Accidenti ai pollini e agli insetti, nemici “volanti”. La primavera non è una stagione benvenuta proprio per tutti. Se ne preoccupano mamme e papà di bimbi allergici, i piccoli che lottano con starnuti, naso e occhi rossi e una marea di altri effetti indesiderati. Purtroppo le previsioni non sono delle migliori: colpa dell’aumento delle temperature, dell’alterazione dei modelli meteorologici e l’intensificazione di eventi climatici estremi che stanno modificando anche gli equilibri della natura, le forme allergiche primaverili sono previste in crescita.
«Il riscaldamento globale – spiega il professor Miraglia del Giudice, Presidente SIAIP (Società Italiana di Allergologia e Immunologia Pediatrica) – causa un anticipo della stagione pollinica in molte regioni del mondo. Inoltre favorisce l’aumento della concentrazione di biossido di carbonio, sostanza in grado di stimolare una maggiore produzione di polline, ad esempio di betulle e ambrosia, responsabili di moltissime reazioni allergiche».
Negli ultimi 2 decenni si è osservato un incremento del 30% di malattie allergiche e respiratorie nel mondo e l’OMS stima che nel 2050 il 50% della popolazione mondiale sarà affetta da qualche forma allergica, come rinite, congiuntivite e asma, e a farne le spese maggiori sono e saranno i bambini. I dati di Save the Children riferiscono ad esempio che in Italia l’8,4% dei piccoli tra i 6 e i 7 anni soffre di asma correlata all’inquinamento, soprattutto in aree in cui le concentrazioni di polveri sottili, in particolare PM2,5 e PM10, sono maggiori, e dove i tassi di inquinanti possono arrivare anche fino al 100% come Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Piemonte, Puglia, Trentino e Veneto, mentre i restanti piccoli asmatici vivrebbero in aree che superano l’81,4% di agenti inquinanti. «Questi – prosegue il professor Del Giudice – penetrano nei tessuti respiratori e provocano un’infiammazione cronica che influenza negativamente il sistema immunitario e aumenta così la suscettibilità alle allergie. A fare la loro parte ci sono anche altri fattori, ad esempio l’aumento dell’ozono in generale che può aggravare rinite allergica, asma, dermatite atopica, alcune delle manifestazioni più tipiche, che ha avuto anche un impatto sui pollini. L’incremento dei livelli di CO2 nell’atmosfera, il riscaldamento globale e l’inquinamento ne hanno infatti alterato e aumentato la produzione del 48% dall’epoca pre-industriale». Tra gli effetti più evidenti si osservano l’aumento delle concentrazioni di polline di ambrosia, quadruplicate negli ultimi 30 anni e in continua crescita, e la durata della stagione pollinica che si è protratta mediamente di 20 giorni, esponendo milioni di persone a sintomi allergici più gravi e prolungati. Si stima nei bambini sotto i 4 anni un incremento a livello globale del 17% nei casi di asma correlati a questo fenomeno. Anche uno studio svedese sottolinea come l’esposizione a pollini nei primi mesi di vita o addirittura nella vita intrauterina sia associato a una maggiore probabilità di sensibilizzazione allergica e insorgenza di malattie respiratorie. Non ultimo gli incendi: un recente editoriale sulla rivista “JACI: In Practice” mostra che le condizioni atmosferiche estreme, oltre alle conseguenze già evidenziate, hanno favorito la comparsa di nuovi allergeni (come Ailanthus, Cupressum Arizonica) e l’aumento di incendi boschivi che stanno peggiorando la qualità dell’aria, potenziando la risposta infiammatoria delle vie respiratorie.
