Covid-19: sì all’allattamento al seno e al latte donato

Calano sensibilmente le mamme che in epoca Covid scelgono di allattare al seno o di donare il proprio latte alle Banche dedicate. Lo attesta un’ indagine della Commissione Allattamento della SIN (Società Italiana di Neonatologia), condotta a luglio 2020 in 10 ospedali, i cui risultati sono stati resi noti in occasione della Settimana Mondiale per l’Allattamento Materno (1-7 ottobre). Emerge che pur rimanendo forte e quasi unanime l’incoraggiamento ad allattare al seno, le scelte e necessità di isolare la donna in travaglio-parto e in puerperio e la riduzione del pelle a pelle, rappresentano un limite al corretto e fisiologico avvio della lattazione. Così il Direttivo SIN, in collaborazione con la Commissione Allattamento, il Tavolo Tecnico Allattamento del Ministero della Salute (TAS) e l’Associazione Italiana delle Banche del Latte Umano Donato (AIBLUD), ha elaborato a indirizzo degli esperti il documento l’Allattamento e Infezione da SARS-CoV-2” per promuovere questo atto di amore e di empatia in sicurezza, possibile anche nel caso di mamme Covid-19 positive, asintomatiche o paucisintomatiche, con l’uso del latte materno crudo spremuto, qualora il neonato fosse impossibilitato ad attaccarsi al seno, per condizioni cliniche incompatibili della mamma e/o del neonato. Ma non solo: dall’analisi dei dati del Registro Nazionale SIN COVID-19, si riscontra il forte impegno delle Neonatologie italiane per favorire l’allattamento materno, tanto che  oltre il 77% dei neonati, nati da mamme positive al parto o nell’immediato post-partum, è stato alimentato esclusivamente con latte materno (il 67% al seno e il 10 % con latte materno spremuto), e più della metà, il 66% circa, è stato isolato insieme con la mamma (rooming-in), prassi che incentiva l’avvio dell’allattamento materno.  La SIN, in tandem con Vivere Onlus Coordinamento delle Associazioni dei Genitori, si è anche attivata affinché fosse garantita in tutta sicurezza la partecipazione dei genitori alla cura dei loro piccoli ricoverati in TIN (Terapia Intensiva), evitando così che si interrompesse il contatto pelle a pelle che, già dalle prime ore di vita, contribuisce all’adattamento del neonato alla vita extrauterina, con numerosi benefici soprattutto per i prematuri. «Un aiuto importante – dichiara Fabio Mosca, Presidente SIN – può derivare dall’uso delle tecnologie digitali, in grado di favorire un rapporto costante medico-famiglia nei casi di permanenza in Terapia Intensiva Neonatale. In particolare il virtual breastfeeding support, un incontro a distanza fra consulente, presso il proprio studio, e la mamma/famiglia, presso la propria abitazione, permette all’esperto attraverso computer, smartphone o tablet di valutare posizione, attacco, ritmo della poppata, correggere o suggerire nuove posizioni e alla mamma di ricevere sostegno e rassicurazione sul buon andamento dell’allattamento, avere indicazioni per diagnosticare ingorghi o dotti ostruiti e le soluzioni necessarie». Un “incontro” con sensibili vantaggi: la videoconferenza è una soluzione economica, efficace e in grado di raggiungere tutte le mamme, in particolare quelle a bassa e/o medio-bassa redditività. Ovvero applicata a specifici programmi di sanità pubblica, la tele-lactation potrebbe garantire accessibilità ad informazioni corrette, sostegno competente, consulenza efficace, costituendo uno strumento informatico di inclusione sociale e di abbattimento delle diseguaglianze.

Un secondo “effetto collaterale” indotto dall’epidemia da Covid-19 è stata la riduzione della donazione del latte materno, associata alla paura delle mamme di recarsi in ospedale o a dubbi sulla sicurezza del latte donato. «La donazione di latte materno, essenziale per i neonati che non possono essere allattati al seno e in particolare per i nati pretermine –  conclude Mosca  – è una pratica sicura, anche in epoca di Covid-19 in quanto l’intero processo è sottoposto a scrupolose procedure di controllo, effettuate sia sulle donatrici che sul latte donato. Dunque, confidiamo sulla generosità delle mamme italiane che stanno già riprendendo a donare il proprio latte».

Francesca Morelli

 

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