Autismo: il Covid-19 cambia le regole di quotidianità, assistenza e cura

Il Covid peggiora la qualità della vita di chi soffre di autismo, 80 mila persone solo in Italia, soprattutto maschi, a cui si aggiungono oltre 270 mila casi di disturbi dello spettro autistico. L’isolamento, anche solo per proteggersi dal contagio, le diverse modalità di interazione associate all’uso della mascherina, che priva la persona con autismo di un importante canale comunicativo come la lettura labiale e la mimica della metà inferiore del volto, l’apertura e chiusura di scuole, le delimitazioni specifiche o l’inaccessibilità a spazi soprattutto ai bambini con autismo, l’interruzione delle terapie e degli sport, hanno (s)travolto la routine quotidiana fatta di fragili equilibri, di ritualità e ripetitività: una “sicurezza” per questi pazienti. E così aumentano e si aggravano disagi, sintomatologie, comprese le problematiche alimentari.

Lo denunciano gli esperti della Federazione Logopedisti Italiani (FLI) in occasione della Giornata Mondiale di consapevolezza sull’Autismo (2 aprile). Una condizione – l’autismo o i disturbi dello spettro autistico –  complessa che impatta sulle doti comunicative e sulle abilità sociali, soprattutto dei più piccoli e che può trarre un aiuto fondamentale dal logopedista, figura importante nell’accompagnare il bambino a una interazione con il mondo e in grado di stimolare alcune abilità – come comunicare, comprendere, parlare, leggere e scrivere – indispensabili nella vita relazionale e scolastica.

«Il logopedista  – spiega Tiziana Rossetto, presidente FLI – svolge un ruolo importante nel sostenere le famiglie, per far comprendere ai piccoli pazienti i cambiamenti nelle regole sociali e nella routine quotidiana, impattando anche sulle abitudini alimentari. I disturbi legati all’autismo spesso si accompagnano a selettività alimentare, ovvero all’assunzione molto limitata nella varietà dei cibi, in relazione alla loro consistenza, al gusto, all’odore, al colore, alla forma. Nei periodi di confinamento domestico molti bambini sono tornati a mangiare un numero minore di cibi, perdendo competenze faticosamente conquistate. È stato necessario sostenere le famiglie con accorgimenti e strategie per limitare o impedire regressioni, non solo in ambito nutrizionale». Ad esempio per alcuni pazienti, in specifici periodi, si sono dovute attivare forme di tele-riabilitazione, particolarmente difficili da gestire in persone con disturbo dello spettro dell’autismo che, oltre alle ridotte abilità sociali, può comportare difficoltà di attenzione e problemi comportamentali. «In questi mesi – precisa Francesco Campanella, logopedista del Laboratorio di Osservazione Diagnosi e Formazione (ODFLab) del dipartimento di Scienze Cognitive dell’Università di Trento – le richieste di valutazione non si sono interrotte ed è stato fondamentale riorganizzare gli iter valutativi per trovare le modalità adeguate a mantenere la continuità terapeutica nell’intervento diretto con i bambini e ragazzi e dare risposte alle famiglie». Un percorso che i logopedisti hanno affrontato insieme alle altre figure professionali coinvolte nel processo di assistenza e cura: il neuropsichiatra infantile, lo psicologo, il terapista della neuropsicomotricità, il terapista occupazionale, il fisioterapista, il nutrizionista. Allora come gestire la malattia in questo difficile contesto? La FLI farà il punto in una serie di video-interviste sul canale YouTube (www.fli.it).

Francesca Morelli

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