BUGIE: INNOCENTI, SALVIFICHE O PERICOLOSE?

Fin da piccoli ci viene insegnato a non dire bugie, ma a tutti noi è capitato (e capita ) di raccontarne. Ebbene sì, siamo tutti dei gran bugiardi, ci piaccia o no. Pensiamo solo a tutte le volte che alla domanda “come stai?” abbiamo risposto “bene” anche quando bene non stavamo affatto. Mentiamo sull’età, la professione, il prezzo delle scarpe (“un affarone, le ho comprate in saldo”, e magari sono costate una follia!). Mentiamo sul numero dei partner collezionati, per educazione e per non ferire la sensibilità altrui (“Questo vestito ti sta benissimo”). Per trarci d’impaccio (“Avevo la batteria scarica del cellulare”, ma in realtà non avevamo voglia di rispondere). Per farci belli di fronte agli altri (“Ho superato tutti gli esami con il 30 e lode”).
Delle bugie – utilitaristiche, cortesi o pietose che siano – non possiamo fare a meno, afferma Ian Leslie, autore di Bugiardi nati (Bollati Boringhieri, pagg. 320, 22 euro), in uscita in questi giorni. Secondo l’autore – che si occupa di psicologia, sociologia e politica, e collabora con BBC Radio, BBC TV e Sky News – la menzogna fa parte della natura degli esseri umani, ed è stata tra i motori evolutivi della nostra specie. Celare scomode verità, in alcune circostanze, serve a salvaguardare la quotidianità, una relazione, un rapporto professionale, un’amicizia. E porta una salute migliore e rapporti più felici col resto del mondo. Insomma, imparare a mentire è imparare a vivere. E i bravi bugiardi, dice il londinese Leslie, sono tendenzialmente persone più equilibrate della maggior parte di noi…
Insomma bugie. Innocenti o pericolose? Abbiamo approfondito il tema con Lucia Imperatore, psicologa e psicoterapeuta (www.psicocafe.blogosfere.it).

Mentire secondo Ian Leslie rientra nelle convenzioni sociali: non si dice ciò che si pensa solo per non far soffrire gli altri, non è la disonestà che ci muove ma una forte empatia. E’ così?

«Distinguerei. Le bugie non sono tutte uguali. Quello che fa la differenza sono l’intenzionalità e la motivazione per cui le utilizziamo. Alcune sono dette per superficialità, per piacere di più o per difendere la privacy. Altre sono fatte per ingannare, tradire, ferire. Le piccole bugie sono una legittima difesa quando la sincerità risulta troppo diretta o diventa complicato gestirla. E c’è differenza tra chi adopera le menzogne in modo sistematico e continuativo, e chi di tanto in tanto per evitare discussioni inutili».

Ma quando si è troppo sinceri, non si è molto simpatici…

«Eppure l’onestà resta il modo più sano se non l’unico per relazionarsi. È vero che nel dire bugie ci sono vantaggi, ma questi vantaggi migliorano veramente la nostra vita? La mia opinione è che bisognerebbe avere sempre il coraggio di dire ciò che si pensa senza auto censurarsi. E’ importante infatti che le relazioni siano davvero autentiche. E’ sono sicura che essere più sinceri nel relazionarsi con l’altro ci porta a percepire un maggior benessere psicologico».

Quando la menzogna diventa sintomo di patologia?

«Quando il mentire si trasforma in un’abitudine, a tal punto che arriviamo a costruire un mondo parallelo, una realtà diversa rispetto a quella che viviamo e un’identità alternativa che non rispecchia ciò che siamo realmente. Si innesca un circolo perverso dal quale non è più possibile uscire».

Donne e uomini mentono in modi differenti?

«Non possiamo dire con certezza che l’uomo sia, in assoluto, più menzognero della donna, certo però che, rispetto alla donna, prende posizioni nette meno volentieri, è portato a fare scelte definitive e a non affrontare i conflitti. Spesso uomini sposati mantengono per anni relazioni extraconiugali che sembrano non intaccare minimamente la loro convinzione a vivere in famiglia nel ruolo stabile di mariti e padri, senza tormenti e dubbi».

Le donne, invece?

«Tendono più a dire bugie a vantaggio dell’altro, le classiche bugie a fin di bene. In realtà chi dice le bugie a fin di bene lo fa per proteggere se stesso e perché in fondo ha paura della reazione di chi ascolta, di rovinare un rapporto, di non riuscire a gestire le proprie emozioni e quelle dell’altra persona. Insomma, sono meno altruistiche di quanto si voglia far credere».

Quali sono le bugie più dannose?