E poi ecco le muffe, un’altra minaccia per le vie respiratorie, sempre legata al clima: l’aumento delle precipitazioni e delle inondazioni ha favorito e continuerà a favorire la proliferazione delle spore di Alternaria e Cladosporium, note per il loro ruolo scatenante nelle allergie respiratorie e negli attacchi d’asma, con una prevalenza di sensibilizzazione che ha registrato un incremento del 30% negli ultimi due decenni. Inoltre, la scarsa qualità dell’aria indoor, aggravata da edifici non adeguatamente ventilati e costruiti con materiali inquinanti, ha promosso la diffusione della Sick Building Syndrome (SBS), un insieme di sintomi allergici e respiratori legati agli ambienti chiusi non salubri. Uno studio sull’International Journal of Environmental Research and Public Health sembra suggerire nei centri urbani con alti livelli di inquinamento, una prevalenza dell’asma infantile superiore del 40% rispetto alle aree rurali; pertanto le città sono un ambiente ostile per chi soffre di patologie allergiche.
Per contrastare l’impatto crescente delle allergie legate al cambiamento climatico, è essenziale un approccio globale che preveda ad esempio lo sviluppo di programmi di ricerca congiunti a livello europeo e internazionale – come suggerisce la SIAIP – per monitorare e studiare gli effetti dei cambiamenti climatici sulle allergie, la promozione di collaborazioni scientifiche transnazionali e la condivisione di dati tra istituti di ricerca per migliorare la comprensione di questi fenomeni e supportare lo sviluppo di nuove strategie di prevenzione e cura. E come prima azione SIAIP propone un Manifesto di impegno, appunto collettivo, con la partecipazione di istituzioni, cittadinanza, mondo scientifico.
di Francesca Morelli
Il manifesto in 8 punti
«Bisogna agire subito, i costi in termini di malattie e spese sanitarie dei paesi saranno presto insostenibili». È la motivazione, robusta, alla base della creazione e dell’appello di SIAIP rivolto innanzitutto alle istituzioni, in un Manifesto in cui si sottolinea la necessità di interventi di attenzione all’ambiente e al clima in prima istanza. Ecco gli 8 punti chiave, necessità di:
- Piani di Controllo dell’Inquinamento, ossia riduzione delle emissioni urbane per migliorare la qualità dell’aria e riduzione delle emissioni di gas serra.
- Rafforzamento delle strategie di sanità pubblica attraverso specifiche misure come il miglioramento della ventilazione e il controllo dell’umidità.
- Eliminazione delle fonti inquinanti indoor, quali il fumo di sigaretta e di sigarette elettroniche.
- Progettazione Urbana Sostenibile, ovvero favorire lo sviluppo e l’aumento di aree verdi per ridurre la dispersione degli allergeni, di interventi per migliorare la qualità dell’aria, quindi ridurre l’inquinamento atmosferico e di potenziamento della qualità degli edifici per prevenire la Sick Building Syndrome (SBS), tramite la migliore ventilazione, l’uso di materiali non inquinanti e la riduzione dell’umidità indoor.
- Monitoraggio Pollinico con la creazione di sistemi di allerta precoce per informare in maniera corretta e puntuale la popolazione.
- Educazione e Sensibilizzazione, promuovendo l’informazione della popolazione sui rischi, sulle strategie preventive e sui livelli di allergeni nell’aria. Va detto che in Italia dal 1985 è attiva una rete di monitoraggio degli allergeni aerodiffusi su scala nazionale e regionale, realizzato dall’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima del CNR di Bologna (Isac-CNR), in collaborazione con l’Associazione Italiana di Aerobiologia, tramite 90 stazioni di campionamento presenti sull’intero territorio.
- Ricerca e Innovazione, tramite lo sviluppo di nuove terapie e strategie per migliorare la gestione delle allergie ambientali.
- Collaborazione Internazionale con la definizione di programmi di ricerca congiunti a livello europeo e globale per studiare gli effetti del cambiamento climatico sulle allergie.
