Progetto H.O.P.E. per curare e ridare speranza agli “invisibili”

Persone “senza tetto e senza fissa dimora”: l’ISTAT ne ha censite in Italia oltre 96 mila, di cui poco meno di un quarto (23.420) risiede nell’Area metropolitana di Roma, la maggior parte nella Capitale. Solo il 63,2% delle persone senza dimora, sia cittadini comunitari che extracomunitari, ha un medico di medicina generale e, quindi, la possibilità di accedere alle cure. Le conseguenze della vita in strada e della povertà estrema aumentano il rischio di sviluppare una o più malattie croniche, accentuato da condizioni di vita non adeguate e negato accesso alle cure per cause sociali, economiche, ambientali. In questo periodo di riflessione che ci prepara alla Pasqua, abbiamo avuto l’opportunità di conoscere una realtà di grande solidarietà umana e socio-sanitaria, realizzata nell’antico Ospedale San Gallicano a Trastevere a Roma, dove è stato presentato il Progetto H.O.P.E. “Health as an Opportunity to Promote Equity”, realizzato da Boehringer Ingelheim e Comunità Sant’Egidio, per garantire l’accesso alla salute delle persone con fragilità sociale ed economica che potranno usufruire dei servizi di un HUB della salute, appositamente allestito per loro.

Screening cardio-nefro-metabolico con misurazione di glicemia, pressione arteriosa, peso corporeo e altezza per la diagnosi precoce delle principali malattie croniche, insieme a informazione e prevenzione dei fattori di rischio: sono le prestazioni a cui potranno accedere migliaia di “invisibili” senza fissa dimora, stranieri e italiani in situazione di vulnerabilità socio-economica.

Ne abbiamo parlato con la dottoressa Giusi Lecce, responsabile medico-scientifico dell’HUB Salute e Prevenzione della Comunità Sant’Egidio.

Che cos’è il progetto H.O.P.E. e quali obiettivi si prefigge?
«H.O.P.E. non è solo un progetto di screening, ma un’opportunità concreta per migliorare l’accesso alla salute di chi vive ai margini del sistema sanitario. Si basa su una prima fase di formazione e di informazione sul diabete, sull’ipertensione e sulle malattie croniche non trasmissibili, condotte da personale sanitario (infermieri e medici) e con la presenza di un mediatore culturale debitamente formato sul tema. A seguire una seconda fase che prevede uno screening con la misurazione di alcuni parametri chiave, al fine di intercettare precocemente condizioni di rischio e avviare i pazienti a percorsi di cura appropriati. Il progetto H.O.P.E. punta, infatti, alla formazione su corretti stili di vita attraverso attività educative rivolte ai partecipanti e a facilitare la presa in carico dei pazienti all’interno del SSN, collaborando con strutture pubbliche e private per garantire percorsi di cura adeguati».

Da dove provengono principalmente gli assistiti che afferiscono all’HUB Salute?
«Il progetto accoglie persone provenienti da diversi contesti di fragilità. Abbiamo un’ampia utenza composta da pazienti di nazionalità non italiana, in particolare latinoamericana, tra i 18 e i 65 anni che afferiscono ai servizi della Comunità di Sant’Egidio. Molti accedono attraverso la Casa dell’Amicizia, uno spazio di aiuto, sostegno e assistenza sociosanitaria: inoltre la popolazione è costituita dagli iscritti alla Scuola di Lingua e Cultura Italiana della Comunità di Sant’Egidio, da italiani senza fissa dimora o in difficoltà economica; ci sono poi le persone giunte in Italia con il progetto dei Corridoi Umanitari. Questi ultimi riguardano persone che arrivano nel nostro Paese con percorsi protetti e hanno spesso un alto livello di vulnerabilità sanitaria. Da sottolineare che, in questo Anno Giubilare, sono previsti eventi celebrativi con open day dedicati alla prevenzione del diabete, durante i quali sarà offerto lo screening a tutti coloro che vorranno aderire».

