JENNIFER SIEGAL PREMIATA ALLA TRIENNALE DI MILANO

“Vorrei vivere in un paese in cui il presidente è donna, in cui le donne ricoprono posizioni di prestigio, in politica o in università. L’uguaglianza tra gli esseri umani è fondamentale: per instaurarla e rafforzarla sono favorevole alle quote rosa”. Anche l’architettura ha un peso enorme sulla qualità della vita e dell’abitare. La pensa così Jennifer Siegal,  americana, classe 1965: è la vincitrice della quarta edizione del Vision Prize Women and Architecture 2016, alla Triennale di Milano, premio internazionale di architettura dedicato a una donna architetto che dimostri eccellenza qualitativa e attenzione alle questioni centrali della costruzione: tecnologia, sostenibilità, implicazioni sociali e culturali, istituito da Italcementi  e giunto alla quarta edizione. Il premio è stato assegnato all’unanimità dalla giuria, composta da sole donne, che l’ha definita “una pioniera coraggiosa nella ricerca e sviluppo di sistemi costruttivi prefabbricati, a prezzi contenuti per utenti e aree di intervento disagiati, in grado di ideare e costruire soluzioni efficaci e pratiche e un nuovo linguaggio per una tipologia abitativa mobile e a basso costo”. Siegal, nel 1998, ha fondato a Los Angeles l’Office of  Mobile Design, il cui nome allude “alla mia ossessione per la transitorietà”. “Le nostre vite stanno diventando più flessibili”, ha dichiarato Jennifer  che ha ricevuto il premio alla Triennale di Milano. Lo studio progetta edifici smontabili, trasportabili e ricollocabili, ecosostenibili. Non poteva mancare, durante la cerimonia di consegna del premio, il ricordo di  Zaha Hadid, l’archistar di origine irachena morta all’improvviso di infarto lo scorso 31 marzo, la prima donna a vincere nel 2004 il prestigioso Premio Pritzker, considerato il Nobel dell’architettura.  “Profili curvilinei, forme fluide, spazi inaspettati, angolature nascoste. Zaha Hadid , ha detto Siegal, ci ha lasciato una ricca e profondissima eredità. È lei che ci ha insegnato che è possibile osare e cambiare faccia agli edifici”. (Cristina Tirinzoni)