Colesterolo alto: primo fattore di rischio per il cuore delle donne

 Il colesterolo alto viene spesso sottovalutato. Per lo meno dalle donne in età fertile che non lo percepiscono come un fattore di rischio per la propria salute, ovvero come “sintomo” per il quale fare prevenzione o adottare misure di sicurezza. A scapito soprattutto del cuore in menopausa che è più esposto, complice il calo della protezione ormonale, a un innalzamento repentino e esponenziale del rischio di infarto acuto, indotto anche dall’aumento dei livelli di colesterolo cattivo (LDL), con esiti negativi, spesso letali. Tanto che le malattie cerebrovascolari e ischemiche rappresentano in Italia la prima causa di morte per le donne (ma anche per gli uomini) con percentuali di decessi pari a circa il 49% in Europa. Un rischio dal quale è tuttavia possibile tutelarsi, mantenendo i livelli di colesterolo quanto più possibile bassi grazie anche all’adozione di misure preventive, perseguendo cioè una vita sana con la regolare (quotidiana) pratica fisica, il controllo del peso, il consumo di una dieta povera di carne rossa, uova, formaggi, insaccati e più ricca di carni bianche, pesce e verdure. Comportamenti “di stile” che contribuiscono a tenere a bada il colesterolo con effetti “salva-salute” per il cuore. «Diversi studi dimostrano che l’esposizione prolungata a bassi livelli di colesterolo LDL riducono in maniera continua e dose-dipendente il rischio di eventi cardiovascolari», ha dichiarato il dottor Giuseppe Musumeci, direttore della struttura complessa di Cardiologia, AO S.Croce e Carle di Cuneo, in occasione del Congresso GISE (Società Italiana di Cardiologia Interventistica) svoltosi di recente a Milano. L’attivazione di sani comportamenti implica l’abolizione di altri dannosi, primo fra tutti il fumo e l’(ab)uso di sostanze alcoliche i cui effetti sono noti, non solo sul cuore.

Ancora il monitoraggio della pressione e visite periodiche specialistiche sono parte del “programma terapeutico” per il controllo del colesterolo, necessario sempre, ma soprattutto in caso di pregresso evento cardiovascolare. In presenza di livelli pericolosi di colesterolo, si può adottare una triplice opzione: farmaci “antichi” come le statine, sicuri, di comprovata efficacia e senza effetti collaterali che, rispetto a altri approcci terapeutici, hanno ridotto in maniera sensibilmente superiore la mortalità cardiovascolare; trattamenti che bloccano l’assorbimento intestinale del colesterolo (ezetimibe); farmaci di ultima generazione. «Si tratta di anticorpi monoclonali (evolocumab), inibitori di PCSK9i, una proteina che interagisce con il recettore LDL favorendone la precoce degradazione e impedendone il riciclo. Questi, come dimostra il recente studio Fourier – aggiunge Musumeci – sarebbero in grado di ridurre del 50% i livelli di colesterolo cattivo, abbattendo la mortalità del 30-40%, in particolare del 27% per infarto e del 21% per ictus. Gli inibitori monoclonali si profilano dunque come farmaci efficaci nella prevenzione di malattie cardiovascolari, soprattutto in caso di un pregresso evento».

di Francesca Morelli

 

Medical-food al posto delle statine?

Sostituire il dolce a fine pasto con una bevanda o uno yogurt contenente fitosteroli vegetali potrebbe ridurre fino al 10% il colesterolo. Lo confermano le Linee guida pubblicate dall’ESC (European Society of Cardiology), che ribadiscono l’importanza dei Medical-food per il controllo del colesterolo. Un dato che si riscontra anche dalle osservazioni riportate dalla Campagna il “Mese del Cuore”, promossa da Danacol in collaborazione con la Fondazione Policlinico Agostino Gemelli, di cui si è da poco conclusa la 4a edizione.

«Gli screening della Campagna “Il Mese del Cuore”, che è partita a ottobre 2016 e si è conclusa in questi giorni, coinvolgendo oltre 4 mila persone tra 18 e 90 anni, hanno evidenziato che circa metà delle persone intervistate ha problemi di colesterolo alto e spesso non ne è consapevole e non fa nulla per migliorare, nonostante l’ipercolesterolemia sia uno dei principali fattori di rischio della malattia cardiovascolare», conferma il professor Francesco Landi, geriatra al Policlinico Gemelli di Roma e coordinatore della Campagna. «Si è visto inoltre che le persone con un’alimentazione equilibrata e che fanno attività fisica regolare hanno valori di colesterolo più bassi. I parametri valutati dallo screening erano sette: alimentazione, attività fisica, fumo, indice di massa corporea, colesterolo, glicemia, pressione arteriosa, funzione muscolare».

Quali consigli allora per ridurre il colesterolo? «Nei casi di colesterolo alto (>200 mg/dl), in assenza di danno d’organo, potrebbero bastare semplici accorgimenti dietetici, con l’aggiunta dopo il pasto di fitosteroli vegetali o derivati dal riso rosso fermentato. Quest’ultimo alimento contiene una molecola, monocolina K, che, a dosaggi elevati (10 mg) ha addirittura un’azione simile alla statina. Se non si sono avuti eventi cardiovascolari, con conseguente danno d’organo, per controllare il colesterolo si possono assumere questi principi attivi, che si trovano in commercio come integratori a dosaggi moderati (3-5 mg), e sono a volte in associazione ad altre sostanze, come bergamotto, berberina e omega 3-6 che agiscono in sinergia sul metabolismo del colesterolo».

«Per le donne, in particolare dopo la menopausa, quando il colesterolo tende ad aumentare, si consigliano questi prodotti o l’assunzione, dopo i pasti, di bevande o yogurt contenenti fitosteroli vegetali, in grado di ridurre fino al 10% il tasso di colesterolo», aggiunge la dottoressa Annamaria Martone, del Policlinico Gemelli di Roma. «Questi prodotti però sono indicati solo in assenza di un danno d’organo. Nei casi di eventi cardiovascolari pregressi, non possono certo sostituire le statine che, oltre ad abbassare il colesterolo, hanno l’effetto di stabilizzare la placca che ha causato l’evento cardiovascolare».

di Paola Trombetta

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