Tornare a mangiare con gusto e senza paura, anche quegli alimenti che per alcuni bimbi sono pericolosi, come l’amato latte, le fragole, le uova, le nocciole, le uova e tanti altri golosi. Tutti buonissimi, ma che possono scatenare nei piccoli predisposti, allergici, o già affetti da altre problematiche a base allergica come la dermatite atopica, rinite allergica, asma, importanti reazioni alle vie respiratorie, come soffocamento e asma, oppure a livello cutaneo gonfiori, orticaria e edema diffuso o gastrointestinale con nausea e vomito. Fino a indurre reazioni estreme: shock anafilattico, che in alcuni casi diventa letale. Reazioni alle quali oggi c’è una riposta, efficace e sicura: un farmaco che riduce il rischio di comparsa di effetti avversi al contatto con l’alimento “incriminato”, verso cui l’organismo ha sviluppato anticorpi specifici (IgE), consentendo così di recuperare una dieta meno severa e, quindi, una migliore qualità di vita. Il farmaco è un anticorpo monoclonale (Omalizumab) già utilizzato per l’asma, che sembra agire anche in contesti di allergie alimentari come dimostrerebbe uno studio dell’unità di Allergologia dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, che ha coinvolto al momento 65 bambini con asma ed allergia alimentare: dopo 12 mesi di trattamento, oltre il 60% dei piccoli avrebbero potuto ritornare a consumare una dieta “libera”, senza restrizioni. Il farmaco avrebbe innalzato sensibilmente le soglie di reazione all’alimento, per il latte e la nocciola di 250 volte ad esempio, per l’uovo di 170 volte, per l’arachide di 55 volte con una importante riduzione di reazioni anafilattiche, passate dai 98 casi registrati nei 12 mesi precedenti il trattamento a 8 reazioni durante il periodo di cura con l’anticorpo monoclonale.
«Con il trattamento farmacologico tutti i bambini del gruppo – spiegano la dottoressa Stefania Arasi, allergologa, prima autrice dello studio e il professor Alessandro Fiocchi, responsabile di Allergologia del Bambino Gesù e coordinatore della ricerca pubblicata sulla rivista Allergy – hanno potuto smettere di osservare l’etichettatura precauzionale degli alimenti alla ricerca della dicitura “potrebbe contenere…”, pratica che limita di molto le scelte dei pazienti con allergie alimentari». Con buona tranquillità anche dei genitori e dei bimbi che vedono aumentare sensibilmente la qualità della vita, al contempo “normalizzata”, non più condizionata dal timore di mangiare per errore qualcosa di sbagliato. «I dati osservazionali del nostro studio dovranno essere replicati in maniera prospettica, ma la terza via per una vita migliore per i bambini con allergie alimentari è aperta, affiancandosi alle altre opportunità di controllo, ovvero evitare gli alimenti responsabili di reazioni allergiche o la desensibilizzazione, processo di introduzione pilotata dell’alimento, tramite specifici preparati, per innalzare la soglia di tolleranza»
Francesca Morelli