25 NOVEMBRE: BASTA VIOLENZA SULLE DONNE

Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne”). Ne parliamo perché molte donne, ogni giorno, continuano a subire abusi, fisici e psicologici. Qualcuna potrà salvarsi, qualcun’altra no. Giustizia e prevenzione saranno le parole chiave che scandiranno le tante manifestazioni in programma da nord a sud. Due modi, che si intrecciano, per essere attive e presenti.
Giustizia per le donne maltrattate e uccise e per quelle che iniziano ora il loro percorso fuori dal silenzio. Ma anche prevenzione per fermare la cultura della violenza. «Sono davvero le maggiori priorità», dichiara Maria Rita Gismondo, presidente della Fondazione Donna a Milano Onlus. Che mette a disposizione una speciale task force mobile: un camper colorato itinerante che opera nel territorio milanese per offrire (gratuitamente) supporto psicologico, sociale e legale alle donne che abbiano subito o subiscano violenze e/o stalking. «Il camper itinerante è anzitutto uno spazio di ascolto dove le donne possono raccontarsi e sentirsi accolte. In questo modo non aspettiamo che una donna vittima di violenza telefoni, prenda appuntamento e si rechi in un ufficio, ma siamo noi ad andarle incontro».

Perché è importante per le donne essere ascoltate? «Ciascuna reagisce in modo diverso – continua Maria Rita Gismondo – ma tutte soffrono della solitudine e dell’indifferenza sociale. Per le donne non è sempre facile capire la condizione in cui si trovano e ancora meno reagire. Spesso hanno paura o vergogna, cercano di minimizzare, a volte hanno paura di perdere una relazione sulla quale hanno investito molto dal punto di vista affettivo oppure di essere criticate, altre volte non fanno che replicare la condizione nella quale sono cresciute. Spesso non vengono credute, perché il loro partner, fuori della famiglia, è una persona “normale”, insospettabile, perdono le loro amicizie, si sentono sole, piene di dubbi, di vergogna e di sensi di colpa. E si ritrovano così ancor più dipendenti dal partner, violento. Ecco perché è importante ascoltare la donna e credere a quello che dice; questo contribuisce a rompere l’isolamento. Senza giudicarla e dandole invece fiducia; questo le ridà la forza e quella stima di se stessa che gli insulti, le offese, le umiliazioni, le minacce che spesso precedono o accompagnano la violenza fisica, intaccano giorno dopo giorno. Lasciamo che racconti la propria esperienza, per poi fornire informazioni e strumenti utili a sviluppare un processo di consapevolezza personale. Sarà poi lei a decidere come uscire dalla violenza e a riappropriarsi della propria vita. Aiutare e sostenere la madre: questo è spesso un modo efficace per proteggere anche i figli».

«Spesso la violenza avviene in presenza dei figli», osserva Paola Nicolini, psicoterapeuta sessuologa clinica. «Spettatori passivi e impotenti, restano segnati profondamente da questa esperienza traumatica. Sappiamo che il 90% delle aggressioni subite dalle donne si verificano in presenza dei figli minori. E che nel 30% dei casi, le donne maltrattate lo sono state anche durante la gravidanza e di queste il 69% continua a subirla anche dopo la maternità. Anche se non è detto che il figlio diventerà un/a adulto/a che esercita o subisce violenza, è dai genitori che impara come muoversi nel mondo, come comportarsi con gli altri: l’amore s’impara. Ci vogliono esempi in famiglia, genitori come modelli da imitare per capire che l’amore è qualcosa che ti fa bene, non male».

Lo scorso 15 ottobre il Parlamento ha definitivamente convertito in legge il decreto con le misure contro la violenza sulle donna. Da magistrato, cosa ne pensa Jole Milanesi, Consigliere Corte d’appello? «E’ un primo passo importante: il nostro ordinamento si arricchisce di un provvedimento che garantirà maggiore protezione alle donne. Il decreto prevede l’aumento di un terzo della pena se alla violenza assiste un minore e/o se la vittima è in gravidanza e/o se la violenza è commessa dal coniuge (anche se separato) e dal compagno (anche se non convivente).

