Utero in affitto, un argomento che fa riflettere           

È passata alla Camera il 27 luglio la proposta di legge a firma della relatrice Carolina Varchi (FdI) per considerare reato il ricorso all’utero in affitto, non solo in Italia (proibizione già prevista con legge n. 40 del 2004), ma anche se avvenuto in un Paese straniero, dove la pratica è tuttora legale e regolamentata. E però salva la fecondazione eterologa, pratica proibita dalla legge 40, ma resa legale in Italia a seguito dell’intervento della Corte Costituzionale, riconfermata di concerto da tutto l’arco parlamentare. Ora la parola passa al Senato, che esaminerà la legge a settembre.
Sul tema non tutti la pensano allo stesso modo, anche all’interno dello stesso partito, sia di governo che di opposizione. Se ne parla molto sui giornali, in rete, in tv, per le strade: ciascuno esprime la propria opinione ed è giusto che sia così. La gestazione per altri (Gpa) o “maternità surrogata”, chiamata anche “utero in affitto” (che ha aperto le porte della genitorialità alle coppie omosessuali alla ricerca di un figlio) è un tema molto delicato, perché non riguarda soltanto le persone omosessuali o le persone sterili: è una questione che ci obbliga a ripensare il concetto di famiglia, di desiderio, di limite, di diritto, corpo, relazione materna, affettività. Solleva molti dubbi e questioni, sia dal punto di vista etico che giuridico. In questo articolo non troverete soluzioni precostituite, ma certamente un aiuto a pensare, a cogliere la complessità dei pensieri forti: a cercare ognuno la propria, anche incerta, posizione, approvando, dissentendo o solo riflettendo. Per questo abbiamo semplicemente riassunto e messo a confronto i diversi punti di vista.

Corte Costituzionale, sentenza 272/2017. Definisce questo metodo una pratica che, oltre a fare mercato di creature umane, offende in modo intollerabile la dignità della donna e mina nel profondo le relazioni.

Cos’ è la maternità surrogata? È una pratica in cui una donna si obbliga contrattualmente a portare avanti una gravidanza per conto terzi, i cosiddetti “genitori intenzionali”. La madre surrogata si impegna altresì a rinunciare a qualsiasi diritto sul bambino al momento della nascita.

Cosa dice la legge attualmente in vigore. L’articolo 12 della legge 40 del 2004 recita: «Chiunque, in qualsiasi forma, realizza, organizza o pubblicizza la commercializzazione di gameti o di embrioni o la surrogazione di maternità è punito con la reclusione da tre mesi a due anni e con la multa da 600 mila a un milione di euro». Nel nostro Paese, dunque, il ricorso alla maternità surrogata è vietato. Chi vi fa ricorso all’estero, in un Paese in cui questa tecnica non è vietata, non commette alcun reato.

La mappa della maternità surrogata nel mondo è vietata in gran parte dell’Ue: Italia, Francia, Germania, Svizzera, Ungheria e Austria. È invece permessa, dietro pagamento, in Russia, Ucraina e Bielorussia. In Grecia è ammessa solo per le coppie eterosessuali e single, se per l’aspirante madre è clinicamente impossibile portare a termine una gravidanza, e la richiesta viene autorizzata da un tribunale. Belgio, Paesi Bassi e Danimarca, Regno Unito hanno dato il via libera a una forma “altruistica” di gravidanza per altri: non sono consentite ricompense in denaro, ma un rimborso delle spese (una madre surrogata può richiedere fino a 15mila sterline di rimborso spese, dalle visite mediche all’abbigliamento, eccetera). In Portogallo è possibile solo nei casi in cui una donna non può essere madre per assenza di utero o malattie che rendono impossibile la gravidanza e il parto. La surrogazione altruistica è legale in Canada (escluso lo Stato del Quebec che la vieta), Nuova Zelanda, Sud Africa e India. Negli Stati Uniti è consentita, ma ogni Stato stabilisce le proprie condizioni (nel Michigan è vietata, la California la consente anche a persone omosessuali e single).

La posizione del Parlamento Europeo sulla questione è contraddittoria. Da un lato, il Parlamento europeo, nella primavera del 2022, ha condannato senza mezzi termini la maternità surrogata, affermando che “può esporre allo sfruttamento le donne di tutto il mondo, in particolare quelle più povere e in situazioni di vulnerabilità”, ma ha sottolineato la netta distinzione tra forma commerciale e solidale. Al punto 60 del documento approvato si legge testualmente che “si condanna la pratica commerciale della maternità surrogata” e, con la proposta del certificato di filiazione, sdogana di fatto quella pratica a livello europeo, anche nei Paesi dove non è ammessa dalla legge.

