Le abitudini alimentari al tempo di Covid-19

Il Covid-19 “alimenta” le paure degli italiani anche a tavola, modificandone i consumi alimentari. Lo attesta un’indagine riguardo a dubbi e preoccupazioni sul cibo condotta a metà maggio dal centro di ricerca Engage Minds Hub dell’Università Cattolica, campus di Cremona, su un campione di mille persone, presentata in occasione del webinar “Covid-19 a tavola: tra falsi miti e realtà scientifica. Cosa pensano gli italiani e cosa consigliano gli esperti”, promosso dallo stesso Ateneo. «La ricerca – spiega Guendalina Graffigna, Direttrice dell’Hub – evidenzia come il 24% degli intervistati sia preoccupato di potersi contaminare attraverso i prodotti alimentari, con un timore più marcato nel Sud e nelle isole, confermando l’aumento del 20% degli acquisti di prodotti di disinfezione degli alimenti. Inoltre il 70% dichiara di prestare maggiore attenzione alla manipolazione, preparazione e conservazione dei cibi». Ancora poco chiara è la “consapevolezza” del ruolo dell’alimentazione nei confronti del sistema immunitario e dunque di contrasto a Covid-19: «Solo il 60% degli italiani – aggiunge la direttrice – soprattutto nella fascia d’età tra 45-54 anni e con una specializzazione post-laurea, è convinta che rafforzare le difese immunitarie con l’alimentazione possa contribuire a ridurre il rischio di contagio da Covid-19, contro un terzo dei connazionali che non ha un’opinione in merito». Con questa finalità “immunizzante”, dall’inizio della “fase 2” dell’emergenza coronavirus, il 15% degli italiani sembra aver aumentato il consumo di integratori alimentari o aver messo nel carrello molto spesso, o sempre, prodotti arricchiti (30%), maggiormente acquistati ancora una volta al Sud e Isole soprattutto da giovani adulti, tra 35 e 44 anni, con un titolo di studio elevato come master o dottorato. Sono tuttavia solo apparenze: gli italiani infatti, secondo gli esperti, si alimentano troppo e male, complice anche il lockdown che, in alcuni casi, ha aggravato la situazione e qualità alimentare: «Un italiano su 2 non solo è in sovrappeso – fa sapere Andrea Ghiselli, presidente SISA (Società Italiana di Scienze dell’Alimentazione) e dirigente di ricerca Crea, Alimenti e Nutrizione – ma si alimenta in maniera scorretta, indebolendo il sistema immunitario che non è supportato dall’azione del cibo: se assunto nelle giuste quantità e varietà, lo stimola a lavorare meglio, limitando anche la necessità di assumere integratori alimentari, di cui in Europa facciamo largo uso. In un’ottica di “bontà” del cibo, negli ultimi anni l’industria ha ridotto del 30% la componente di grassi, grassi saturi e zuccheri: a noi il dovere di seguire il buon esempio anche a tavola».

Da sempre noto per gli effetti preventivi nei confronti di diverse patologie, oggi al cibo si riconosce anche una potenzialità di contrasto al coronavirus. «Il Covid-19 – aggiunge Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Ospedale Galeazzi di Milano – è diventato un’ondata terribile, soprattutto nelle persone a rischio, tra cui anche chi soffre di sovrappeso, obesità o di malnutrizione. Infatti essere malnutriti crea carenze immunitarie, mentre il sovrappeso accende una reazione immunitaria anomala». In funzione di queste evidenze, arriva il forte messaggio di Walter Ricciardi, docente di Igiene all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma e Consigliere scientifico del Ministro della Salute per la pandemia da coronavirus: «Anche gli scienziati non devono più dedicarsi solo ai lavori scientifici, se la decisione politica non viene basata sull’istruzione, sull’alfabetizzazione, sulla messa in sicurezza e sui comportamenti corretti, si corre il rischio di ricadere nella stessa situazione». Senza considerare altri effetti lasciati dalla quarantena, tra cui sbalzi d’umore, disturbi del sonno, stanchezza e affaticamento, anch’essi migliorabili con la scelta di alimenti appropriati: i “mood food” agiscono sul benessere nutrizionale e psicofisico dell’intero organismo. Ecco qualche esempio.

