DERMATITE: PROBIOTICI E IDRATAZIONE COME PREVENZIONE

Sotto l’albero di Natale molti bambini potrebbero aver trovato un regalo poco gradito. La dermatite atopica scatenata dalla permanenza in ambienti chiusi eccessivamente secchi o troppo umidi e affollati o dalle temperature esterne rigide. Fattori che ne provocano l’insorgenza, con tassi in crescita. La Dermatite Atopica, secondo le ultime stime, interessa circa il 20-25% dei bambini e il 3-5% degli adulti. Si tratta infatti di una malattia prevalentemente pediatrica, di tipo infiammatorio che insorge nei primi mesi di vita (intorno ai 4-5 mesi, prima è piuttosto rara) e che tende a risolversi in età prescolare e adolescenziale anche se, in età più adulta, può lasciare tracce del suo passaggio, come un’eccessiva secchezza della pelle o una dermatite intorno alla bocca (periorale) che perdurano nel tempo. «La dermatite atopica – spiega il dottor Giorgio Filosa, dell’U.O. Dermatologia dell’Ospedale Carlo Urbani, ASUR Marche di Jesi – presenta nella forma più classica delle chiazze che provocano prurito, leggermente squamose inizialmente al volto e alle orecchie che si estendono, nella fase acuta, anche alle zone flessorie di gambe e braccia. Le chiazze, poi, cambiano morfologia , secondo il momento in cui le notiamo: dapprima emettono siero nella fase più acuta, presentando croste in quella subacuta fino a raggiungere un ispessimento della cute, nella fase cronica, dovuto principalmente all’impulso a grattarsi». A parte l’aspetto estetico che per un bambino potrebbe avere un’implicazione minore, il primo effetto collaterale delle chiazze è infatti un gran prurito che ha ripercussioni anche sull’umore dei piccoli, spesso nervosi, perché la voglia di grattarsi può cogliere in qualsiasi momento, di giorno come di notte, disturbando anche il sonno. È difficile poter prevenire la dermatite atopica poiché sulla sua insorgenza e sviluppo incidono due ordini di fattori: da un lato una predisposizione genetica e dall’altro l’intolleranza ad alcuni allergeni ambientali come gli inalanti, le polveri, o alcune sostanze “estranee” che, combinati insieme, innescano la miccia della malattia. «Esiste cioè un deficit delle funzioni di barriera della cute – aggiunge il dottor Filosa – che determina un’ alterazione immunologica per cui gli allergeni riescono con maggiore facilità a penetrare e a scatenare un meccanismo che porta alle manifestazioni di malattia».

Ma le implicazioni sarebbero anche maggiori: recenti studi attestano infatti che parallelamente alla pelle, anche la mucosa intestinale non riesca ad assolvere pienamente alla sua funzione barriera, influenzando la capacità della microflora di stabilizzare la permeabilità intestinale. Uno dei maggiori problemi della dermatite atopica è rappresentato proprio dalla possibilità di ricadute, con la comparsa delle chiazze in maniera subentrante, più o meno intensa, senza che vi sia una cura del tutto risolutiva a parte l’impiego di prodotti topici a base di cortisone nelle fasi acute, da applicare nelle zone interessate dalle eruzioni, con l’uso integrato di emollienti, utilissimi anche nelle fasi di “riposo” della malattia.

In questo panorama, però, si inserisce una nuovo trattamento adiuvante: l’uso di probiotici orali che sembrano favorire un migliore decorso della malattia e una più efficiente gestione dei piccoli pazienti nel tempo. Non solo: «I probiotici assunti alla fine della gravidanza e subito dopo nel periodo dell’allattamento, soprattutto in caso di mamme “atopiche” e che quindi espongono i nascituri a un maggior rischio di malattia, possano prevenire o ridurre l’intensità delle manifestazioni di dermatite». Il merito va all’azione di due ceppi di probiotici, il Lactobacillus e il Bifidobacterius, presenti in quantità ridotta nell’intestino dei lattanti con eczema atopico, che agiscono a livello della microflora intestinale riducendo e stabilizzando la corretta permeabilità della mucosa dell’intestino con un conseguente miglioramento della funzione barriera e con un beneficio prolungato anche dopo l’interruzione della terapia. «La permeabilità intestinale, la funzione barriera della mucosa e la risposta immunologica – dichiara lo specialista – giocano un ruolo chiave nell’andamento della dermatite atopica. Infatti quando la permeabilità è aumentata, la funzione di barriera compromessa e la risposta immunologica sbilanciata, possono presentarsi diverse problematiche allergiche respiratorie e/o alimentari oltre alle manifestazioni cutanee classiche dell’atopia». E’ una specie di percorso, definito “marcia atopica”, nel quale la dermatite può frequentemente associarsi a fenomeni generali quali asma, riniti e congiuntiviti allergiche, o complicarsi anche con una dermatite da contatto. «Quest’ultima si scatena – spiega ancora il dottor Filosa – quando la pelle viene a contatto con particolari sostanze come il nichel o con agenti contenuti in materiali di gomma o nelle vernici e coloranti, che possono sviluppare un eczema nella zona del contatto».  Per la dermatite da contatto fondamentale è la prevenzione, cioè l’evitare, sia al lavoro che in ambiente domestico, il contatto con le sostanze che si presume possano causare la reazione.

Per la Dermatite Atopica è consigliabile seguire misure di tipo pratico: cioè evitare tutte quelle sostanze riconosciute allergizzanti, come forfora o peli di animali domestici ma anche oggetti ricettacolo di acari e polvere, come giocattoli di peluche, moquette e tappeti. Per la cura della casa sono indicati l’accurata areazione degli ambienti, specie di quelli in cui si soggiorna maggiormente; in camera da letto è consigliabile l’utilizzo di  coprimaterassi studiati proprio per questo tipo di patologia. Fondamentale è anche l’attenzione all’igiene personale: «Occorre utilizzare prodotti che non contengano molti tensioattivi – conclude il dermatologo – perché queste sostanze impoveriscono la superficie della cute di alcuni grassi e proteine, rendendola secca, ma detergenti in grado di rispettare il pH della pelle. Un danno della barriera cutanea è infatti dovuto in  molti pazienti affetti proprio alla mancanza della filaggrina, una sostanza che cementa le cellule (corneociti) ed evita la penetrazione degli agenti esterni. Inoltre è bene non sfregare molto la cute durante l’igiene, evitare frequenti lavaggi giornalieri e avere cura di idratare molto bene la pelle con emulsioni emollienti che penetrano in profondità. Una corretta e costante idratazione infatti non solo aiuta a prevenire o a ridurre la frequenza delle ricadute, ma funziona anche per abbassare l’uso dei cortisonici o dei derivati della calcineurina durante il trattamento della fase acuta». Infine una indicazione merita l’abbigliamento: meglio portare a contatto della pelle un cotone biancastro (la lana potrebbe essere potenzialmente irritante) e fibre pure, non miste a materiali sintetici o techno, anche nei periodi più freddi dell’anno o nel caso di indumenti  sportivi.

di Francesca Morelli

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