Tumori causati da Papilloma: si possono prevenire con la vaccinazione

In Italia, oltre 7 mila casi di tumore all’anno correlati all’HPV (Papilloma Virus Umano) i possono prevenire con il vaccino nonavalente, attualmente disponibile, efficace anche nella popolazione adulta. Eppure questa opportunità non è ancora adeguatamente conosciuta e sfruttata. Ad oggi, l’HPV è l’infezione sessualmente trasmessa più diffusa in entrambi i sessi a livello globale e considerata fra gli agenti cancerogeni, quindi correlata allo sviluppo di tumori: della cervice uterina (100%), dell’ano (88%), della vagina (78%), dell’orofaringe (30%) e della vulva (25%).

Sebbene la maggior parte delle infezioni da HPV si risolva spontaneamente e senza sintomi, la persistenza dell’infezione può determinare nel tempo lo sviluppo di lesioni benigne o maligne della cute e delle mucose. Ecco perché è importante vaccinarsi, evitandone la progressione verso forme pericolose. Una raccomandazione rivolta alla popolazione generale, alle donne in particolare in cui si registra un primo importante picco intorno ai 25 anni e un secondo verso i 45 anni, a causa dell’emersione di infezioni pre-esistenti o di nuova acquisizione, mentre negli uomini la prevalenza resta costante nell’arco della vita.

«Sebbene rappresentino la minaccia più temuta (70,8%) per la propria salute, poco più del 65% ritiene che i tumori si possano prevenire con adeguate strategie, come controlli diagnostici e medici, screening, check-up, esami del sangue e strumentali (80,6%), alimentazione sana

(73,8%), riduzione di fattori di rischio quali fumo e alcol (57,8%), attività fisica (49,3%)», dichiara la dottoressa Ketty Vaccaro, responsabile dell’Area Salute e Ricerca Biomedica del Censis. «Fanalino di coda i vaccini, giudicati protettivi verso alcuni tipi di tumori solo nel 32,3%». In realtà, questi ultimi, come per molte altre patologie, restano un’arma potente contro il rischio di manifestazione di neoplasie. Se da un lato la conoscenza tra gli italiani, in particolare fra i genitori, secondo un’indagine condotta a più riprese (anni 2017, 2022 e 2024), si elevi nell’ultimo periodo a circa l’84%, grazie a campagne di sensibilizzazione e a fonti autorevoli di informazione, in primis il ginecologo 30,9% per le donne, con qualche disinformazione (ad esempio che l’HPV colpisca solo le donne, 13%), le scelte e le conoscenze vaccinali non sono altrettanto elevate, collocandosi al 22,8% rispetto ad esempio ai controlli preventivi precedentemente citati (58,7%). «Le donne nella prevenzione dell’HVP – prosegue la dottoressa Vaccari – si attivano prevalentemente con altri strumenti: il pap-test (90%), l’HPV test (38,4%) e in ultimo il vaccino (24,5%), dietro consiglio oltre che del ginecologo anche del medico di famiglia (26,5%).

L’indagine attesta anche che il 70,2% delle donne, in calo rispetto al 71,6% del 2022, alla luce di eventi legati all’HPV, se potesse tornare indietro, si vaccinerebbero o si sarebbero vaccinate prima contro l’HPV».

Allora qual è l’anello mancante di questa parziale diffidenza verso i vaccini, anche in età adulta? Un’informazione incompleta o poco efficace, ad esempio, in termini di consigli e spiegazioni da parte degli esperti e di conoscenza delle cause/rischi indotti dall’infezione HPV, invece forte leva motivazionale all’esecuzione del vaccino. Sul territorio l’incentivazione è comunque in atto: ad oggi il nuovo Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale 2023-2025 prevede che tutte le regioni garantiscano almeno fino a 26 anni per le ragazze e 18 anni per i ragazzi, la vaccinazione con gratuità, in alcuni territori estesa fino a 26 anni per entrambi i sessi; l’eliminazione del tumore alla cervice è, infatti, un obiettivo di Sanità Pubblica mondiale lanciato dall’OMS nel 2018 raggiungibile, secondo le istituzioni, con il 90% di coperture vaccinali negli adolescenti, il 90% di adesione allo screening cervicale utilizzando i test di ultima generazione, il 90% di donne che accedono tempestivamente a diagnosi e cura. La copertura vaccinale può essere favorita anche dal “dove” e dal “come”: ad esempio gli italiani, le donne in particolare, sarebbero favorevoli all’esecuzione anche del vaccino anti-HPV in farmacia (71,9%) per l’accessibilità di orari, la presenza di personale qualificato (46,9%) e la maggiore facilità di prenotazione (12,3%).