Per gli sbalzi d’umore. Sono doc uova, nocciole, arachidi, legumi, verdure a foglia verde, carne e pesce: tutti ricchi di triptofano, l’ormone del buonumore, che ha capacità di “risollevarne” il tono, stemperare la visione pessimistica della giornata, dando un po’ di energia per affrontarla meglio. Un’ulteriore spinta è data dagli Omega-3: pesce, frutta secca, semi e oli fanno sorridere l’umore e anche il cuore. «Anche gli alimenti ricchi in carboidrati o proteine – dichiara Luca Piretta, Gastroenterologo e Nutrizionista all’Università Campus Biomedico di Roma – agiscono sull’umore, fornendo zucchero al cervello, così da favorire l’assorbimento del triptofano. Vanno tuttavia evitati gli zuccheri semplici raffinati che creano un immediato effetto gratificante, con un picco glicemico seguito da un brusco calo, con il rischio di effetti nocivi più che benefici».

Insonnia. Melatonina, l’ormone che regola il ciclo sonno-veglia, ma anche fame e sazietà, e triptofano. Sono questi i due “ingredienti” da preferire per contrastare i disturbi del sonno: sono contenuti in cereali, noci, mandorle, legumi e pesce. Nelle diete serali introdurre anche frutta, come kiwi, pesche e albicocche ad alto contenuto di magnesio e potassio, anch’essi ottimi alleati del sonno. Né può mancare il classico bicchiere di latte: «Contiene infatti alcune proteine – commenta Piretta – che vengono “digerite” e trasformate dal microbiota intestinale in peptidi con attività biologica, tra cui le caseo-morfine che stimolano i recettori oppioidi, conciliando il sonno. Inoltre il latte è ricco di vitamina B12, importante per la corretta funzionalità del sistema nervoso, compreso il ritmo sonno/veglia, ma anche per favorire il naturale processo di invecchiamento, come evidenzia uno studio di Nestlé Institute of Health Sciences (NIHS), del Nestlé Research Center (NRC) e della National University di Singapore. Vanno invece limitati vino, formaggio, cavoli, spinaci perché contengono tiramina, un precursore dell’adrenalina, e le bevande nervine come tè, caffè, guaranà, matè, che hanno effetti eccitanti sul sistema nervoso».

Stanchezza e affaticamento. Occorre mettere nel piatto alimenti che danno un po’ di sprint, come avocado, frutta fresca, cereali integrali, legumi, pistacchi, cioccolato, pesce. Il ricco contenuto di vitamine, soprattutto del gruppo D, di minerali quali fosforo, magnesio, calcio, potassio e di sostanze antiossidanti contrasta l’azione dei radicali liberi e favorisce la produzione di molecole deputate al trasporto energetico come l’ATP, ottime per la capacità contrattile muscolare. «Infine – conclude Piretta – è importante bilanciare il contenuto di proteine, sia animali che vegetali, e carboidrati a lento rilascio, come i cereali, per non stimolare l’insulina e i successivi cali ipoglicemici che peggiorerebbero la condizione di affaticamento. Se si amano i sapori speziati, è ottima la cannella, che aiuta anche la perdita di peso, grazie all’aldeide cinnamica che fa aumentare i livelli di dispendio energetico e di ossidazione del grasso attraverso il processo metabolico di termogenesi». Infine la “ricetta” richiede di incentivare la ripresa del movimento, possibilmente all’aria aperta, per favorire l’azione della vitamina D, e il ripristino dei ritmi regolari dei pasti, favorendo l’assunzione della maggior parte delle calorie nella prima parte della giornata, senza saltare mai la prima colazione per sincronizzare al meglio gli orologi biologici.

di Francesca Morelli

Articoli correlati