Dolore pelvico e sindrome menopausale: un aiuto dalle terapie naturali

Il dolore pelvico colpisce tanto le giovani quanto le donne in menopausa. Se nella fascia d’età giovanile, tra le cause principali ci sono infezioni, soprattutto Candidosi e Vaginosi batterica, durante la menopausa, la progressiva atrofia della parete vaginale causata dalla carenza di estrogeni, provoca spesso dolore, soprattutto durante i rapporti sessuali, con conseguente disagio e sofferenza, che si aggiunge alla sintomatologia tipica della menopausa (vampate, disordini metabolici, insonnia). Quali rimedi adottare? Dal Congresso appena concluso a Milano “Nutraceutica in Ginecologia e Ostetricia” vengono alcuni consigli di trattamenti naturali per risolvere queste problematiche.

«La Candidosi e le Vaginosi batteriche alterano il microambiente vaginale e attivano una serie di elementi infiammatori (prostaglandine) che provocano dolore vulvare e, a lungo andare, possono anche predisporre il terreno per la crescita di batteri oncogeni, tra cui l’HPV», fa notare il dottor Filippo Murina, responsabile del Servizio di Patologia vulvare all’Ospedale Buzzi di Milano. «Da uno studio condotto dal nostro Dipartimento sulle donne con dolore vulvare, si è vista la presenza di ben 120 specie batteriche, in quantità più o meno elevata. In particolare il Lactobacillus gasseri è una costante presenza in caso di sintomatologia dolorosa. Per questo occorre utilizzare lactobacilli antagonisti, come il Lactobacillus rhamnosus che attenuano lo stato infiammatorio. Riequilibrare il microambiente vaginale è dunque la prima “terapia naturale” per combattere il dolore pelvico».

Nelle giovani donne questo dolore è spesso associato a patologie quali endometriosi, presenza di miomi. «In questi casi la terapia progestinica funziona molto bene, perché blocca la cascata di prostaglandine che provocano dolore», conferma il professor Vincenzo De Leo, responsabile della Ginecologia Endocrinologica dell’Azienda Ospedaliera di Siena. «Si possono anche utilizzare prodotti naturali come acido alfa lipoico, palmitoiletanolamide (PEA) e la mirra, con proprietà antimicrobiche, anestetiche, che riducono la contrattilità uterina. Un recente studio  condotto dal nostro Dipartimento con l’Università di Udine, su una sessantina di donne con endometriosi ha dimostrato, dopo sei mesi di trattamento con queste tre sostanze (400 mg al giorno), una significativa riduzione della dismenorrea e dolore pelvico».

Un farmaco naturale, ad azione simile al progesterone, è la Dioscorea villosa (diosgenina), una pianta messicana da cui è stato ricavato il progesterone micronizzato. «Lo stesso dottor Pincus aveva estratto il progestinico, utilizzato per la prima pillola contraccettiva, dalla Dioscorea villosa», conferma la dottoressa Stefania Piloni, ginecologa e docente di Medicina Complementare all’Università degli Studi di Milano. «Questa sostanza stimola il surrene a produrre DHEA, l’ormone che mantiene attivo il metabolismo e rallenta l’invecchiamento: per questo motivo viene considerata un progesterone naturale o fitoprogestinico ed è particolarmente indicata per i sintomi della menopausa, quali dislipidemia e aumento di peso, spesso in associazione ad Agnocasto che agisce invece sulle vampate e sui disturbi dell’umore e del sonno. Nei casi di atrofia vaginale, buoni risultati si ottengono con Damiana che, per le sue proprietà sul miglioramento del trofismo vaginale, viene anche chiamata Turnera afrodisiaca. Queste sostanze, definite fitoprogestinici, vengono spesso associate ai più conosciuti fitoestrogeni (isoflavoni della soia, genisteina, trifoglio rosso, cimicifuga racemosa) che agiscono come SERMS naturali, sulle vampate, sull’ansia, sull’insonnia e migliorano anche il trofismo vaginale».

Solitamente anche i fitoestrogeni vengono sconsigliati, come gli estrogeni, alle donne che hanno avuto un tumore al seno. Un recente studio condotto dalla dottoressa Cristina Ferraris dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, su un’ottantina di donne in terapia con tamoxifene, dopo un tumore al seno, ha invece confermato i benefici di un fitoestrogeno, come il trifoglio rosso, su vampate e insonnia, senza avere alcun effetto proliferativo a livello mammario. «Si apre così una strada all’utilizzo dei fitoestrogeni nelle donne in terapia con tamoxifene, in presenza di sintomi quali vampate e insonnia», conferma la dottoressa Piloni. Un altro studio condotto dalla professoressa Nicoletta Biglia della Divisione di Ginecologia Oncologica dell’Ospedale Mauriziano di Torino ha testato con successo l’utilizzo dell’estratto di polline purificato per il controllo dei sintomi menopausali nelle donne con tumore al seno e in trattamento con tamoxifene. «Anche nel nostro Dipartimento abbiamo iniziato uno studio su donne in terapia con inibitori dell’aromatasi, dopo tumore al seno, per testare un prodotto (Femal) a base di estratto di polline purificato», aggiunge il dottor Aldo Iop, primario di Oncologia all’Ospedale Latisana (Udine). «I risultati dopo soli tre mesi confermano un ottimo controllo delle vampate, senza alcuna interferenza sulla proliferazione mammaria».

«Nell’utilizzo di queste “terapie naturali” occorre sempre controllare la certificazione di queste sostanze», raccomanda il professor Marco Gambacciani, responsabile del Centro Menopausa del Dipartimento di Ostetricia e Ginecologia dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana e presidente della Società Italiana della Menopausa. «Come Società Italiana della Menopausa, insieme a SIGITE (Società Italiana di Ginecologia della Terza Età), abbiamo redatto le Raccomandazioni sull’utilizzo degli integratori e delle terapie naturali durante la menopausa, raccomandandone la certificazione. La biodisponibilità dei principi attivi è infatti differente nei diversi prodotti ed è necessaria la prescrizione da parte dello specialista, soprattutto nei casi di terapie che agiscono sui dismetabolismi. I fitoestrogeni, ad esempio, funzionano bene su alcune alterazioni metaboliche tipiche della menopausa (ipercolesterolemia e iperglicemia), ma devono essere prescritti a dosi standardizzate e con principi attivi certificati: il fai da te, in questi casi, è assolutamente sconsigliato!».

di Paola Trombetta

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