Politici ed esperti di bioetica: chi è PRO e chi CONTRO la proposta di legge

 “Le pratiche della maternità surrogata costituiscono un esempio esecrabile di mercificazione del corpo femminile e degli stessi bambini”, sostiene Carolina Varchi, deputata di FdI, relatrice del testo della proposta di legge. “Ciononostante il ricorso a queste pratiche è in vertiginoso aumento e la maternità surrogata sta diventando un vero e proprio business. Oggi la ‘gestazione per altri’ è un’industria in espansione. Nel 2022 il mercato mondiale ha sfiorato i 14 miliardi di dollari”.
Ecco, a seguire, i pareri di politici ed esperti di biotetica, pro o contro la proposta di legge di FdI che condanna la maternità surrogata (anche se eseguita in un Paese straniero) votata a maggioranza il 27 luglio alla Camera.

Mara Carfagna, presidente di Azione e firmataria della proposta di legge. PRO. “È un passo avanti a tutela della dignità delle donne e dei diritti inderogabili dell’essere umano. A chi dice che questa norma è discriminatoria verso la comunità Lgbt, ricordo che la gravidanza non è una merce e i corpi delle donne, come quelli di chiunque altro, non sono oggetti di libero utilizzo. Detto questo bisogna “semplificare” il meccanismo dell’adozione”.

Luisa Muraro, filosofa femminista, autrice del recente saggio “L’anima del corpo. Contro l’utero in affitto”. PRO. “La prima questione è se fare figli sia un diritto. Non esiste un diritto di avere figli a tutti i costi, eppure ce lo vogliono far credere. La gestazione sotto contratto commerciale sta diventando la nuova forma di sfruttamento del corpo delle donne. Che molte femministe non lo capiscano, mi è del tutto incomprensibile. La mia opposizione, quello su cui porto l’accento, è l’attacco alla relazione materna che considero un asse portante della civiltà umana, universale. La maternità surrogata interrompe la relazione. Alla gravidanza si toglie ogni “pregnanza” fisica, emotiva, relazionale e simbolica. Il mio suggerimento? Bisognerebbe favorire la via delle adozioni, così non si dovrà ricorrere alla maternità surrogata. In Italia le coppie gay e lesbiche non possono adottare figli. L’unica possibilità ammessa è la “stepchild adoption”, cioè l’adozione dei bambini del partner”.

Daniela Danna, esponente femminista, lesbica e sociologa all’Università del Salento, autrice del libro: “Nel bazar della vita: il prezzo di un figlio? Trattabile”. PROLa gestazione surrogata va rifiutata e combattuta. È giusto considerare delle donne “portatrici” di figli altrui? È giusto che dei neonati siano dati a “genitori committenti” in cambio di denaro? Non ci sto. Nel patriarcato, le donne sono state schiavizzate, obbligate a dare alla luce l’erede maschio dei loro padroni, alle loro condizioni. Abbiamo combattuto per riprenderci il potere sulle nostre vite e poter essere capaci di fare delle scelte. Ci sforziamo ancora d’essere viste come esseri umani al pari degli uomini, di fronte alla tratta, alla violenza sulle donne, agli stupri e agli abusi ci si indigna mentre tante di noi sono ancora costrette a portare in grembo figli altrui. Non è progresso: è un regresso. E, colmo dell’ipocrisia, vogliamo chiamare questo una forma di autodeterminazione della donna. Parliamo anche del bambino. Quando un bambino nasce da una madre, surrogata o no, conosce solo quella madre, il contatto con lei è insostituibile. Nel caso dell’utero in affitto, avviene uno strappo alla nascita. Si fa già con l’adozione, per cause di forza maggiore, e lascia ferite profonde nei figli”.

Silvia Guerini, si occupa di tecnoscienze: è autrice del libro “Dal corpo neutro al Cyborg Post umano”, fondatrice della rete femminista internazionale Finaargitr. PRO. “Da madre a incubatrice: la gestazione surrogata prepara la strada a una drammatica riprogettazione dell’essere umano. È solo questione di tempo. L’embrione diventa un “prodotto” e può essere sottoposto a una continua manipolazione, aprendo scenari inquietanti, potenzialmente in grado di cancellare la maternità e la femminilità stessa: in attesa che funzioni l’utero artificiale. Dietro la grande attenzione mediatica alle rivendicazioni del movimento Lgbtq, temo non vi sia l’interesse per i diritti di una minoranza della popolazione, ma un’agenda ben precisa portata avanti da poteri economico-finanziari legati alla tecnoscienza e all’industria del digitale e del farmaceutico. Bisogna continuare a stanare e contestare con ogni mezzo i meccanismi di mistificazione o di propaganda. Per quanto mi riguarda, non smetterò mai di combattere questa battaglia”.

