I “cinque minuti” che possono salvare la vita

Accade soprattutto in estate, quando i bambini, nel clima spensierato delle vacanze, sono più esposti a situazioni pericolose. E ci sono casi in cui 5 minuti possono fare la differenza sulla prognosi o sulla qualità della vita, fino a salvarla. Sono quelli, ad esempio, che separano il momento in cui un bimbo è vittima di un evento traumatico o accidentale da quello in cui gli si presta soccorso. Cinque minuti in cui occorre avere lucidità, prontezza di spirito e decisionale, sapendo esattamente le mosse giuste da compiere in caso di incidenti quali ferite, ustioni, ingestione o inalazione di oggetti pericolosi, annegamenti e avvelenamenti. Ovvero di quegli eventi che con maggiore probabilità e inaspettatamente possono capitare ai più piccoli, a tal punto da rappresentare anche le cause di maggiore e più frequente accesso al Pronto Soccorso. Come testimoniano i numeri di prestazioni e interventi presso l’Ospedale Bambino Gesù di Roma e Palidoro dove, solo nel 2016, sono stati assistiti e trattati oltre 6.500 infortuni con ferite, contusioni, distorsioni, lussazioni e fratture occorsi a bimbi con meno di 3 mesi, a più alto rischio di cadute (dal lettino, da un tavolo o da una sedia…) a cui si sono aggiunti circa 1.100 traumi cranici e più di 630 episodi di ingestione/inalazione di corpi estranei più probabili in piccoli di età compresa tra 1 e 3 anni.

Più contenute sono state invece le richieste di procedure per avvelenamento (110 casi), ustioni e folgorazioni (65) e annegamento (6). «Un adeguato e tempestivo soccorso – dichiara il dottor Antonino Reale, responsabile di Pediatria dell’Emergenza della struttura romana – nei primi minuti dall’incidente può modificare l’aspettativa della qualità di vita del bambino evitando esiti neurologici. Conoscere le più frequenti cause di incidente, soprattutto in ambito domestico, consente di essere preparati e pronti a mettere in atto tutti i possibili sistemi di prevenzione, dal rendere irraggiungibili i prodotti tossici ai bimbi fino a imparare le manovre di disostruzione».

Ecco dunque un vademecum su che cosa fare, in quei cinque minuti d’oro, evento per evento, raccomandato dagli esperti dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù:

  • Ingestione di corpi estranei: non commettere l’errore di far vomitare il bambino o di cercare di rimuovere l’oggetto con pacche sulla schiena o sulle spalle. Questa mossa potrebbe sortire effetti contrari, facendo scivolare il corpo estraneo nelle vie respiratorie e aggravare la situazione. Insomma, meglio chiedere subito aiuto.
  • Semi-annegamento: si definisce così l’evento nel quale un liquido ingerito finisce nelle vie aree. Le manovre di estrema emergenza, quelle cardio-respiratorie, vanno attuate solo nel caso in cui il bambino non respiri e tenda a diventare cianotico. Mentre la cosa giusta da fare è mettere il piccolo in posizione di sicurezza in attesa che vengano prestati gli adeguati soccorsi.
  • Avvelenamento: fra gli incidenti che possono capitare ai bambini è quello più prevenibile. La prima misura di sicurezza richiede di non lasciare oggetti tossici, soprattutto liquidi, alla loro portata. Se, tuttavia, la sostanza dovesse essere ingerita, occorre chiamare immediatamente il Centro Antiveleni comunicando anche il tipo di prodotto tossico con il quale si è entrati in contatto, andare in pronto soccorso o chiamare il 118, soprattutto se il prodotto è altamente nocivo o se le condizioni del piccolo sembrano gravi.
  • Traumi: la prima regola è non muovere il bambino e soprattutto non cercare di sistemare le ossa incidentate. Piuttosto è consigliato applicare nell’immediato del ghiaccio, tenendo l’articolazione a riposo e rivolgendosi al pronto soccorso per eseguire i necessari accertamenti.
  • Trauma cranico: anche e soprattutto in caso di un colpo alla testa, la raccomandazione è di non toccare il bambino, tanto più se c’è perdita di coscienza, disturbi dell’equilibrio o amnesia. In caso si manifestino difficoltà di articolare le parole o di movimento o se comparissero conati di vomito, soprattutto ricorrenti, è necessario allertare immediatamente i soccorsi.
  • Ustioni: sono tre le indicazioni da seguire ovvero non rimuovere i vestiti incollati alla cute, non rompere le vescicole cutanee, raffreddare l’area con acqua corrente, che abbia una temperatura compresa fra gli 8-15°C, per almeno 20 minuti prima di richiedere il necessario intervento medico.
  • Ferite: indipendentemente dall’entità della ferita, è necessario innanzitutto pulire la lesione con acqua e sapone e disinfettare poi con sostanze antisettiche. Rimossi impurità e/o sporco, che potrebbero generare infezione, occorre comprimere la ferita e coprirla con garze sterili, rivolgendosi al pronto soccorso qualora occorressero punti di sutura.

