LA SCELTA CORAGGIOSA DI ANGELINA JOLIE

La decisione è stata comunicata niente meno che sulle pagine del New York Times, con un articolo dal titolo: “La mia scelta medica”. Angelina Jolie, 37 anni, tra le più note e belle attrici nel mondo del cinema, si è sottoposta a un intervento di mastectomia radicale bilaterale (asportazione di entrambi i seni) per scongiurare il pericolo di ammalarsi di tumore. Un rischio di fatto molto alto (87%), avendo ereditato dalla madre Marcheline Bertrand, morta a 56 anni dopo dieci anni di malattia, una mutazione del gene BRCA 1 che la rende particolarmente vulnerabile. La sua decisione, da molti apprezzata negli Stati Uniti, ha suscitato non poche polemiche in Europa e, soprattutto in Italia, dove prevale un approccio “preventivo” più medico e, anche nei casi di malattia, si preferiscono interventi chirurgici sempre più “conservativi”.

«In Italia sono circa 150mila le donne portatrici di queste mutazioni, che possono riguardare il gene BRCA1, BRCA2 o entrambi», commenta il dottor Filippo De Braud, direttore della Struttura di Oncologia medica dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano. «In queste donne, soprattutto in presenza dell’alterazione di entrambi i geni, il rischio di sviluppare un tumore al seno, ma anche all’ovaio, è quadruplicato rispetto alle altre donne senza mutazioni e può superare anche il 50% e raggiungere anche l’80-85%. Ma, nel corso della vita, non è detto che la donna, pur con questi geni alterati, si ammali sicuramente. La probabilità che provochino un tumore, non è ancora del tutto conosciuta. Per questo motivo ritengo che un’attenta e periodica prevenzione (mammografia ed ecografia ogni sei mesi), possa individuare precocemente un tumore e consentire che venga operato e curato come gli altri. Del resto la mastectomia, pur radicale, non elimina la necessità dei controlli perché nell’intervento di asportazione a scopo profilattico un po’ di tessuto mammario rimane, a differenza dell’intervento radicale per asportare un tumore in cui vengono trattati i tessuti circostanti con la radioterapia e si somministra la chemioterapia per scongiurare le recidive. Inoltre, la mastectomia bilaterale non protegge dall’insorgenza del tumore all’ovaio, anch’esso correlato alla comparsa di queste mutazioni genetiche. In più non dobbiamo escludere che la mastectomia preventiva possa dare problemi a posteriori (complicanze estetiche, possibilità di sviluppare ugualmente un tumore…). Per questo il mio consiglio – aggiunge De Braud – è di parlare con franchezza alla donna portatrice delle mutazioni dei geni BRCA1 e BRCA2 e proporre anche questa possibilità della mastectomia preventiva, con tutti i rischi che però comporta. D’altro canto occorre responsabilizzare la donna interessata e raccomandare i controlli periodici più ravvicinati a scopo preventivo. La vicinanza e l’attenzione dello specialista, rivolte in particolare alle donne portatrici di queste mutazioni, le rassicura e permette nella maggior parte dei casi di evitare scelte avventate di cui, magari, in futuro si potrebbero pentire. Anche se non mancano in Italia casi di donne, non molto numerose, che decidono per l’asportazione preventiva di entrambe le mammelle (non più di una decina su tremila interventi)».

di Paola Trombetta

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