Giornate dedicate alla Colangite Biliare Primitiva (PBC): ancora poche le diagnosi

La Colangite Biliare Primitiva colpisce, in Italia, oltre 18 mila persone: prevalentemente donne in rapporto di 8 a 1 rispetto agli uomini. Molti sono ancora i casi sommersi: diversi studi hanno dimostrato infatti come la prevalenza della patologia potrebbe essere superiore di almeno 50-100 volte rispetto alle diagnosi note. Per conoscere di più questa patologia sono state istituite le Giornate dedicate alla PBC, 10 e 11 giugno.

<Una delle maggiori difficoltà legate a questa malattia sta proprio nella diagnosi: negli stadi iniziali i sintomi sono lievi o assenti e generalmente la patologia si presenta solo con manifestazioni di prurito, fatigue, secchezza della bocca e degli occhi>, dichiara Vincenza Calvaruso Professore Associato di Gastroenterologia, Dipartimento di Promozione della Salute, Materno Infantile, Medicina Interna e Specialistica G. D’Alessandro, Università di Palermo. <La maggior parte delle persone scopre la malattia solo in seguito alla rilevazione degli anticorpi anti-mitocondriali (AMA) nel sangue: indici positivi di questo anticorpo e di colestasi possono confermare la diagnosi di PBC, senza necessità di ricorrere alla biopsia. Ecco perché l’individuazione di precisi percorsi diagnostico-terapeutici, la valutazione del rischio di malattia e il riconoscimento di nuove strategie terapeutiche possono aiutare a identificare il sommerso e consentire una più efficiente presa in carico del paziente>.

La Colangite Biliare Primitiva (PBC) è una malattia autoimmune e cronica del fegato che interessa i piccoli dotti biliari e colpisce prevalentemente le donne (con un rapporto 8:1 rispetto agli uomini) fra i 40 e i 60 anni di età, con un’incidenza di 5,3 casi su 100 mila l’anno. È una patologia poco frequente, ma cronica e progressiva che, a causa del ristagno di bile nel fegato, provoca la colestasi che, se non trattata, può portare nell’arco di due decenni alla cirrosi epatica, provocando un danno irreversibile all’organo.

<Negli ultimi anni sono stati fatti importanti progressi nella cura della PBC, grazie allo sviluppo di trattamenti di seconda linea, come l’acido obeticolico e altri farmaci ancora in fase di sperimentazione. Grazie alle terapie attualmente disponibili siamo in grado di limitare la progressione della malattia in oltre l’80% dei pazienti. Questo conferma il forte interesse che ruota intorno a questa patologia, soprattutto nella ricerca di soluzioni terapeutiche sempre più personalizzate>, dichiara Domenico Alvaro, Preside Facoltà Medicina e Odontoiatria, Direttore UOC Gastroenterologia – Università La Sapienza di Roma. <Ci sono però ancora diverse difficoltà a cui dobbiamo far fronte come l’identificazione dei casi sommersi per gestire la malattia sin dalle prime fasi e un’adeguata valutazione delle patologie non epatiche associate, come per esempio l’osteoporosi>.

 Dall’esigenza di acquisire maggiori conoscenze sulla PBC e accelerare i tempi della diagnosi nasce la Liver Academy – PBC Chapter, un ambizioso progetto di educazione e formazione, sia residenziale che a distanza, per i giovani specializzandi afferenti ai dipartimenti di gastroenterologia e medicina interna. <L’Academy ha l’obiettivo di colmare il gap relativo alla conoscenza della PBC, di formare le nuove generazioni di medici e di far crescere nuovi esperti nella gestione della Colangite Biliare Primitiva>, conclude Vincenza Calvaruso. <Inoltre la Liver Academy – PBC Chapter permetterà ai medici di fare rete e di acquisire le competenze che consentiranno loro di gestire i pazienti con PBC anche sul territorio e non solo nei centri di riferimento>.

Paola Trombetta 

 

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