L’ARTRITE NON HA ETA’: CRESCONO I CASI TRA I PIU’ PICCOLI

È un problema anche infantile. Ma dal primo anno di vita fino ai 10 anni le malattie reumatiche e in particolare l’artrite, sono misconosciute, sottovalutate e sottostimate. O attribuite solo alla popolazione anziana. Invece, secondo l’allarme lanciato dalla Federazione Italiana Medici Pediatri (Fimp) i numeri tra i più piccoli o i giovanissimi sono in crescita, sfiorando già oggi 15 mila nuovi casi ogni anno. Preoccupa soprattutto l’artrite idiopatica di cui si calcola che all’incirca 10mila bambini, anche a loro insaputa, ne possano essere affetti. A richiamare a una maggiore sensibilità verso questa e altre patologie di natura infiammatoria è il XII Congresso Nazionale del Gruppo di Studio di Reumatologia Pediatrica, a Siena dal 15 al 18 maggio. «Un bambino su mille non è adeguatamente curato – spiega Giuseppe Mele, Presidente della Fimp – e questo lo porterà a essere un invalido di domani, con aspettative di vita accorciate in media di circa sette anni». Non vanno trascurate poi le importanti ripercussioni sulla qualità di vita dei piccoli, i disagi sociali anche per la famiglia e l’aggravio dei costi socio-sanitari sulla spesa pubblica. Fare fronte a tutto questo si può, perché i segnali di allarme della malattia ci sono e dovrebbero subito destare l’attenzione dei genitori. «Un’andatura zoppicante persistente, dolori osteoarticolari alle ginocchia, caviglie, gomiti e polsi, la difficoltà ad afferrare gli oggetti e a salire le scale, così come una stanchezza immotivata – continua Mele – sono indici importanti che devono indurre a una visita specialistica». È vero che le malattie reumatiche nei bambini restano di più difficile individuazione a causa di una maggiore sopportazione del dolore rispetto agli adulti e alla perseveranza nel gioco (che non fa pensare a qualcosa di serio) nonostante il disturbo ma, a questo, si aggiunge anche un ulteriore ostacolo: la poca competenza dei pediatri nel riconoscere e diagnosticare queste malattie, spesso scambiate per un problema di carattere neurologico. «Occorre dare vita a una rete integrata e sinergica di collaborazione tra pediatri e specialisti di reumatologia – conclude il Presidente Fimp – istituendo centri di eccellenza regionali in cui i bambini possano ricevere cure mirate: dagli antinfiammatori, al metotrexate che restano la terapia di élite per queste patologie fino, in caso di inefficacia, ai farmaci biologici di nuova generazione in grado di cambiare il futuro e la qualità di vita di tanti bambini già provati dalla sofferenza e dalla malattia». Nuove opportunità di cura si aprono anche per le forme di artrite idiopatica più rare, come la SJIA che colpisce negli USA 5-15 bambini su 100 mila ma con conseguenze letali in alcuni casi, e per la quale i trattamenti sono limitati (la terapia standard è con corticosteroidi non esente da importanti eventi avversi) nonostante la gravità. È di questi giorni l’approvazione della Food and Drug Aministration (FDA) di una terapia specifica con canakinumab, un anticorpo monoclonale, interamente umano, che inibisce l’interleuchina-1 beta (IL-1 beta), parte importante delle difese del sistema immunitario. «L’eccessiva produzione di IL-1 beta svolge un ruolo di primo piano in determinate patologie infiammatorie – spiega Timothy Wright, Global Head of Development dell’azienda produttrice – e canakinumab agisce neutralizzando IL-1 beta per un periodo duraturo, a vantaggio del miglior controllo e inibizione dell’infiammazione». Un significativo miglioramento dei sintomi dell’artrite e sistemici, comprovato da due studi di fase III condotti su pazienti di età compresa tra i 2 e 19 anni,è stato registrato nell’84% dei casi già dopo una singola somministrazione mensile sottocute, che rappresenta anche nel dosaggio e nella posologia una novità. «In considerazione di questi risultati – continua Wright – il farmaco è allo studio per altre patologie infiammatorie, mediate dall’IL-1 beta, tra cui numerose malattie rare ancora senza opzioni di trattamento». Oltre che per la SJIA in USA, in Europa il farmaco è già stato approvato nella terapia dell’artrite gottosa refrattaria e in oltre 60 paesi (tra cui USA, UE, Svizzera e Giappone) per le sindromi periodiche associate alla criopirina (CAPS), un raro disordine genetico legato per tutta la vita a sintomi invalidanti.

di Francesca Morelli

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