«Gli studi epidemiologici – dichiara il dottor Paolo Cristoforoni, membro del Comitato direttivo della Società Italiana di Colposcopia e Patologia Cervico Vaginale (SICPCV) – evidenziano che il vaccino anti HPV nonavalente protegge, in percentuali più o meno maggiori, dai tipi di HPV responsabili di tumori del collo dell’utero, della vulva, vaginali e anali correlati a HPV e condilomi genitali.

Va comunque sottolineato che i tumori sono un’evenienza rara di un’infezione estremamente comune, che la patologia HPV correlata della cervice uterina è oggi numericamente la più rilevante e l’unica con possibilità di screening, prevenzione secondaria e soprattutto primaria, dove la vaccinazione ha un ruolo cruciale, come confermano dati di efficacia e sicurezza anche in età adulta, in entrambi i sessi. L’informazione comprensibile, scientificamente corretta e “uniforme”, ha dunque un valore straordinario nella battaglia contro HPV». Sono tre le strategie che possono favorire il controllo e l’eliminazione delle patologie HPV correlate: l’aumento delle coperture vaccinali in adolescenti di entrambi i sessi, il supporto di strategie multi-coorte, rivolte a maschi e femmine di 12-15-18 anni, 25enni, donne adulte e popolazioni speciali, l’integrazione di programmi di prevenzione primaria, secondaria e di trattamento.

«Il Ministero della Salute – precisa Giancarlo Icardi, coordinatore del Comitato Scientifico Società Italiana di Igiene Medicina Preventiva e Sanità Pubblica (S.It.I) – raccomanda la vaccinazione dal 12° anno (dall’11° al 12° compleanno) ai ragazzi, sia femmine che maschi, con un ciclo vaccinale a 2 dosi (0 e 6 mesi) per entrambi nel 12° anno di vita e fino a 14 anni inclusi e un ciclo vaccinale a 3 dosi (0, 2, 6 mesi) a partire dai 15 anni. Mentre in caso di programma di recupero indica il mantenimento della gratuità per tutte le dosi del ciclo vaccinale per le donne almeno fino a 26 anni e per gli uomini almeno fino a 18 anni inclusi, qualora non siano stati precedentemente vaccinati o non abbiano completato il ciclo vaccinale.

Inoltre il Calendario vaccinale raccomanda la vaccinazione HPV in soggetti a rischio per patologia e loro conviventi, specificatamente in donne trattate per lesioni di tipo CIN2+ o di grado superiore con vaccinazione da eseguire prima del trattamento o successivamente, fino ad un massimo di tre anni dal trattamento stesso, in persone con infezione da HIV e in uomini che fanno sesso con uomini. Tutte le vaccinazioni raccomandate per età, condizioni patologiche e per determinati comportamenti o condizioni sono da intendersi ad offerta attiva e gratuita».

Non da ultimo vanno considerati i benefici economici della vaccinazione. «Studi di ritorno di investimento – conclude Annalisa Calabrò, professore associato di Igiene, all’Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale – attestano un risparmio di costi diretti e indiretti della strategia vaccinale, in termini di riduzione dei casi clinici futuri e delle complicanze, rispetto ai costi dei programmi vaccinali. Vi sono inoltre evidenze che la vaccinazione opportunistica in occasione dello screening organizzato con estensione del diritto a tutte le donne (26-45 anni), indipendentemente dal setting di offerta, sono vantaggiose e sostenibili nel breve periodo. Pertanto meritevoli di attenzione da parte dei decisori». Senza considerare i benedici di vite salvate, la protezione del prossimo e del partner, la maggiore equità di salute e la crescita economica e sociale per il Paese, legata alla continuità della produttività della persona.

di Francesca Morelli

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