La Prevenzione Cardiovascolare sCorre in Italia

Anche nelle donne le malattie cardiovascolari rappresentano la principale causa di mortalità, soprattutto dopo la menopausa, e sono responsabili del 44% di tutti i decessi. In particolare, la cardiopatia ischemica è la prima causa di morte nel nostro Paese. Inoltre, sono quasi un milione gli italiani in condizione di invalidità come conseguenza di un ictus. Dati che mostrano una situazione grave, eppure evitabile o quanto meno contenibile, intervenendo sugli stili di vita. L’esercizio fisico, anche di moderata intensità, ma continuativo, come ad esempio una passeggiata quotidiana, magari con il cane, porta una serie di benefici, sia negli adulti che negli anziani, riducendo l’incidenza di eventi cardiovascolari nei soggetti sani e in quelli cardiopatici. Per questo l’attività fisica, in compagnia del proprio animale domestico, è stata introdotta nella seconda edizione del progetto: “La Prevenzione Cardiovascolare sCorre in Italia”, promosso da Boehringer Ingelheim Italia. Obiettivo? Proporre attività in cui i protagonisti si interfacciano con l’ambiente dove vivono, con idee innovative per favorire comportamenti e prevenire il rischio cardiovascolare. Sono 35 i progetti selezionati tramite il sito: www.laprevenzionescorre.it, proposti da Enti ospedalieri pubblici, Fondazioni, IRCCS, ASL, che hanno colto l’invito a partecipare, a testimonianza di quanto abbiano a cuore il tema della prevenzione cardiovascolare. Dal 10 settembre al 2 novembre 2019 i progetti potranno essere consultati su: ww.laprevenzionescorre.it e votati tramite i canali social. L’abitudine a una vita sana e attiva sarà il criterio per accedere al voto: l’utente dovrà scattare una foto dove sia visibile il numero di km percorsi, camminando, correndo o andando in bici, anche in compagnia del proprio animale domestico, rilevati attraverso una qualsiasi App o strumento digitale. La foto dovrà essere postata con il profilo pubblico su Facebook o Twitter con l’aggiunta dell’hashtag #laprevenzionescorre (identificativo dell’iniziativa), dell’hashtag del numero del progetto che si intende sostenere (così come precisato sul sito dell’iniziativa).

A valutare i progetti, un Board di esperti di alto profilo: Antonio Gaudioso, Segretario Generale di Cittadinanzattiva, Agostino Consoli, Professore di Endocrinologia presso l’Università d’Annunzio di Chieti, Dario Manfellotto, Direttore del Dipartimento Discipline Mediche e UOC di Medicina Interna, Ospedale Fatebenefratelli-Isola Tiberina di Roma, Cinzia Testa, giornalista medico-scientifica, Pasquale Perrone Filardi, Direttore Scuola di Specializzazione in Malattie dell’apparato cardiovascolare dell’Università di Napoli Federico II e Sabine Greulich, Presidente di Boehringer Ingelheim Italia. La premiazione avverrà entro i primi di dicembre e consisterà in un contributo economico per la realizzazione dei progetti stessi.

«Una regolare attività fisica è alla base di uno stile di vita sano, con notevoli benefici sulla salute in tutte le fasce di età», sottolinea Dario Manfellotto dell’Ospedale Fatebenefratelli – Isola Tiberina. «Nell’anziano, in particolare, l’esercizio fisico aiuta a migliorare il tono muscolare e la capacità di movimento, a ridurre l’osteoporosi, a favorire la produzione di sostanze quali endorfine e serotonina, che conferiscono una sensazione di benessere generale. Infatti, il livello di attività fisica praticata è uno dei fattori che più efficacemente permettono un invecchiamento sano. Naturalmente, prima di intraprendere un’attività fisica costante, è fondamentale la valutazione clinica del medico curante per la conferma dell’assenza di controindicazioni e per un suggerimento sul tipo di attività da svolgere».

«La prevenzione è un tema di cui si parla molto, ma è poco praticato nel nostro Paese. I cittadini consapevoli dei percorsi di prevenzione che si prendono il più possibile cura della propria salute, sono un investimento anche in termini di Sistema sanitario nazionale», fa notare Antonio Gaudioso, segretario di Cittadinanzattiva. «Risparmiare risorse in ospedalizzazioni e rinvestirle in percorsi di salute dovrebbe diventare una necessità. Valorizzare la capacità dei cittadini di prendersi cura di sé stessi, grazie a informazioni corrette e iniziative di sensibilizzazione, è il miglior investimento che ci possa essere. Questo progetto è un esempio di come sia possibile stimolare l’iniziativa a livello territoriale, creando un sistema di buone pratiche tra le realtà del nostro Paese».

Tra le buone pratiche non dobbiamo dimenticare una dieta sana, povera di alcol, grassi e sale, ma ricca di nutrienti come vitamine, sali minerali e fibre. L’attenzione a quello che si mette in tavola è particolarmente importante per chi soffre di diabete, perché ha un rischio 2-3 volte maggiore rispetto agli altri di incorrere in una patologia cardiovascolare.