Sicuramente è un passo avanti anche riguardo alla formulazione del reato che ha preso come parametro unicamente la relazione affettiva tra due persone, convivenza o vincolo matrimoniale, attuale o pregressa, mentre prima il legislatore delimitava il reato al coniuge legalmente separato o divorziato. Discutibile invece “la parziale retromarcia” sulla irrevocabilità della querela: era stata decisa per proteggere le donne da eventuali intimidazioni successive alla denuncia. D’ora in poi la querela sarà irrevocabile solo per le minacce più gravi, mentre potrà essere revocata nei casi di stalking più leggeri. Basterà a fermare gli uomini violenti? Forse non basterà».

La violenza sulle donne è questione che riguarda innanzitutto gli uomini. Nei convegni e dibattiti sulla violenza di genere, lo si sta dicendo in modo chiaro e forte. «Chi sono, come sono stati cresciuti, come parlano e pensano, dove nascono il rancore e la rabbia e l’incapacità di sopportare un “no” o un “basta, ti lascio” della propria compagna. Anche quegli uomini che sono stati protagonisti di atti violenti hanno un percorso che è utile chiarire: non giustificare, ma capire sì», osserva Maria Rita Gismondo. Eppure in Italia, a tutt’oggi, di centri di ascolto per uomini che maltrattano le donne e si pentono e vogliono cambiare (seguiti da psicologi) ce ne sono ancora troppo pochi (anche se ci sono realtà importanti in centri come Firenze e Trieste, Torino, Milano, Modena e Bolzano, per un elenco completo e aggiornato cliccare su www.casadelledonne-bs.it/elenco-dei-centri-per-uomini-maltrattanti/ ».

«La violenza nasce a un fatto culturale ed educativo», aggiunge Gismondo: «spesso gli uomini che agiscono con violenza l’hanno vista perpetrata dai propri padri o familiari. Tutti sono figli di una mentalità patriarcale che vede la donna come un oggetto di proprietà dell’uomo. Oggi credo che la violenza nasca proprio dall’incapacità di accettare e accogliere un’autonomia e una libertà già entrate nella vita di molte donne. Maltrattano per esercitare quel potere e controllo che stanno perdendo. Molta violenza scaturisce anche dalla difficoltà di certi uomini a non saper tenere sotto controllo la propria rabbia, a non saper comunicare in modo corretto i propri sentimenti, emozioni, bisogni. Negano la loro violenza, spesso scaricando la responsabilità del conflitto sulla donna”. Il primo punto di partenza è proprio la presa di coscienza della situazione: focalizzare il fatto di avere un problema a rapportarsi con l’altro sesso. Nessuna norma restrittiva potrà intaccare il fenomeno se non si lavora su questi punti, Con programmi di educazione affettiva ed emozionale, su come affrontare i conflitti, gestire la propria rabbia, riconoscere le proprie emozioni. Con un percorso di crescita che li aiuti a comunicare con maggiore rispetto e consapevolezza anche sul piano della sessualità. A cominciare dalle scuole».

Con l’Università Bicocca di Milano, l’Associazione Donne in Rete Onlus si occupa di bullismo nelle scuole. «L’obiettivo è produrre momenti di riflessione congiunta tra ragazzi e ragazze sullo stupro di gruppo, che vede coinvolti anche giovanissimi», spiega Rosaria Iardino, presidente della Associazione fondata nel 2008. «I ragazzi devono cominciare a parlare tra loro, capire cosa succede prima, durante e dopo, conoscere le conseguenze fisiche e psicologiche che un atto tanto cruento lascia sulle vittime, ma anche su di sé. C’è bisogno di fare chiarezza, con determinazione: chiarire che lo stupro non ha nulla a che vedere con la sessualità né tantomeno con la virilità, ma altro non è che la più drammatica espressione di una fragilità e di un malessere irrisolti. Di lì si deve partire. Dopo è troppo tardi”.

di Cristina Tirinzoni

 

IMPARIAMO LE MOSSE

In palestra, a lezione di autodifesa personale (fisica e verbale). Lo stage si svolgerà l’8 e il 22 marzo 2014. A organizzarlo la Fondazione Donna a Milano onlus assieme al Rotaract Milano Scala (associazione promossa dal Rotary International e dedicata a uomini e donne di età compresa tra i 18 e i 30 anni). Saranno date nozioni su come reagire sia psicologicamente che fisicamente alle aggressioni, e affrontare e prevenire una potenziale situazione di pericolo.
Per info: www.fdmonlus.itwww.rotaract2041-2042.org (C. T.)

 

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