Francesca Izzo, filosofa, docente universitaria, è tra le fondatrici del movimento femminista “Se non ora quando?”. Già deputata del Partito democratico della Sinistra. PRO. “Credo che questa legge sia l’unica cosa che si può fare per fermare il commercio di bambini. Spero che in aula non se ne faccia una questione di schieramento, ma si trovi un consenso largo. Anche a sinistra ci sono tanti esponenti politici contrari all’utero in affitto, la verità è sotto gli occhi di tutti. La pratica della maternità surrogata è infatti una compravendita: per accorgersene basta consultare i cataloghi delle agenzie. Faccio parte della Coalizione internazionale per rendere reato universale la maternità surrogata perché è un fenomeno globale, anzi: è un “mercato” globale. Sulla base di un principio semplice: il desiderio di un figlio non può diventare un diritto da affermare ad ogni costo. L’utero in affitto mercifica bimbi e donne. È come un assemblaggio per fabbricare bambini secondo le peggiori regole del mercato. Mi colpisce che in questo momento storico, dove abbiamo conquistato dignità, libertà, capacità di esistere nella vita della società, si possa concepire l’idea della maternità surrogata che attacca la nostra integrità e diventa un altro strumento di sfruttamento, non solo del corpo. Perché proibire l’utero in affitto se ci sono donne che si prestano per altruismo? La cosiddetta surrogata “altruistica” non esiste: è frutto di ipocrisia, maschera sotto la formula del “rimborso spese” il passaggio di denaro. Sono rarissimi i casi in cui non c’è un pagamento ed è solo un atto d’amore di una madre, di una sorella, di un’amica. Esistono situazioni che possono essere già autorizzate dal tribunale”.

Monica Ricci Sargentini, giornalista, è impegnata da tempo, con la rete “Women’s Declaration International” delle femministe radicali, nella battaglia contro tale pratica. PRO. “Ho intervistato molte donne che hanno scelto di fare una gravidanza per altri e ho potuto verificare che non sono tutelate, non vengono messe al corrente dei rischi che corrono. Sono spesso madri surrogate serie, sono spinte a rifarlo ancora, perché se l’hai già fatto hai più probabilità di successo e sei pagata di più. In base ai contratti stipulati negli Stati Uniti, la madre surrogata non è più padrona del proprio corpo. Ad alcune donne viene dato un supporto psicologico per non affezionarsi al feto e viene loro vietato perfino di toccarsi la pancia. Su richiesta dei genitori committenti e del loro cosiddetto “progetto genitoriale” è costretta ad abortire, se qualcosa va male o ci sono malattie non previste e non gradite”.

Filomena Mara, avvocato e Segretario Nazionale dell’Associazione Luca Coscioni. CONTRO. “Un testo, questa legge, privo di fondamento giuridico e che non fa i conti con il diritto internazionale, giuridicamente inapplicabile e irragionevole. Come associazione abbiamo presentato in questi giorni una proposta di legge per regolamentare la pratica, basata sul principio della ‘gravidanza solidale’ che vieta forme di compenso (è previsto il rimborso delle sole spese che riguardano la gravidanza) come nel Regno Unito, in Canada e in Grecia. È previsto che la donna non abbia più di 42 anni e sia già madre, autosufficiente economicamente”.

Chiara Lalli, esperta di bioetica e accademica.  CONTRO. “Definire questa scelta come un abuso, una violazione, una forma di schiavitù è un errore grossolano. Passare da “io non lo farei” a “nessuno dovrebbe farlo” non è un ottimo argomento. Non posso tollerare in un contesto femminista che si arrivi a pensare che una donna non possa decidere se portare a termine una gravidanza per altri. Se io Chiara Lalli decidessi di fare da madre surrogata, nessuno dovrebbe permettersi di dirmi: ‘Scusa te lo vieto per il tuo bene’. Non sto dicendo che non ci possano essere situazioni di abuso, ma chi sostiene il divieto universale sta appoggiando un’idea precisa: nessuna donna in nessuna condizione può scegliere di fare da madre surrogata. Allora perché potrebbe scegliere di abortire o divorziare. Cerchiamo in tutti i modi di proteggere le persone che sono sfruttate e obbligate. Quelle che scelgono, lasciamole libere di farlo. La direzione più giusta è quella di capire quali sono gli strumenti per garantire il libero consenso iniziale”.

di Cristina Tirinzoni

 

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