ANCHE LA FAME SUBISCE IL “JET-LAG”

 

Pasti super abbandonati, prolungati per diverse ore o ravvicinati nel tempo, possono danneggiare la funzionalità di assunzione del cibo. Una proteina è in grado di stabilizzare “l’orologio dei pasti”

 

Dieta bilanciata, in quantità moderate ma anche pasti a orari (sempre) regolari: sono questi i cardini della sana alimentazione. E non è solo questione di calorie di troppo o cibi pesanti. Abbuffarsi e straviziare, anche per brevi periodi, come durante le feste natalizie ad esempio, causa una alterazione dei ritmi naturali dell’organismo. Un vero “jet-lag della fame”, con sintomatologie simili a quelle che si avvertono in occasione di lunghi viaggi e cambi di fuso orario: ore di sonno perse e problemi di stomaco e intestino. Ad attestarlo è uno studio recente, condotto dall’Università della California di San Francisco, che analizza i delicati processi metabolici alla base di questo fenomeno. «Ogni organismo – spiega la Professoressa Virginia Bicchiega, Medico Ricercatore Nutrizionista del Centro per l’Obesità dell’Istituto Auxologico Italiano di Piancavallo (VB) e Milano – è dotato di un “oscillatore circadiano”, ossia una sorta di meccanismo generale che coinvolge anche le proteine e i geni, che ha il compito di coordinare tutte le funzioni e i ritmi corporei sia a livello fisiologico che biochimico e comportamentale, in un ciclo di 24 ore». Esistono però anche alcuni oscillatori più periferici e con compiti specifici, come “l’orologio dei pasti”, di altissima precisione, che regola i processi che preparano il corpo all’assunzione di cibo. Importantissimi, ma che possono essere facilmente alterati. «A doverci mettere in allarme – spiega ancora la specialista – sono, ad esempio, gli stimoli all’appetito che arrivano nelle ore dedicate al sonno o qualsiasi altro segnale che non corrisponda al normale orologio biologico. Per non incorrere in questo rischio è bene non eccedere con la quantità di cibo (o almeno limitarla) e nelle sregolatezze in numero di pasti, salvaguardando così anche la forma fisica». La moderazione è dunque l’unica prevenzione, ma anche il rimedio, al jet-lag dell’appetito. E se la fame non volesse sentire ragioni? «Oggi sappiamo che a essere coinvolte nel delicato meccanismo dell’‘orologio dei pasti’– commenta ancora la Professoressa Bicchiega – sono due proteine (chiamate Pkyc e Bmal) che unite insieme, e agendo su una determinata area del cervello, sono in grado di stabilizzare e modificare il fuso orario dei pasti quando, nelle nostre abitudini, muta il momento di assunzione del cibo o si prolunga nel tempo per più ore». Ciò significa poter controllare tutti i segnali precursori della fame e le attività a essa correlate – assorbimento degli alimenti, trasporto dei nutrienti e la preparazione al ricevimento del cibo, funzioni fondamentali per il buon equilibrio del corpo – preservando immutata l’alternanza della veglia e sonno nelle 24 ore, la secrezione di sostanze biologiche e la variazione della temperatura corporea e senza più sottoporre l’organismo a stress da jet-lag, di qualsiasi natura esso sia. La scoperta apre a nuove vie di ricerca (e probabilmente di cura). “Cercheremo di capire se l’orologio del cibo fuori sincrono (stimoli in ore non normalmente dedicate ai pasti) – conclude la specialista – può avere implicazioni anche in alcune malattie metaboliche, prime fra tutte diabete e obesità”.
 
Francesca Morelli

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