Potrebbe fornirci una panoramica dell’HUB Salute della Comunità di Sant’Egidio? Da quanto tempo è operativo sul territorio?
«Nasce nel luglio 2021, inizialmente come HUB vaccinale, in risposta alla richiesta della struttura commissariale guidata dal generale Figliuolo di facilitare la vaccinazione delle persone “hard to reach” e di coloro, soprattutto stranieri, che non avevano alcuna iscrizione al SSN. Ascoltando i bisogni di salute dei nostri pazienti, la nostra attività si è diversificata e l’HUB si è evoluto in un centro di prevenzione e promozione della salute che fornisce gratuitamente screening e orientamento sanitario alle persone provenienti da diversi contesti e in condizioni di estrema fragilità e vulnerabilità socio-economica. Con il tempo, ci siamo resi conto che i bisogni di questa popolazione andavano oltre la somministrazione dei vaccini. Così, l’HUB è diventato un centro di prevenzione e promozione della salute, fornendo screening e orientamento sanitario per persone in condizioni di fragilità sociale ed economica. Da luglio 2021 ad oggi sono già giunti all’HUB 27.852 pazienti: 14.254 uomini e 13.598 donne; sono stati somministrati 37.236 vaccini anti-Covid ed effettuate oltre 10.486 visite mediche di primo livello e di orientamento sanitario, in aumento in questi primi mesi del 2025. Il progetto H.O.P.E rappresenta un’iniziativa specifica, all’interno dell’HUB Salute, con l’obiettivo di potenziare le attività di informazione e accesso a screening gratuiti sulle patologie croniche non trasmissibili, soprattutto nell’ambito delle malattie correlate a livello cardio-nefro-metabolico».

Quali esami vengono principalmente effettuati?
«Per quanto riguarda lo screening, il progetto prevede la misurazione di alcuni parametri chiave come la misurazione di peso e altezza per avere un corretto BMI, la misurazione della glicemia su sangue capillare con glucometro, al fine di intercettare precocemente condizioni di rischio e avviare i pazienti a percorsi di cura appropriati. Sulla base delle risultanze del test, infatti, i pazienti a rischio verranno indirizzati presso una struttura sanitaria convenzionata per l’effettuazione della glicemia a digiuno ed eventualmente di emoglobina glicata e per l’eventuale presa in carico del paziente con successivo monitoraggio specialistico diabetologico. Parallelamente alla misurazione della glicemia, si procede alla rilevazione della pressione arteriosa e, in caso di valori anomali, al successivo invio del paziente, a una visita di medicina generale e, se necessario, a un consulto specialistico cardiologico e consulenza nutrizionale».

Sono previste visite in particolare per le donne in gravidanza?
«Per loro è previsto un counselling di primo livello, con un colloquio preliminare su eventuali problematiche che le donne riferiscono. Per test ed esami specifici vengono però indirizzate a strutture specialistiche, in particolare all’Ospedale Fatebenefratelli/Policlinico Gemelli dell’Isola Tiberina, che ha tutte le attrezzature idonee per la gestione della gravidanza e per seguirle durante il parto».

Quali malattie vengono soprattutto intercettate?
«Lo scopo di questo HUB è sensibilizzare e intercettare precocemente le malattie croniche, come il diabete e l’ipertensione, che spesso non vengono diagnosticate per mancanza di accesso ai servizi sanitari. Oltre allo screening, si punta alla formazione sui corretti stili di vita attraverso attività educative rivolte ai partecipanti. Infine, cerchiamo di facilitare la presa in carico dei pazienti collaborando con strutture pubbliche e private per garantire percorsi di cura adeguati. L’HUB opera in maniera continuativa con due appuntamenti settimanali fissi, il martedì e il giovedì, oltre a open day periodici, solitamente la domenica, per raggiungere un numero più ampio di persone. Durante queste giornate, un team di medici, infermieri, fisioterapisti e mediatori culturali fornisce screening, consulenze e supporto amministrativo per l’ottenimento di documenti sanitari, come il codice STP (Straniero Temporaneamente Presente).

di Paola Trombetta

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