Dopo le indispensabili manovre di emergenza, la raccomandazione è di non ricorrere mai al fai-da-te, bensì di rivolgersi al Pronto Soccorso più vicino o a Centri specializzati.

di Francesca Morelli

La corretta idratazione è essenziale nei più piccoli

C’è un altro nemico dei piccoli: la disidratazione. Complici anche alcuni fattori di rischio, tra questi la minore capacità di avvertire lo stimolo della sete, rispetto agli adulti e la preferenza verso bevande differenti dall’acqua e poco o meno idratanti a cui si aggiunge in questi giorni l’elevata temperatura. «Una corretta idratazione – spiega il dottor Alessandro Zanasi, membro della International Stockholm Water Foundation ed esperto dell’Osservatorio Sanpellegrino – è fondamentale per conservare l’equilibrio idrico dell’organismo, soprattutto dei più piccoli che proprio per la loro età richiedono una maggiore attenzione da parte dei loro genitori e di chi se ne prende cura». L’acqua è importante al punto che anche una modesta disidratazione – pari a solo il 2% – può dare segnali di malessere, come mal di testa e senso di stanchezza fino alla diminuzione della capacità di concentrazione e di esecuzione di semplici atti. «Con l’arrivo del caldo e delle prime giornate passate all’aperto – aggiunge Zanasi – occorre fare attenzione soprattutto ai neonati che hanno una pelle molto sottile e soprattutto disperdono molto sudore dalla testa, in quantità  proporzionalmente superiore all’adulto, ma anche ai bambini che sudando perdono liquidi e sali minerali che, se non reintegrati, possono aumentare il rischio di disidratazione».
Per calcolare la quantità di acqua che un bimbo deve assumere nella giornata, bisogna considerare l’età, le condizioni di salute, il tipo di attività fisica svolta e altre variabili esterne come il clima, la temperatura e il tasso di umidità dell’ambiente circostante, tuttavia in linea generale è possibile consigliare anche per i bambini, tra 7-10 anni, il consumo di 8 bicchieri d’acqua al giorno, “a loro misura”, ciascuno cioè di 150 ml.

Per assicurarsi che i più piccoli, soprattutto d’estate, bevano una quantità d’acqua adeguata a soddisfare il loro fabbisogno giornaliero ed educarli a farlo correttamente, gli esperti consigliano a mamma e papà di adottare alcuni trucchetti:

  • Dare sempre al bambino una bottiglietta di acqua che consentirà così di monitorare la quantità assunta a fine giornata.
  • Lasciare sul comodino un bicchiere pieno di acqua in modo che il piccolo possa dissetarsi anche di notte.
  • Spiegare al bambino, attraverso il gioco o il coinvolgimento in attività divertenti che utilizzano l’acqua, l’importanza di questa preziosa risorsa per la loro crescita.
  • Insegnare ad associare il gesto di bere a precisi momenti della giornata, stimolando così l’abitudine a un’idratazione corretta e costante.
  • Fare uso, con i più piccoli, di bicchieri e cannucce colorate, utili a catturare la loro attenzione e indurli a bere acqua più spesso.  F.M.

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