Teatro: sempre più efficace nel contrastare la violenza sulle donne

La violenza sulle donne continua a essere una drammatica realtà: i dati crescono, le storie si ripetono, e la società fatica a offrire risposte efficaci. Rimangono urgenti la prevenzione, una giustizia concreta, il sostegno a chi chiede aiuto e la cura di relazioni basate sul rispetto. Molto c’è da fare. In questo contesto, il teatro sta assumendo un ruolo sempre più centrale nella diffusione di una cultura del cambiamento e nella sensibilizzazione dell’opinione pubblica.
Spettacoli, laboratori e incontri pubblici aiutano a smontare stereotipi di genere e linguaggi sessisti e a discutere apertamente di dinamiche spesso invisibili, come l’abuso psicologico, il controllo emotivo e i modelli relazionali distorti. Tematiche che, troppo spesso, restano confinate nei dati statistici o nelle notizie di cronaca. Il teatro non offre soluzioni immediate, ma incide sulla cultura: stimola il dibattito, invita a riconoscere i segnali della violenza e spinge a non considerarli “normali”. È uno strumento di comunicazione potente, capace di unire denuncia e formazione. Sa accendere domande, stimolare la riflessione e contribuire al cambiamento di una cultura che ancora oggi tollera la violenza, la minimizza o la giustifica.

La violenza nascosta dietro le pareti domestiche, sulla routine che può diventare carcere, sul silenzio che accompagna, è il centro de “L’angelo del focolare”, il nuovo progetto teatrale di Emma Dante, che firma testo, regia, scenografia e costumi, in scena in prima assoluta dall’11 al 30 novembre, al Teatro Grassi di Milano. Con una recita particolare nella giornata del 25 novembre, illuminando di arancione il Chiostro Nina Vinchi, il Piccolo Teatro aderisce alla Campagna globale UNiTE 2025 – Orange the World. Uno spettacolo duro, volutamente disturbante, nato dalla profonda necessità di esplorare quella che la regista palermitana chiama “la manutenzione della violenza domestica”. Nella pièce i personaggi non hanno nomi, non hanno identità, solo ruoli: la moglie, il marito, la suocera, i figli. Ogni sera il Marito le spacca la testa con un ferro da stiro, ma ogni mattina la Moglie si rialza, ritorna in vita, costretta a rivivere la stessa routine: pulire la casa, occupandosi del lavoro domestico, preparare da mangiare al figlio e al marito, accudire l’anziana suocera. Nonostante sia morta (nessuno le crede). “La messa in scena non vuole spettacolarizzare la morte della donna”, dice Emma Dante, “mi interessava ragionare su questo: quante volte, prima di morire, “muore” una donna del genere? Tante, tutta la vita probabilmente”.

Da questo punto di partenza è scaturito uno spettacolo che “racconta la violenza come un fatto assolutamente ordinario, che fa parte del rituale domestico: scuotere la tovaglia per far cadere le briciole dopo aver mangiato è normale come lo schiaffo che la Moglie riceve dal Marito. ll Marito le spacca la testa con un ferro da stiro, un oggetto ordinario, lo stesso che lei ha usato il giorno prima per stirargli la camicia, e che diventa un’arma contro di lei”. Con il suo inconfondibile stile provocatorio e visionario, nel lavoro di Emma Dante ci sono pure dei momenti comico-grotteschi: “C’è sempre il grottesco nelle tragedie – dice – sicuramente, ma è soprattutto la fotografia della famiglia con tutto il suo orrore, ma anche il suo amore”.
Ma qualche giorno prima della messa in scena di questo spettacolo, ecco un evento in qualche modo legato: venerdì 21 novembre, alle ore 17, alla Casa delle Donne di Milano (via Marsala, 10), si tiene l’incontro dal titolo “L’angelo del focolare non abita più qui”, una conversazione con Filomena Rosiello, responsabile dello “Sportello degli Sportelli”, struttura di ascolto della Casa delle Donne di Milano, Parisina Dettoni, tra le fondatrici della Casa e responsabile degli eventi culturali, anche presenti proprio le due attrici de “L’angelo del focolare” Leonarda Saffi (la Moglie) ed Elena Bucci (la Suocera).

Il Teatro Franco Parenti ospita invece dal 25 al 30 novembre, Prima Facie, l’incalzante pièce teatrale scritta dall’australiana Suzie Miller, vincitrice di due Laurence Olivier Award for Best New Play, portato in scena da Melissa Vettore per la regia di Daniele Finzi Pasca; racconta la vicenda di Tessa, un’avvocatessa penalista di successo, specializzatasi nella difesa di uomini accusati di violenza sessuale. Ma quando lei stessa subisce un’aggressione sessuale, capisce quanto spesso il sistema legale finisca per trasformare la vittima in colpevole.

