Novità terapeutiche (e non solo) per la SMA

Non ce l’ha fatta Mirko Toller, il ragazzo di 16 anni, protagonista assieme a Checco Zalone dello spot per la ricerca sull’Atrofia Muscolare Spinale (SMA). Purtroppo la sua malattia si è aggravata negli ultimi mesi e non ha fatto in tempo a utilizzare le nuove cure che si stanno studiando. È di questi giorni la notizia di una terapia genica in grado di controllare l’evoluzione della SMA, malattia genetica rara che compromette l’acquisizione delle capacità motorie, della respirazione e deglutizione, senza intaccare le facoltà cognitive: colpisce in Italia ogni anno 8-10 neonati su 100 mila, all’incirca 550-660 in Europa. Orfana solo fino a qualche anno fa di opportunità di cura, la SMA limitava la sopravvivenza dei piccoli a circa 20 mesi nella forma più grave (tipo 1) e a un tempo più variabile nelle forme 2 e 3.

«La SMA – spiega Eugenio Mercuri, Direttore dell’Unità Operativa Complessa Neuropsichiatria Infantile della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS di Roma, in occasione di un evento organizzato da Famiglie SMA, con l’Osservatorio Malattie Rare e il contributo non condizionato di Novartis Gene Therapies – prende a bersaglio i motoneuroni, le cellule nervose che dal midollo spinale inviano gli impulsi dal sistema nervoso centrale ai muscoli. La colpa è riferibile a un gene “difettoso” (SMN1) che non consente un’adeguata produzione di proteina SMN (Survival Motor Neuron), fondamentale per la sopravvivenza dei motoneuroni, ma la cui attività può essere in parte sopperita da un secondo gene “back-up” (SMN2), che produce una forma accorciata della proteina SMN, con funzionalità ridotta rispetto alla proteina completa codificata dal gene SMN1 sano». Le nuove opzioni di cura agiscono colpendo proprio questi due geni, rallentando così la storia della malattia, perché dalla SMA purtroppo non si guarisce, ma si può convivere. «La terapia genica – precisa Mercuri – sfrutta frammenti del DNA per curare malattie spesso rare e nel caso specifico della SMA, richiede l’iniezione nell’organismo in un’unica somministrazione per via endovenosa di un vettore virale adeno-associato, in grado di avviare la sostituzione del gene SMN1 “difettoso” con una copia corretta, capace quindi di produrre la sintesi della proteina SMN. Questo significa poter offrire ai bambini un futuro diverso, consentendo loro una crescita con tappe evolutive quasi normali e simili a quelle dei coetanei sani, come attestano i più recenti studi scientifici».

Ma l’efficacia della cura è fortemente condizionata dalla diagnosi precoce: «Le ricerche condotte su bambini pre-sintomatici – fa sapere ancora il professore – hanno dimostrato che prima si interviene, maggiori sono le possibilità di ottenere una risposta più completa». La diagnosi precoce avviene con lo screening neonatale, a poche ore dalla nascita, su una sola goccia di sangue prelevata dal tallone del piccolo, in grado di rilevare senza ombra di dubbio la presenza, oppure no, di SMA. Infatti questa è iscritta nei geni che si “ereditano” fin dalla nascita da genitori, entrambi portatori del gene difettoso: «Si tratta di un’analisi vitale – aggiunge Giuseppe Vita, dell’Azienda Ospedaliero Universitaria Policlinico “G. Martino” di Messina – poiché consente di avere un quadro clinico completo prima della comparsa dei sintomi, potendo così intervenire tempestivamente con un trattamento ad hoc». Tuttavia questa opportunità diagnostica ha un limite. Infatti, ad oggi, in Italia lo screening neonatale è obbligatorio solo per 3 malattie genetiche e/o rare (fenilchetonuria, ipotiroidismo congenito, fibrosi cistica), mentre per altre 40 è a discrezione delle Regioni. Compresa la SMA verso la quale è stato avviato un progetto pilota attualmente solo nel Lazio e Toscana, con esiti più che positivi: infatti nel periodo settembre 2019-marzo 2020 è stato possibile identificare 11 neonati con SMA su 45 mila testati (11 mila in Toscana), grazie all’adesione al progetto del 95% dei centri nascita del Lazio e del 100% in Toscana, con una compliance delle famiglie dell’85-95%. Il risultato del test è disponibile in tempi rapidi: 4-10 giorni di età per i neonati sani. «In caso di positività alla SMA – chiarisce Vita – il neonato e la famiglia vengono inseriti in un percorso assistenziale multidisciplinare, che prevede l’informazione e l’educazione dei familiari alla SMA, la consulenza genetica, il monitoraggio delle funzioni motorie, gli effetti della terapia, la prevenzione e gestione di tutte le complicanze associate, come di molti altri aspetti, accompagnando la famiglia in tutte le fasi del percorso di diagnosi, trattamento e cura».