Dalla diagnosi agli interventi mirati
«La diagnosi di allergia ai pollini – spiega il professor Alessandro Giovanni Fiocchi, responsabile di allergologia del Bambino Gesù – si basa principalmente sulla storia clinica del bambino e sulle prove allergologiche, come il prick test», con la successiva presa in carico di soluzioni terapeutiche appropriate al problema evidenziato. Ad esempio per:
- La rinite allergica: gli antistaminici sono i farmaci più importanti per il trattamento. L’istamina è una dei principali mediatori delle reazioni allergiche e questi farmaci si legano al suo recettore bloccandone gli effetti. Quindi il loro uso consente di ridurre il numero degli starnuti, il prurito e le secrezioni nasali.
- L’asma: solitamente la cura viene scelta in base alla gravità. Tutti i pazienti con asma persistente seguono una terapia di fondo (cioè a lungo termine) con farmaci antinfiammatori come i cortisonici inalatori, che possono essere associati a broncodilatatori a lunga durata d’azione (“long-acting”), sempre da inalare, che agiscono più a lungo dei broncodilatatori “classici”. Infine, se l’asma si manifesta in seguito a sforzi fisici, normalmente ci si affida ai farmaci antileucotrienici.
- La congiuntivite allergica: tutti gli antistaminici per bocca hanno qualche efficacia nella congiuntivite allergica: poiché è spesso associata alla rinite allergica, gli antistaminici possono essere una terapia utile per entrambe le patologie. Inoltre, possono essere indicati anche appositi colliri, che sono di tre tipi: stabilizzatori della membrana mastocitaria, il cui uso va iniziato alcune settimane prima dell’inizio della stagione; antistaminici, che hanno la funzione di bloccare la sostanza che scatena l’allergia; cortisonici, che hanno la funzione di spegnere l’infiammazione.
- L’allergia al veleno degli insetti: è importante riuscire a distinguere una reazione normale, da puntura di imenotteri, da una reazione allergica che si verifica quanto le manifestazioni locali sono troppo estese, gravi e durature con interessamento di un braccio o di una gamba, ma nei casi gravi con reazioni remote dalla sede della puntura come orticaria sul tronco, dopo un ponfo sulla mano. «In caso di reazione allergica grave, la somministrazione tempestiva di adrenalina è la terapia salvavita – raccomanda il professor Fiocchi –. È importante che i bambini a rischio abbiano sempre con sé l’adrenalina autoiniettabile e che i genitori siano adeguatamente istruiti sul suo utilizzo».
- L’immunoterapia desensibilizzante, nota anche come “vaccino anti-allergico”, è l’unica terapia in grado di ridurre il rischio di reazioni gravi alle punture di insetti e all’esposizione ai pollini e prevede la somministrazione controllata di dosi crescenti di allergene, per un periodo di 3-5 anni. «Nei bambini con reazioni allergiche importanti, la vaccinazione specifica è essenziale per garantire una protezione efficace e sicura nel tempo. I vaccini antiallergici rappresentano oggi l’unica terapia in grado di educare il sistema immunitario curando così la causa dell’allergia e non solo i sintomi», conclude il professor Fiocchi.
Come accorgimenti pratici per ridurre il rischio di punture, si raccomanda di far indossare al bambino pantaloni lunghi e maniche lunghe durante le passeggiate o le gite, soprattutto nelle prime ore della mattina o al tramonto, di evitare saponi, shampoo e deodoranti profumati poiché attirano gli insetti. In occasione di gite o passeggiate, applicare alle parti non coperte un repellente per insetti, i più efficaci contengono il 50% di dietiltoluamide. Quando si mangia all’aperto, è opportuno tenere coperti cibi e bevande, soprattutto se dolci e durante i viaggi tenere chiusi i finestrini dell’auto. In caso di puntura, rimuovere immediatamente il pungiglione, applicare impacchi freddi e, se necessario, ricorrere a una visita specialistica dall’allergologo.
Presso l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù è attivo anche il Centro Antiveleni a cui rivolgersi per le emergenze. Il centro è raggiungibile telefonicamente 24 ore su 24 al numero 06/6859 3726.
F. M.