Nuove forme di disagio psichico nell’età dell’incertezza

<Utilizzare oggetti per colmare in modo illusorio quel senso di vuoto che è più evidente nelle nuove generazioni>: è la tesi del celebre psicoanalista Massimo Recalcati, chiamato dall’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri di Milano a tenere una lezione sul tema, mercoledì 15 febbraio, a Milano.

<L’età dell’incertezza è davvero la fotografia di oggi>, afferma il presidente dell’Ordine, Roberto Carlo Rossi. <Dopo quasi tra anni di limitazioni fisiche, e quindi anche psicologiche, dovute alla prima pandemia della storia contemporanea, si è aggiunta una situazione internazionale pericolosissima dovuta ad una guerra nel cuore dell’Europa. Le conseguenze sulla salute mentale dei cittadini, soprattutto delle giovani generazioni, si vedranno nei prossimi anni. I numeri di oggi già ci dicono di un aumento esponenziale dei casi di depressione, di stati di ansia, di insonnia e di altre problematiche psichiche. Quindi questa “età dell’incertezza” rischia di trasformarsi in un’ “era dell’incertezza”, molto più lunga e pericolosa di quanto appaia oggi>.

<A partire dagli anni ’80 cambiamenti ed eventi epocali hanno trasformato il modo di vivere nel mondo degli esseri umani>, puntualizza Massimo Recalcati. <È sufficiente considerare il crollo delle ideologie e la crisi delle religioni nel mondo occidentale. La rivoluzione tecnologica ci ha portati nell’iper-modernità (internet, socialmedia, smartphone, tecnologia medica, eccetera): è il trionfo della diffusione di un edonismo consumistico di oggetti e sostanze stupefacenti. Infine, in anni recentissimi, l’epidemia da COVID e la guerra in Ucraina nel cuore dell’Europa hanno avuto un effetto devastante sulla psiche>.

Massimo Recalcati riflette dunque sul rapporto della psicoanalisi con le cruciali rivoluzioni della società contemporanea e della psicologia delle masse. Questo perché assistiamo ad una trasformazione contemporanea della sofferenza psichica e della psicopatologia in rapporto al discorso sociale e culturale. In effetti la crisi della vita collettiva produce un sentimento diffuso di mancanza di senso che ci porta nel paradigma della clinica del vuoto illusoriamente colmato attraverso l’utilizzo degli oggetti. Ma tale illusorietà comporta la nascita, soprattutto nei giovani, di quelle che Recalcati definisce “nuove melanconie”, caratterizzate dall’incapacità e dalla difficoltà di dare un senso all’esperienza.

<Una delle figure cliniche più rappresentative del disagio attuale della civiltà è quella del ritiro sociale>, fa notare Recalcati. <Si tratta di un quadro clinico complesso che ho denominato neo-malinconico>. Quali sono le differenze rispetto alla melanconia classica? <In primo piano c’è il rifiuto del legame con l’altro, un movimento di introversione, una sorta di autismo narcisistico che trasforma l’esclusione dalla vita in una forma di protezione dalla vita>.

Paola Trombetta

Articoli correlati