Un supporto fondamentale alle famiglie è offerto inoltre dai Centri NeMO, specializzati nella cura delle malattie neuromuscolari e diffusi sul territorio, che tengono per mano i genitori nel percorso che inizia dalla diagnosi e continua nel tempo dell’attesa del risultato dello screening e di eventuale accettazione della malattia che impone la ridefinizione della vita e del futuro del piccolo e dell’intero nucleo familiare, mettendo a disposizione un Numero Verde Stella: 800.58.97.38 attivo da lunedì a venerdì dalle 9 alle 13 e il mercoledì anche al pomeriggio dalle 14.30 alle 18.30, a cui rispondono counselor affetti da SMA. A testimonianza che la vita, la quotidianità, il lavoro non finiscono, nonostante la malattia. «Inoltre – interviene il dottor Jacopo Casiraghi, Psicologo e psicoterapeuta di FamiglieSMA – abbiamo avviato il progetto “A New Born SMA” in cui un tutor segue la famiglia recandosi a casa o telefonicamente, accompagnandola passo dopo passo in scelte burocratiche e sociali, offrendo laddove necessario un supporto economico, perché la SMA significa per i genitori giorni di lavoro persi, viaggi tra specialisti e ospedali per conferme diagnostiche, spese assistenziali, fino a offrire un supporto psicologico gratuito e a distanza, quando la famiglia è pronta a riceverlo e ne sente il bisogno».
FamiglieSMA non si ferma ai progetti; è attiva affinché l’atrofia muscolare spinale venga integrata nella lista delle malattie che possono accedere allo screening neonatale esteso (SNE), passaggio propedeutico all’ingresso anche nei nuovi livelli essenziali di assistenza (LEA). Chi volesse contribuire a sostenere FamiglieSMA, fino al 17 ottobre è attiva la campagna di sensibilizzazione e raccolta fondi virtuale, non potendo scendere in piazza a causa della pandemia, attraverso il sito www.famigliesma.org. Mentre sul fronte terapeutico si è in attesa, dopo la disponibilità di Nurinersen, molecola già impiegata nella terapia della SMA con ottimi risultati, anche dell’approvazione di AIFA di altri due farmaci e dei risultati di studi su inibitori della miostatina, una molecola in grado di incrementare la forza muscolare dei pazienti con SMA, contrastando l’attivazione della miostatina stessa.

