COME RICONOSCERE E GESTIRE LE ALLERGIE ALIMENTARI NEI BAMBINI

Anche nutrirsi, talvolta, può fare male e indurre reazioni avverse: quasi sempre cutanee o respiratorie, nella maggior parte dei casi restano controllabili con una sintomatologia da moderata a lieve. Si tratta di fenomeni allergici, che devono essere comprovati da diagnosi specialistiche e da test e metodiche scientificamente validati, sempre più frequenti anche in Italia e con prevalenza in età pediatrica, dato che le allergie si sviluppano di norma entro i 2 anni di vita del bambino. Le ultime stime attestano, nel nostro Paese, circa 570mila allergici a specifici alimenti da 0 a 18 anni, di cui 270mila tra 0 e 5 anni – con 5 mila bimbi a rischio di manifestazioni anche gravi – e 180mila tra 10 e 18 anni.
Come riconoscere e gestire una vera allergia alimentare? Ne abbiamo parlato con la Professoressa Susanna Esposito, direttore dell’Unità di Pediatria ad Alta Intensità di Cura della Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano, in occasione del 35° Congresso Nazionale di Antibioticoterapie in età pediatrica, tenutosi nel capoluogo lombardo dal 19 al 21 ottobre scorsi.

Le allergie alimentari nei piccoli vengono adeguatamente riconosciute e gestite da mamme e papà?

«Come attestano gli ultimi dati scientifici, le allergie alimentari rappresentano uno dei problemi più frequenti in età pediatrica, sebbene vi sia da parte dei genitori la tendenza a sovrastimare alcuni eventi clinici del bambino, ovvero ad associare ad esempio un rush cutaneo a una reazione allergica di tipo alimentare quando in realtà non lo è. La prima raccomandazione, alla comparsa di qualsiasi manifestazione o cutanea – come orticaria, eruzioni puntiformi di vario tipo, una dermatite atopica molto spiccata – o a una serie di sintomi gastrointestinali aspecifici e vaghi erroneamente attribuiti ad allergia alimentare, è di procedere al corretto inquadramento del “sospetto allergico”.  Che può essere fatto fin da subito, ricorrendo anche nel bambino molto piccolo al “breath test”, efficace e sicuro anche nelle primissime fasi della vita, contrariamente all’opinione di mamma e papà che temono un risultato allergico negativo se l’esame viene attuato troppo presto. Non è un rischio nel quale si può incorrere poiché l’individuo nasce già con una predisposizione allergica (atipia), che poi può svilupparsi, nell’allergico, in una sensibilizzazione verso uno o più alimenti tra i più comuni come le proteine del latte vaccino o le proteine dell’uovo. Sensibilizzazione che viene colta in maniera evidente da test specifici così come da prove di scatenamento e in mancanza della quale la persona non deve essere ritenuta allergica.  Va ricordato comunque che le allergie alimentari si sviluppano entro i due anni di vita, andando incontro a regressione con il progredire dell’età».

Esistono cibi più a rischio di altri, oltre alle già citate proteine del latte vaccino e dell’uovo?

«Sì, sono gli alimenti istamino-liberatori, che liberano cioè istamina, un mediatore che può indurre la comparsa di manifestazioni riferibili ad allergia alimentare, come il prurito in gola, l’arrossamento delle labbra o il gonfiore del cavo orale. Si tratta però di una reazione allergica dose-dipendente, vale a dire che spesso il sintomo compare a seguito dell’assunzione di quantità importanti di cibi a rischio, tra cui si riconoscono il grana, il cioccolato,  le fragole, i pomodori, la coca cola. O talvolta la reazione potrebbe essere indotta anche dalla combinazione di più cibi allergici assunti simultaneamente. Anche in questo caso, l’inquadramento con test specifici (in primo luogo il “breath test” e poi il RAST sul sangue e non ricorrendo ad altre metodiche alternative o non accreditate), diviene fondamentale permettendo di capire se per contenere terapeuticamente il problema sia più opportuno ricorrere a una dieta di esclusione o se sia sufficiente solo la riduzione delle quantità dell’alimento che induce reazione».

