Quest’anno le infezioni respiratorie dei bambini sono più deboli

Raffreddore, asma, sibilo o wheezing, bronchiolite, influenza e febbre. Alcuni dei tipici virus stagionali dei piccoli, potranno trovare quest’anno più “ostacoli” all’acceso alle vie respiratorie: le misure di prevenzione anti-Covid-19 e la vaccinazione antinfluenzale. Due strumenti con una potenziale efficacia protettiva, dunque, contro questi malanni. «Ci aspettiamo che wheezing e bronchiolite, entrambe causate da un’infezione virale, come anche gli attacchi di asma – spiega Alberto Ugazio, direttore dell’Istituto per la Salute del Bambino Gesù – grazie a queste misure di sicurezza, siano meno frequenti rispetto alla passata stagione. Attenzione però ai sintomi che possono mandare in confusione i genitori in quanto simili a quelli del Covid-19. Allora, in caso di tosse, raffreddore, inappetenza o malessere, è importante rivolgersi al pediatra che saprà valutare la situazione e fornire le indicazioni più appropriate».

E per allontanare ulteriormente il rischio di insorgenza, è possibile adottare comportamenti cautelativi. Ad esempio per l’asma, caratterizzata da infiammazione e ostruzione dei bronchi, che in Italia colpisce il 10% della popolazione sopra i 6 anni, occorre mettersi quanto più possibile al riparo dai principali fattori scatenanti: allergia alle polveri, acari, pollini, pelo di animali, esposizione al fumo di sigaretta, sforzi durante l’attività fisica e, naturalmente, dalle infezioni virali che potenziano l’infiammazione allergica a livello delle vie aeree. «L’asma si manifesta con una tosse secca e stizzosa, talvolta con fischi o sibili e difficoltà respiratoria – precisa il professore – e una volta accertata la diagnosi con la spirometria e le prove allergiche, l’attacco acuto va trattato con farmaci specifici e terapie in grado di ridurre l’infiammazione dei bronchi e la frequenza delle crisi. La raccomandazione per i genitori è proteggere i bambini dai fattori ambientali scatenanti come fumo e allergeni, di effettuare regolari controlli clinici e, come indicato dalle linee guida internazionali, eseguire ogni anno il vaccino antinfluenzale. Il virus dell’influenza, infatti, può essere causa diretta di attacchi asmatici o peggiorarne l’intensità».

Come riconoscere invece il wheezing? Si tratta di un sibilo respiratorio simile a suono musicale, acuto e continuo, che viene emesso dal bambino durante l’espirazione, per colpa di un temporaneo restringimento delle basse vie respiratorie, solitamente dovuto a un’infezione virale, anche un semplice raffreddore. «È una condizione molto frequente tra i piccoli – aggiunge Ugazio – tanto che un bambino su 3 ha un episodio di sibilo nei primi 3 anni di vita, spesso indotto da una predisposizione in caso di nascita pretermine, dalla familiarità e da alcuni fattori ambientali, quali inquinamento atmosferico ed esposizione agli allergeni. In genere scompare con la crescita e solo in una piccola percentuale di casi evolve in asma bronchiale. In caso di wheezing è fondamentale somministrare tempestivamente, per via inalatoria, farmaci che sfiammano e dilatano i bronchi “ristretti”, evitando così il peggioramento dei sintomi e la visita in pronto soccorso. I centri specialistici o i medici di riferimento sapranno dare istruzioni dettagliate ai genitori per riconoscere eventuali riacutizzazioni respiratorie e poter seguire correttamente le terapie a casa».