«La partecipazione che ha avuto la scorsa edizione della settimana dedicata alla riflessione sulla violenza contro le donne ci ha convinto che eravamo sulla strada giusta: confrontarsi, “rimarginare”, come recita il nostro slogan, è quanto mai necessario. Le parole, quelle precise, giuste, possono essere la cura». Ne sono convinte Lella Costa e Serena Sinigaglia, direttrici artistiche del Teatro Carcano di Milano, che anche quest’anno dedica al tema dal 24 al 30 novembre una rassegna di eventi, promossa con l’Associazione PARI, che accoglie voci e linguaggi differenti, che restituiscono complessità, urgenza e pluralità di sguardi.
Il titolo è emblematico: “Oreste è salvo?”. Chi è Oreste? Un matricida. Nell’Orestea, Atena lo salva per ripristinare l’ordine contro il caos, fondando così il tribunale degli uomini e determinando l’agire e il pensare politico e sociale delle culture successive. Da questo snodo archetipico nasce una proposta artistica che esplora il maschile e il femminile nelle loro dimensioni individuali e collettive, storiche e simboliche.

Lella Costa, attrice, autrice, e Fabrizio Rutschmann, presidente dell’Associazione PARI, aprono la settimana il 24 novembre discutendo con ospiti del mondo della cultura, dello spettacolo e della società civile sull’importanza della scelta delle parole nei contesti in cui si rappresentano i rapporti donna/uomo. A partecipare saranno infatti Vittorio Lingiardi (psichiatra e psicoanalista) Claudia De Lillo (giornalista e scrittrice) Ester Viola (avvocata e scrittrice) Luca De Gennaro (dj e critico musicale) e Annamaria Testa (pubblicitaria e creativa). «Le parole, sempre, sono importanti. Plasmano il nostro sguardo, costruiscono o distruggono legami, possono curare, rimarginare oppure ferire. Alcune normalizzano stereotipi e disparità, altre accolgono maggiori spazi di libertà e restituiscono dignità», riflette Lella Costa. «Anche il linguaggio ha un ruolo centrale. Nella pubblica opinione, sui media: le parole hanno il potere di rafforzare stereotipi e il modello maschilista fortemente radicato del possesso, per cui gelosia è amore, delitto è raptus. Abbiamo bisogno di parole che non siano denigratorie e lesive, ma in grado di restituire rispetto alle donne uccise. Abbiamo bisogno di parole che non le uccidano ancora, ma che le facciano rivivere, dando voce alle loro storie».

Il calendario della Rassegna al Teatro Carcano

  • Il 25 novembre Selvaggia Lucarelli dialoga con Valentina Pitzalis, sopravvissuta a un terribile tentativo di femminicidio avvenuto nel 2011.
  • Il 26 novembre, con “Pugni nel cuore”, lo scrittore Maurizio De Giovanni, attraverso racconti tremendamente realistici, assumendo il punto di vista del carnefice, racconta l’amore che diventa gelosia, ossessione e odio. “Davanti al buco nero della violenza di genere, gli avvocati difendono, i magistrati giudicano, la polizia indaga. Gli scrittori, invece, cercano i perché”.
  • Il 27 novembre l’attrice e conduttrice Ambra Angiolini interpreta “Lo stupro”, il potente monologo scritto da Franca Rame dopo la violenza subita nel 1973. A seguire il Video del monologo di Michela Murgia “Don Giovanni-L’incubo elegante” in cui la scrittrice, scomparsa nel 2023, reinterpreta e sfata il mito del seduttore, rivelando la violenza mascherata.
  • Il 28 novembre “Picchiamoci!” è un monologo di Arianna Porcelli Safonov dedicato ai tanti modi virtuosi di fare a botte tra generi diversi.
  • Il 29 novembre le due amiche e attrici Monica Nappo e Silvia Gallerano portano sul palco del Carcano “Karaoke Femminista”, uno spettacolo che analizza una compilation di canzoni per mostrare come anche qualcosa di apparentemente innocuo, come una canzone, possa avere influenzato il nostro modo di sentirci donne.
  • A chiudere la rassegna, il 30 novembre, “Tipico Maschio”: l’attore e autore Lorenzo Maragoni riflette di come si può parlare oggi con leggerezza e ironia, cercando di non perdere la profondità. E da uomo: come parlare di amore, sesso, consenso, rifiuto, gelosia, manipolazione, violenza, ma anche di autenticità, emozioni, libertà.

di Cristina Tirinzoni

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