UN BRACCIALE SALVACUORE PER PROTEGGERE DALL’INFARTO

E’ simile a uno sfigmomanometro, usato per misurare la pressione. Il bracciale salvacuore, gonfiandosi e sgonfiandosi, favorisce la contrazione e il rilascio delle pareti arteriose, con la liberazione di sostanze che dilatano le arterie, in particolare le coronarie. Per l'”invenzione” e lo studio di questo dispositivo, il giovane ricercatore, Alberto Ranieri De Caterina, dottorando alla Scuola superiore Sant’Anna di Pisa, ha ottenuto una borsa di studio dalla Fondazione Lilly, per un valore di 210 mila euro, per poter approfondire gli studi su questo dispositivo, che sarà utilizzato nella pratica clinica presso l’Ospedale del Cuore “Giuseppe Pasquinucci” di Massa Carrara, il quinto centro in Italia per la cura di persone colpite da infarto.

<Si tratta di una tecnica semplice ed economica che potrebbe ridurre fino al 30% i danni dell’infarto sul cuore> puntualizza lo stesso De Caterina, in occasione del conferimento della borsa di studio, presso la Sala Zuccari in Senato. <Con questo studio si valuterà, in modo sistematico, l’utilizzo del bracciale prima e dopo un infarto, quando il paziente si trova in ambulanza, e subito dopo gli interventi di angioplastica per la riapertura delle coronarie, fino alle dimissioni del paziente dall’ospedale. Gli effetti sul microcircolo delle coronarie, verranno poi valutati attraverso la risonanza magnetica>. In Italia sono circa 120 mila le persone colpite da infarto, di cui 35 mila perdono la vita. L’effetto di protezione sul circolo coronarico, indotto da questo bracciale, è stato fino ad oggi dimostrato sugli animali e per la prima volta si valuterà sull’uomo, grazie agli studi di De Caterina, resi possibili da questa borsa di studio della Fondazione Lilly, la prima assegnata a un uomo, dopo quattro vinte da altrettante donne: una conferma, questa, che la ricerca medica è soprattutto femminile. Nell’ordine, infatti, hanno ottenuto questo ambito riconoscimento, Anna Leonardini (2009) dell’Università di Bari, per lo Studio dei meccanismi che regolano la rigenerazione di cellule cardiache, partendo da quelle staminali, in particolare nei pazienti diabetici. Nel 2010 la borsa di studio è stata assegnata a Tiziana Vavalà, dell’Università San Luigi Gonzaga di Orbassano, per la ricerca sullo “Sviluppo di nuovi biomarcatori per i tumori solidi”. La borsa del 2011 viene assegnata a Chiara Cerami, giovane ricercatrice presso l’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, per gli studi sui “Biomarcatori per la diagnosi precoce della malattia di Alzheimer”. E infine, a gennaio 2013, il riconoscimento viene attribuito a Cristina Elle Vainicher, borsista dell’Università degli studi di Milano, per un progetto che si propone di studiare le correlazioni tra l’insorgenza di osteoporosi e epatite B. E già si sta avviando la programmazione del prossimo bando 2014 sulla “Qualità di vita nelle malattie reumatiche”.

di Paola Trombetta