«Stili di vita errati e obesità sono i fattori che maggiormente contribuiscono all’aumento dei casi di diabete di tipo 2», aggiunge Agostino Consoli, dell’Università di Chieti. «Elevati livelli di glicemia, ipertensione e obesità, associati al diabete aumentano il pericolo di sviluppare una malattia cardiovascolare. Per questo dobbiamo abbattere il rischio sul nascere, agendo non solo sull’alimentazione, ma sugli stili di vita, per arrivare a cambiamenti comportamentali. Progetti come “La Prevenzione sCorre” risultano fondamentali per aumentare la consapevolezza della gente sul tema».

«La prima edizione del progetto ha avuto un grande successo, con l’adesione di importanti strutture italiane che avevano presentato studi innovativi», puntualizza Pasquale Perrone Filardi, dell’Università Federico II di Napoli. «Ora, si vanno a premiare iniziative originali e di grande interesse dal punto di vista della salute pubblica e della politica sanitaria. È molto interessante quest’anno l’inserimento nel progetto del tema dell’attività fisica assieme al proprio animale domestico, un altro tassello di questa iniziativa nell’ottica di aiutare il cittadino a fare prevenzione nel modo più corretto e a lui più consono».

di Paola Trombetta

Colesterolo: c’è ancora poca consapevolezza

L’ipercolesterolemia è tra i principali fattori di rischio cardiovascolare e la prevenzione primaria, come è stato ribadito dalle nuove Linee guida dell’European Society of Cardiology (ESC) e dell’European Atherosclerosis Society (EAS), rappresenta il primo passo per la gestione delle dislipidemie. Ma quanto sanno gli italiani in tema di rischio cardiovascolare, ipercolesterolemia e prevenzione primaria? E quanto sono consapevoli dei propri livelli di colesterolo, rispetto ai valori riportati dalle linee guida? Lo rivela un’indagine di IQVIA condotta su un campione di mille italiani, dalla quale è emerso che i livelli di colesterolo alto sono riconosciuti tra i primi tre fattori di rischio cardiovascolare, dopo ipertensione e al pari di iperglicemia. Oltre il 90% degli intervistati ritiene il colesterolo alto rischioso o molto rischioso. Nonostante vi sia una diffusa conoscenza sul tema, solo sei intervistati su 10 hanno fatto un controllo nell’ultimo anno: di questi, il 61% non ricorda i propri valori e oltre 1/3 di chi li ricorda ha un’errata percezione del proprio rischio.

«Tra gli intervistati emerge una diffusa conoscenza dei rischi dell’ipercolesterolemia e delle principali cause, identificate negli stili di vita (alimentazione e sedentarietà) e nella familiarità. Tuttavia, la conoscenza è generica e la percezione del proprio rischio di ipercolesterolemia è molto bassa», fa notare Isabella Cecchini, Head of Primary Market Research IQVIA. «Abbiamo infatti rilevato una bassa conoscenza dei valori soglia e dei propri valori e una diffusa sottovalutazione del rischio personale. Si conferma la necessità di rafforzare la percezione del rischio personale legato al colesterolo alto, in particolare del ruolo del colesterolo HDL e LDL e delle possibilità di prevenzione, così da favorire stili di vita salutari». Dalla ricerca IQVIA emerge inoltre che il 73% degli intervistati conosce gli integratori alimentari per il controllo e la riduzione del colesterolo. Il 52% di chi ha il colesterolo alto, infatti, li usa per controllarlo/ridurlo, mentre il 16% di chi ha valori nella norma, li usa per prevenirlo.

«Un corretto stile di vita è il primo passo nella gestione delle dislipidemie», spiega il professor Alberico Catapano, ordinario di farmacologia al Dipartimento di Scienze Farmacologiche e Biomolecolari dell’Università di Milano. «Questo include, come ribadito nelle nuove linee guida ESC/EAS per la gestione del rischio cardiovascolare, presentate nei giorni scorsi al congresso di Parigi, l’utilizzo di integratori con riso rosso fermentato, che può essere preso in considerazione in soggetti a basso rischio cardiovascolare. Una recente review attesta che l’assunzione di 3mg/die di monacolina K, presente nel riso rosso fermentato, porta a una chiara e significativa riduzione del rischio CV, fino al 25%».

«La possibilità di assumere un integratore specifico che combini diverse sostanze con azione sul colesterolo, come riso rosso fermentato, berberina, policosanoli, con ingredienti quali astaxantina, coenzima Q10 e acido folico, permette di sfruttare l’azione complementare dei singoli componenti e ottenere una riduzione significativa dei livelli di colesterolo LDL», aggiunge il professor Matteo Pirro, Direttore Medicina Interna dell’Università degli Studi di Perugia, che puntualizza l’importanza del consiglio e del controllo medico. «Occorre sottolineare come sia importante orientare il consumatore, non solo verso prodotti con una precisa composizione quali-quantitativa supportati da studi clinici, ma che rispettino elevati standard di qualità». Per maggiori informazioni, si può consultare il sito: www.armolipid.it, dove si potrà trovare il booklet con ricette salutistiche, proposte in collaborazione con la food blogger Sonia Peronaci, che sarà distribuito anche nelle farmacie che aderiscono all’iniziativa.   P.T.

 

 

Articoli correlati