E la febbre? Non va trascurata. «Anzi nel bambino va controllata – precisa Gian Luigi Marseglia, direttore della scuola di specializzazione in Pediatria dell’Università degli Studi di Pavia, in occasione del XXXII Congresso nazionale della Società italiana di pediatria preventiva e sociale (Sipps) – sia per ridurne l’intensità ma anche il discomfort che la accompagna, come dolore muscolare o osteoarticolare, mal di testa e tutto un corollario di sintomi che fanno stare male. La febbre, che comunque è positiva in quanto rappresenta un meccanismo di difesa dell’organismo, va attaccata con gli unici due farmaci utilizzabili nei bambini: l’ibuprofene e il paracetamolo che agiscono, entrambi, sulla temperatura corporea e in parte sul dolore. Due farmaci assolutamente sicuri, sebbene occorra fare attenzione ai dosaggi del paracetamolo, assicurandosi che siano stati ben compresi dai genitori, per evitare problemi a livello epatico nel bambino e all’assunzione dell’ibuprofene che non va somministrato in caso di varicella o diarrea e disidratazione».

A preoccupare spesso mamma e papà ci si mette anche la bronchiolite, un’infezione acuta causata da diversi tipi di virus, che colpisce le basse vie respiratorie, in particolare i bronchioli che si restringono provocando difficoltà respiratoria. «La bronchiolite interessa soprattutto i bambini piccoli, tra i 3 e i 6 mesi, che la possono contrarre o per contatto diretto con le secrezioni nasali o tramite le goccioline trasportate dall’aria – continua Ugazio –. Si manifesta con febbricola, raffreddore e tosse e, nelle forme più gravi, anche con tosse secca insistente, difficoltà respiratoria, episodi di apnea, cianosi e difficoltà a mangiare. Il suggerimento per i genitori, nel caso in cui il pediatra ne consenta il trattamento a casa, è di offrire al bambino pasti piccoli e frequenti per garantire l’idratazione ed effettuare i lavaggi nasali per facilitare la respirazione. Infine, per ridurre il rischio di bronchiolite, sono valide alcune semplici norme: evitare gli ambienti affollati e lavarsi spesso le mani, prima e dopo aver accudito il bambino».

Cosa si profila all’orizzonte per la cura dei virus respiratori? Qualche “naturale” novità. Infatti ci sarebbero prime indicazioni sull’efficacia del resveratrolo, una sostanza contenuta nella buccia dell’uva, nel trattamento delle infezioni virali, raffreddore compreso. «Un nostro studio prima in vitro, seguito poi da un trial clinico su un campione di neonati – commenta Paola Mastromarino, docente di Microbiologia presso Sapienza Università di Roma, durante il congresso della Sipps – dimostrerebbe che il resveratrolo è in grado di ridurre la capacità di moltiplicazione del virus del raffreddore, accorciando quindi la durata dell’infezione e “indebolendo” i sintomi, come dimostra un trial clinico condotto su 100 neonati con sintomi coerenti con un’infezione da virus respiratorio, di cui una quarantina erano risultati positivi al tampone per virus del raffreddore, effettuato all’arruolamento. Questi ultimi sono stati suddivisi in due gruppi, metà trattati con resveratrolo in gocce nasali e metà con placebo. A una settimana dall’inizio del trattamento, i neonati in terapia hanno mostrato una significativa diminuzione dei sintomi, rinorrea, starnutazione e tosse rispetto ai bimbi trattati con il placebo. Non solo, nel gruppo dei piccoli trattati con resveratrolo si è osservata una maggiore quantità di recettori capaci di rilevare la presenza del virus e quindi di difendersi dall’infezione virale».
In funzione di questi primi dati di efficacia, diversi gruppi di ricerca stanno lavorando per individuare molecole, non solo prodotte in laboratorio, ma anche estratte da sostanze naturali, in grado di ridurre o addirittura bloccare la replicazione virale. «Individuare una cura che risponda a questi obiettivi – conclude Mastromarino – è particolarmente importante perché sia gli adulti, ma soprattutto i bambini, hanno frequenti infezioni da virus respiratori che si ripresentano in gran parte dei casi molte e molte volte nel corso della vita. Un fenomeno dovuto al fatto che quando ci si infetta con lo stesso virus, l’infezione dà una immunità di breve durata, esponendo dunque al rischio di re-infezione nel medio-lungo termine». Mettere un limite a questo circolo vizioso è un auspicato obiettivo e le premesse iniziali sono incoraggianti.

di Francesca Morelli

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