di Francesca Morelli

Risultati positivi su una nuova molecola

Sono stati resi noti, nel corso del 25° Congresso Annuale Internazionale della World Muscle Society, i dati della Fase I di uno studio (FIREFISH) inteso a verificare efficacia e tollerabilità di una nuova molecola prodotta da Roche per il trattamento della SMA. Si chiama risdiplam ed è stata testata in bambini di età compresa tra 2 e 7 mesi, con SMA sintomatica di tipo 1: i risultati a due anni dimostrerebbero che l’88% circa dei bambini è in vita, senza necessità di ventilazione permanente; il 59% è in grado di stare seduto senza supporto per almeno 5 secondi, il 65% mantiene il controllo verticale della testa, il 29% sa rotolare su sé stesso e il 30% è capace di stare in piedi sostenendo il proprio peso o con un supporto. Inoltre tra i bambini in vita a due anni, il 100% manterrebbe la capacità di deglutire e il 93% di alimentarsi per via orale. È risultato buono anche il profilo di sicurezza della molecola con effetti collaterali controllabili, tra cui febbre (71%), infezione delle alte vie respiratorie (52%), tosse (33%), vomito (33%), diarrea (29%) e infezione delle vie respiratorie (29%), mentre tra gli eventi più grave si è registrata la polmonite nel 24% dei bambini. «I risultati osservati nel secondo anno di trattamento con risdiplam sono estremamente incoraggianti – dichiara Levi Garraway, Chief Medical Officer e Head of Global Product Development di Roche – e avvalorano l’efficacia e la sicurezza dimostrate nelle sperimentazioni cliniche. Ci attendiamo buoni risultati anche riguardo la sopravvivenza e la funzione motoria durante il follow-up a lungo termine di questo trattamento unico nel suo genere». Risdiplam, messo a punto per trattare la SMA aumentando e prolungando la produzione della proteina SMN, è attualmente in fase di studio in oltre 450 pazienti di età compresa tra zero e 60 anni, sia pre-sintomatici, sia precedentemente trattati con altre terapie mirate. F.M.

La mia amica “speciale” Ada in un fumetto

C’è una nuova compagna di classe quest’anno al rientro a scuola. Si chiama Ada, è un po’ “speciale” perché i suoi passi corrono su una sedia a rotelle rosso fuoco, mentre le idee sono agili, veloci e la portano ovunque, persino nello spazio. Ada, una cagnolina-cartoon, ideata da un gruppo di vignettisti che lavorano anche per Topolino, è la protagonista di un bellissimo fumetto, “Le avventure della SMAgliante Ada”, di 5 storie di quotidianità: gioco, scuola, sport, amici e famiglia. Avventure di inclusione, nonostante la diversità che non fa la differenza ma che, al contrario, rende proprio speciali. Ada è, infatti, affetta da SMA. Il libro, dedicato in prevalenza a bambini delle scuole elementari, ha un obiettivo educazionale che intende non solo favorire l’integrazione sociale dei bambini un po’ “speciali” nella scuola e nella realtà di tutti i giorni, ma anche sensibilizzare i bambini e i ragazzi alla conoscenza della SMA in modo semplice e creativo. II libro contiene infatti schede didattiche che accompagnano alla scoperta del mondo della genetica e del sistema neuromuscolare attraverso giochi ed esercizi interattivi: disegni, immagini e dialoghi con i personaggi delle storie. «Grazie alla magia del fumetto – spiega Alberto Fontana, presidente dei Centri Clinici NeMO – Ada saprà far appassionare i piccoli e i loro genitori alla conoscenza di ciò che può sembrare difficile da comprendere, come vivere la quotidianità di una malattia neuromuscolare    come  questa». Il progetto, realizzato dall’Associazione Famiglie SMA e dai Centri Clinici NeMO con Roche Italia, presto sarà proposto a tutte le scuole elementari d’Italia, avvicinando i bambini, degli ultimi anni delle primarie, alla comprensione di temi importanti come il valore della disabilità in quanto risorsa, dell’inclusione come opportunità, della conoscenza scientifica per capire gli altri e soprattutto mettersi nei loro panni. «Spiegare ai più piccoli cosa significhi essere affetti da SMA – dichiara Valeria Sansone, direttore clinico del Centro Clinico NeMO di Milano e responsabile scientifico del progetto – vuol dire intraprendere un viaggio al loro fianco, per condurli a conoscere i limiti e le risorse della condizione fisica legata alla patologia, dando loro risposte semplici e concrete per poter affrontare con la giusta serenità ed energia ogni situazione e superare la paura di ciò che consideriamo diverso». «Il progetto – aggiunge Daniela Lauro, Presidente di Famiglie SMA – si inserisce nel nostro impegno quotidiano al fianco delle famiglie. Quest’anno più che mai il tema della scuola è al centro delle nostre vite e delle nostre priorità».
Per informazioni e per le scuole che vorranno aderire al progetto, sarà possibile scaricare il kit su: www.lasmaglianteada.it. F.M.

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