mattutina ricca di zuccheri.

Pronti a inforcare sci e racchette? Anche dopo la preparazione di rito o se si è sciatori provetti, mai trascurare comunque la possibilità di un trauma. «Per prevenirli – continuano i medici del Bambino Gesù – oltre alla prudenza e attenzione necessarie in ogni discesa, senza lanciarsi cioè su piste di difficoltà maggiori rispetto al grado di preparazione e all’esperienza maturata, è fondamentale adottare un abbigliamento idoneo. Ovvero dotarsi degli accessori tecnici per la sicurezza come il casco protettivo ad esempio».

Nell’abbigliamento dello sciatore accorto (e di mamma e papà attenti ai propri bimbi) non devono mancare poi occhiali da sole con filtri protettivi per raggi UVA e UVB e lenti progettate con i requisiti di sicurezza stabiliti dalla direttiva comunitaria 89/686/CEE. «E’ obbligatorio l’uso degli occhiali soprattutto per i bambini con congiuntivite allergica – continuano gli esperti – in quanto più sensibili ai raggi solari». Meglio ancora se vengono sempre indossati anche berretti o visiere; la presenza di nuvole infatti non basta a fare da filtro e occorre mantenere tutte le misure per la protezione previste per le giornate serene.

Stessa accortezza, oltre che per gli occhi, va prestata anche alla pelle. L’esposizione al sole è più rischiosa nei mesi invernali che in quelli estivi, perché l’alta quota riesce a filtrare meno i raggi ultravioletti. Pertanto è consigliata l’applicazione, più volte al giorno, di una crema solare con adeguato fattore di protezione (SPF) secondo il fototipo di pelle e anche l’età del bambino. «E’ sempre preferibile un alto fattore o uno schermo totale – concludono gli esperti romani – specie sui punti più delicati del viso, intorno agli occhi, sul naso, sulle labbra, anche con l’applicazione di creme in stick». A questo punto non resta che augurarvi buona vacanza… innevata!

di Francesca Morelli

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