«Quelle che raccontiamo a noi stessi, prima ancora che agli altri. Per celare verità che non vogliamo vedere e che ci riparano dal dover affrontare realtà troppo dolorose per essere sopportate. Spesso preferiamo ignorarla, la verità. Così crediamo, ad esempio, che il partner faccia tardi la sera perché trattenuto in ufficio. Perché è quella la verità che in fondo ci fa piacere o abbiamo bisogno di sentire. Che siano bugie grandi o piccole nei confronti del partner o mancanza di onestà verso i propri desideri, pensieri, bisogni, sentimenti, queste menzogne sono le più subdole e dannose perché costringono a recitare una parte che schiaccia la nostra vera essenza, non aiutandoci ad accettare e valorizzare la nostra identità. Ed è altrettanto vero che ignorare i problemi impedisce di risolverli. Perché non possiamo cambiare ciò che non vediamo. Provare a dire la verità nei momenti più difficili e accettarne le conseguenze può aiutarci a stare meglio e a farci sentire più forti».

Fra il mentire e il dire la verità, c’è di mezzo il tacere… In un rapporto, tenere qualche segreto può essere addirittura fondamentale, lo dicono spesso i terapisti di coppia… Cosa ne pensa?

«Si può vivere in coppia fra segreti e bugie? Agli inizi, tra due persone che non si conoscono ancora bene e che hanno intenzione di conquistarsi, è possibile e “tollerabile” che ogni tanto ci sia la paura di dire la verità e si preferisca edulcorare o modificare un po’ i fatti. Dopo diventa fondamentale essere sinceri. Allora la relazione diventerà forte, capace di affrontare in modo costruttivo qualunque cosa. Persino, alla fine, un’eventuale rottura. Se si sente il bisogno di nascondersi o di mentire, ad esempio perché l’altro/a non capirebbe, c’è qualcosa che non va. O si affronta o non ha senso puntare su quella relazione. E’ vero, c’è – nell’onestà – un aspetto che può rendere potenzialmente “deboli” o, meglio, “colpibili”: ma è anche l’unica strada per costruire una relazione autentica e sana».

Qual è il confine tra ciò che può essere condiviso e ciò che deve rimanere nascosto?

«Il rispetto per l’altro e di noi stessi credo sia il solo limite al territorio dei nostri giardini intimi. Sicuramente è meglio riflettere bene prima di raccontare alcuni fatti dolorosi della propria infanzia».

Quali potrebbero essere le domande utili da porsi prima di svelare un segreto o una verità scomoda al partner?

«Sono tante… Ma quel che conta è chiedersi: “sono pronta ad accettare tutte le conseguenze della rivelazione? Anche le più negative (critiche, abbandono, eccetera)?”. “Cosa cambierà e come affronterò, se ci sarà, un nuovo assetto?”.

di Cristina Tirinzoni

 

MA QUANDO A DIRE LE BUGIE SONO I BAMBINI…

Nei confronti dei “piccoli bugiardi” credo sia necessaria una certa clemenza, se si vuole che loro cambino. Serve a poco impuntarsi sulla bugia o cercare di estorcere la verità. Inutile punirli e metterli con le spalle al muro, meglio lasciare loro una via di uscita ponendo domande che li aiutino a riflettere su ciò che accaduto. Bisogna capire perché lo fanno. Capire le loro paure, le loro sofferenze e i loro desideri. Spesso i bambini bugiardi sono bambini che non sono stati creduti quando dicevano la verità. Spesso le bugie di discolpa (“Non sono stato io”) sono molto frequenti quando il bambino ha paura delle punizioni, del giudizio severo dei genitori e della loro disapprovazione. La bugia diventa una difesa, in altre parole una reazione all’atteggiamento intransigente dei genitori. Meglio insomma mentire piuttosto che infrangere l’immagine del “bambino perfetto” a cui i genitori tengono tanto.
La sincerità, così come la menzogna, i bambini la imparano dai genitori. L’esempio è fondamentale: bisognerebbe cercare di non mentire mai ai figli, anche quando loro pongono domande difficili o imbarazzanti. Se il genitore mente al proprio figlio, anche lui si sentirà autorizzato a farlo. Se il genitore ammette davanti al figlio di aver sbagliato, senza temere di apparire sminuito ai suoi occhi, allora il bambino imparerà che può capitare a chiunque di sbagliare e che non c’è motivo di vergognarsi o sentirsi in colpa. E di raccontare bugie. Le bugie nei bambini devono preoccupare i genitori solo quando diventano così frequenti da indurre il piccolo a costruirsi un “mondo finto”, fatto di illusioni, sogni e desideri poco legati alla realtà che sta vivendo: una realtà evidentemente che non gli piace e che lo fa soffrire.    (C.T.)

Articoli correlati