Quanto contribuisce allo sviluppo di allergie alimentari  l’introduzione nella nostra dieta di cibi di altre culture?

«Il problema, in questo caso, riguarda più gli adolescenti o gli adulti e si associa soprattutto all’assunzione di crostacei, che possono dare adito a manifestazioni cliniche anche importanti, o di pesce crudo associato alle tossine contenute nel cibo crudo stesso. Si tratta comunque di situazioni specifiche che vanno valutate caso per caso, sia in funzione del singolo alimento sia delle manifestazioni individuali».

È possibile prevenire le allergie alimentari con i probiotici?

«Non ci sono studi scientifici che dimostrino la riduzione del rischio di allergie associata all’assunzione di probiotici. Mentre è attestata l’efficacia di questi preparati sulla flora intestinale, e quindi sul microbiota, comprovandone l’utilità in determinate patologie infettive e verosimilmente in alcune patologie neurologiche. Dunque, per concludere, l’allergia agli alimenti si cura con una dieta di esclusione e eventualmente con il ricorso a un antistaminico in fase sintomatica».

di Francesca Morelli

UNA GUIDA INSEGNA A PREVENIRE E AFFRONTARE IL SOFFOCAMENTO NEI PICCOLI

In media un bambino alla settimana, circa 50 ogni anno, con meno di quattro anni perde la vita per soffocamento, ossia per l’ostruzione delle vie respiratorie. Nel 70% dei casi dovuta a un cibo e nel restante a un corpo estraneo, morbido o di piccole dimensioni – come pile al litio, palline di gomma, parti di giocattoli, pongo, monete, tappi di biro o penne – riconosciuti tra gli oggetti più a rischio. «Tutti gli elementi che passano attraverso un foro del diametro di 4,5 cm – dichiara il Dottor Giuseppe Di Mauro, Presidente della Società Italiana d Pediatria Preventiva e Sociale (SIPPS) – sono pericolosi per i bambini di età inferiore ai 4 anni, che nel 42% dei casi incorrono in un soffocamento quando sfuggono alla sorveglianza dell’adulto. Esiste però la possibilità che nel 58% dei casi l’evento accada in presenza di un genitore incapace di riconoscere il cibo o l’oggetto pericoloso e che, in caso di incidente, non sappia come intervenire o come comportarsi in maniera tempestiva e corretta». Per salvare la vita anche a uno solo di questi bambini, la SIPPS ha ideato, promosso e diffuso una guida intitolata: “La sicurezza a tavola. Genitori oggi: i trucchi del mestiere. Come si esegue la manovra salvavita”, scritta da tre esperti (Piercarlo Salari, responsabile del Gruppo di sostegno alla genitorialità della Società, Marco Squicciarini, nominato Esperto presso il Ministero della Salute per le tecniche di rianimazione cardio-polmonare pediatriche e Francesco Pastore, pediatra di famiglia).  «La Guida – aggiunge il Presidente – è un documento fondamentale per i genitori e dovrebbe essere presente in tutte le case dove c’è un bambino». Maneggevole (16 pagine in formato tascabile A5), facile da consultare e divulgativa, divide gli alimenti in quattro categorie a rischio – cibi molli o scivolosi; duri o secchi; solidi o semisolidi; appiccicosi o collosi – e insegna le modalità a mamme e papà per educare i bimbi a ingerirli nel modo corretto: «La sicurezza a tavola – conclude Francesco Pastore – dipende anche dal rispetto di semplici norme comportamentali, valide soprattutto per i bambini più grandi, come la buona abitudine a non parlare mentre si mangia e a non distrarsi, per esempio, leggendo, giocando o guardando la televisione che dovrebbe essere sempre spenta quando si è a tavola». A questo manuale ne seguirà un secondo, sempre redatto e curato da SIPPS nell’ambito del progetto “Regaliamo futuro”, dal titolo “Primo soccorso pediatrico”, anch’esso a tutela dei piccoli e tappa fondamentale nel rapporto pediatri-genitori.

F. M.

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