Indurre la popolazione a consumare meno di 5 grammi di sale al giorno per combattere ipertensione, infarti, ictus e altre malattie croniche, come raccomandato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Con questo obiettivo torna dal 12 al 18 maggio la Settimana mondiale per la riduzione del consumo di sale. Promossa dalla World Action on Salt, Sugar and Health (Wassh) e supportata in Italia dal Ministero della Salute e dall’Istituto Superiore di Sanità (Iss), claim della campagna di quest’anno: “È tempo di sostituire il sale!”. Wassh invita i governi a rafforzare le politiche di contenimento del consumo di sale, sollecitando al contempo l’industria alimentare a riformulare i propri prodotti e i cittadini a educarsi a ridurre l’utilizzo del sale in cucina, facendo attenzione a quello già presente nei cibi industriali. Ciò in funzione dei numeri: secondo le stime dell’OMS, il consumo medio giornaliero di sale nel 2021 era di 12 grammi negli uomini e 10 nelle donne, circa il doppio rispetto alla soglia consigliata. Un eccesso che, ogni anno, causa 2 milioni di morti per malattie cardiovascolari. In Italia, il progetto Cuore dell’Iss, conduce indagini di monitoraggio periodico del consumo di sale e quella relativa all’anno 2023-2024, condotta in 12 Regioni fra persone di età tra 35-74 anni, attesta una media di 9,3 g al giorno per gli uomini e 7,2 per le donne. Sebbene i dati siano stabili rispetto al 2018-2019, solo il 10% degli uomini e il 24% delle donne rientrano nei limiti raccomandati. Forte è l’impegno delle istituzioni per sensibilizzare a un uso moderato del sale, ad esempio il Ministero della Salute, tramite il programma “Guadagnare salute” e il Piano Nazionale della Prevenzione, ha siglato protocolli d’intesa con associazioni di produttori per ridurre le quantità di sale in diverse categorie di alimenti, in ottemperanza agli obiettivi del Piano d’azione globale OMS 2013-2030 per la prevenzione delle malattie croniche non trasmissibili che prevede una riduzione del 30% del consumo medio di sale entro il 2025 rispetto al 2010.
Non servono programmi istituzionali, si può e di deve agire individualmente, anche nel quotidiano adottando comportamenti corretti, riducendo o sostituendo il sale, con soluzioni tanto gustose, alternative e più sane. Ad esempio Wassh suggerisce di:
- Usare erbe aromatiche, spezie, agrumi o aglio per insaporire i piatti.
- Scolare e risciacquare i cibi in scatola, preferendo frutta e verdura fresche.
- Leggere attentamente le etichette nutrizionali per scegliere prodotti meno salati.
- Diminuire progressivamente il sale in cucina per abituare il palato.
- Evitare di portare in tavola saliere o salse salate, educando anche i più piccoli.
La Settimana mondiale è anche una importante opportunità non solo educazionale ma anche per rilanciare il dialogo tra istituzioni, sanità pubblica, industria e cittadini su uno stile alimentare più sano, con un obiettivo comune: tutelare la salute della popolazione. La riduzione del sale è infatti una delle azioni più efficaci e a basso costo per prevenire malattie gravi come infarto, ictus, osteoporosi, tumori e patologie renali.
Francesca Morelli