La quarantena è andata in fumo? Cosa è cambiato per i fumatori

“Non volevo disturbare i miei familiari e così fumavo meno”. “L’idea di uscire sul balcone tutte le volte mi metteva angoscia e mi sono limitato a poche sigarette al giorno”. “Facevo fatica a trovare le sigarette dal tabaccaio e così ne ho ridotto il consumo”. “Mancando i momenti conviviali con gli amici, non c’era motivo di fumare”.  Sono alcune frasi pronunciate dai partecipanti (2623 italiani) alla ricerca “SARS-COV-2: gli impatti sulla percezione della salute e sui comportamenti dei fumatori”, condotta nel mese di maggio dall’agenzia SWG, per conto della Lega Italiana contro i Tumori LILT Milano Monza-Brianza, e presentata in occasione della Giornata Mondiale contro il Tabacco (31 maggio). Dall’indagine emerge che il lockdown di questi mesi ha in parte favorito la riduzione del consumo di tabacco: il 18% degli intervistati ha infatti dichiarato di avere smesso di fumare e il 26 ha ridotto il consumo di sigarette; un altro 26% ha però dichiarato di aver fumato di più. «Chi ha ridotto il fumo lo ha fatto prevalentemente per motivi contingenti, legati alla convivenza con altre persone o alla mancanza di stimoli esterni, come gli amici», ha puntualizzato il dottor Riccardo Grassi che ha curato l’indagine per conto di SWG. «E non si esclude purtroppo che, ritornando alla vita normale, queste persone riprendano a fumare. Chi al contrario ha aumentato il consumo di sigarette durante la quarantena, lo ha fatto con la scusante psicologica di tenere a bada l’ansia e favorire il rilassamento, in una situazione di grande stress emotivo. Al contrario il timore che il fumo potesse esporre maggiormente all’infezione da Covid-19 o creare condizioni polmonari più svantaggiose in caso di malattia, non sembra aver influito più di tanto sulle persone intervistate».

Anche se non esistono dati sulla maggiore incidenza di contagi da Covid-19 nei fumatori, non si può evitare di pensare che il fumo possa rendere l’apparato respiratorio più vulnerabile alle infezioni polmonari in generale. «In questa indagine però i fumatori non si sono sentiti più esposti al rischio di infezione rispetto ai non- fumatori», ribadisce il professor Marco Alloisio, Presidente della LILT  Milano Monza-Brianza. «Da queste interviste non è emerso infatti alcun timore sui rischi maggiori per i fumatori di avere una prognosi peggiore in caso di infezione. Le persone considerate a rischio per il Covid-19 sono i cardiopatici, i diabetici, i malati di polmoni. Ma nessuno si è espresso sulla pericolosità del fumo, che in realtà concorre a causare tutte quelle malattie sopracitate. In più dalla casistica clinica si è visto che i fumatori, malati di Covid-19, hanno avuto esiti più gravi di malattia e di mortalità. Se ben pochi fumatori si sono resi conto della pericolosità del fumo come fattore di rischio per gli esiti più gravi dell’infezione da Covid, sono convinto che i fumatori colpiti da Coronavirus, dopo questa esperienza di grande sofferenza, saranno certamente più propensi a smettere di fumare».

Se nemmeno la pandemia in corso ha indotto ripensamenti ai fumatori, cosa fare allora per sensibilizzare l’opinione pubblica sui rischi legati al fumo, che in realtà è alla base di malattie come quelle cardiovascolari, diabete, bronchiti croniche e fibrosi polmonare?

La LILT con questa 32a Giornata contro il Tabacco si propone di diffondere messaggi di prevenzione attraverso incontri e campagne d’informazione rivolte alla popolazione e, in particolare, ai giovani. «Su un totale di 11 milioni di fumatori (7 uomini e 4 donne) si è visto negli ultimi anni un incremento di giovani, soprattutto ragazze: un giovane su cinque fuma soprattutto sigarette di tabacco, soprattutto le ragazze (24%) rispetto ai ragazzi (16%); la prima sigaretta si fuma addirittura a 13 anni», conferma il professor Alloisio. «Oltre la metà dei giovani fumatori, di età compresa tra 15 e 24 anni, fuma più di 10 sigarette al giorno. E’ inoltre raddoppiato il numero di ragazzi che usano la sigaretta elettronica (da 8% nel 2014 a 17,5% nel 2018) ».
Per aiutare soprattutto i giovani a smettere di fumare, la LILT mette a disposizione una piattaforma web, con la supervisione di psicologi e medici, al link: mindwork.it/come-smettere-di-fumare. A disposizione anche il numero verde: 800 662 492.
Per info sulle iniziative: #giornatamondialesenzatabacco.

di Paola Trombetta 

Iniziative AIRC e giovani

In occasione della Giornata Mondiale senza Tabacco (31 maggio), Fondazione AIRC per la ricerca sul cancro torna a mettere in guardia i giovani e tutti i cittadini sui rischi legati al consumo di tabacco e nicotina. La stessa Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO) quest’anno dedicherà una particolare attenzione alle giovani generazioni. In Italia, tra 13 e 15 anni un ragazzo su cinque fuma ogni giorno sigarette tradizionali, mentre il 18% utilizza sigarette elettroniche. Il consumo inizia durante l’adolescenza: nel 2018, 100 mila ragazzi hanno provato a fumare prima dei 12 anni

«Chi inizia a fumare da ragazzo è probabile che prosegua da adulto», fa notare Marina Chiara Garassino, ricercatrice AIRC e responsabile della Struttura di Oncologia Medica Toraco-Polmonare dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano. «Non possiamo accettare che i ragazzi fumino perché rischiano di diventare dipendenti dal fumo oggi e futuri pazienti domani. Un dato che preoccupa ancora più se parliamo di ragazze che si avvicinano al fumo in percentuale superiore del 24% rispetto al passato. Dico sempre che, se non ci fosse il fumo, il tumore al polmone diventerebbe una patologia rara».

Quest’anno la Campagna contro il fumo dei giovani avrà come testimonial Gianmarco Tamberi, campione mondiale di salto in alto e ambasciatore della Fondazione dal 2017, che lancerà una challenge su Instagram invitando sportivi, influencer e pubblico a cimentarsi con una sfida a prova di “fiato”. Confermano il loro impegno anche i “Creators4AIRC”, alcune fra le voci più seguite del  web, guidate da Camilla Boniardi, che già nel 2019 avevano dato il via insieme ad AIRC a una campagna di sensibilizzazione destinata alle giovani donne. L’importanza degli influencer è sottolineato quest’anno anche dall’ Organizzazione Mondiale della Sanità, consapevole della loro capacità di spingere i giovani a modificare i propri comportamenti verso stili di vita sani e consapevoli. Ampio spazio a questo tema sarà dedicato anche sui canali digitali di Fondazione AIRC: da airc.it, che ospita news e una sezione dedicata ai rischi del fumo e ai consigli per smettere, alle informazioni sulle sigarette elettroniche e sulle sigarette a riscaldamento del tabacco. Anche i profili social amplificano questi temi per tutta la settimana, con infografiche, vignette e dirette con gli esperti di Fondazione AIRC. Segnaliamo la diretta Facebook con Marina Chiara Garassino, ricercatrice AIRC, visibile a questo link: https://youtu.be/7B30_Ts6UJQ. Si può anche contribuire con donazioni su www.airc.it o chiamando un operatore AIRC al numero verde 800 350 350 (dal lunedì al sabato, dalle ore 8.30 alle 19.30); oppure con donazioni tramite cellulare al 45521.

P.T.

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