IMPARARE LA MEDITAZIONE PER TROVARE L’ARMONIA INTERIORE

 

Prima il sorriso, gioioso, come l’abito arancione. Poi il saluto tipico delle mani unite e dell’inchino: mi accoglie così Svamini Hamsananda Giri, samnyasin, ovvero monaca induista, nonché vicepresidente degli induisti d’Italia. Vive dal 1987 ad Altare, nell’entroterra di Savona, assieme a una comunità di monaci dove, ben nascosto da un bosco di castagni, c’è il Gitananda Ashram, il monastero induista più grande d’Italia. Un paradiso di colori e fiori, fra raffigurazioni di divinità hindu, fontane di pesci rossi, pavoni, pappagalli, cani e il silenzio, interrotto solo dai canti e dalle preghiere e dal suono della grande campana della Pace o dei cimbali che risuonano nell’aria. Un luogo dove si impara a praticare la meditazione  per recuperare l’armonia interiore, così spesso messa a dura prova dalla convulsa vita quotidiana. Con Hamsananda parliamo di benessere e cosa può insegnarci la spiritualità induista per conquistarlo.

Qui la natura e la pace dell’Ashram invitano a fermarsi per riprendere fiato, fare pace con se stessi, con il prossimo e col mondo. Difficile se si vive in città…

<Ma no, riprendere contatto con la natura è possibile anche nella vita di tutti i giorni e nel luogo dove si abita. Basta camminare in un giardino e nei parchi della propria città, tra i viali alberati, osservandone le chiome, annusare i profumi delle fioriture di stagione, fermarsi ad ascoltare le campane… Anche il semplice camminare è una forma di meditazione. Ci si concentra sul proprio respiro, sincronizzandolo con i passi. È una pratica che dà gioia e pace>.

Nell’Ashram organizzate corsi di yoga e di danza sacra indiana: cosa insegnano queste pratiche?

<Chiunque desideri dedicarsi allo meditazione e alla riscoperta della propria spiritualità è sempre ben accolto, e qui può trovare una antica tradizione di yoga, il Siddha Siddhanta Yoga, ritenuta la più raffinata e completa del Tantra. La parola YOGA, innanzitutto, significa “unire”. Lo Yoga insegna a sentire l’energia cosmica presente nell’uomo, che si manifesta come respiro. Il respiro è la voce della vita del corpo, il flusso comune a tutte le esistenze, ciò che ci può connettere con tutte le forme di vita del pianeta. E quindi a conseguire un sicuro controllo della cosa più instabile e mobile che si possa immaginare: la mente, sempre irrequieta, sempre pronta a distrarsi e divagare, spesso dominata da opposti e conflittualità. Così si arriva a comprendere di essere noi stessi, i produttori di questo mondo materiale, ma anche di avere in noi stessi la capacità di cambiarlo. Per l’induismo, la danza non è solo una forma artistica, ma, grazie alla ricchezza del suo linguaggio simbolico, utilizzando dei Mudras (gesti con le mani) è una vera e propria preghiera che innalza lo spirito al divino. Il messaggio dell’Induismo è infatti l’idea che la moltitudine di eventi e cose che ci circondano sono differenti manifestazioni della stessa realtà ultima, Brahman, dalla quale si forma il cosmo. La danza del Dio Shiva è la danza dell’universo, il flusso incessante di energia>.

Cos’è la salute per l’induismo?

<Salute in sanscrito si dice Svastha, che significa stabilità in se stessi . E secondo l’antica medicina indiana Ayurveda, che si occupa da oltre 5 mila anni del benessere dell’uomo nella sua interezza, il concetto di salute corrisponde a uno stato di benessere ed equilibrio fisico, mentale e spirituale. C’è salute là dove sono in equilibrio fra loro le tre energie vitali dell’organismo (o doshas) chiamati Vata (aria), Pitta (fuoco) e Kapha (acqua e terra). In ciascun individuo, queste forze sono presenti in combinazioni sempre diverse>.

Quali vantaggi ne possono derivare?

<Senza alimentare una sterile contrapposizione con la Medicina tradizionale occidentale, che ha ottenuto successi molto importanti nel campo delle patologie acute, quello che distingue la medicina orientale è il concetto del paziente nella sua totalità, costituito da corpo e mente, sensi e anima. Quindi ogni malattia non è mai un fatto isolato e le terapie ayurvediche non curano solo un sintomo o un organo in particolare, ma le persona nella sua interezza. L’organismo non è un insieme di organi ma è il risultato di un sistema di relazioni, tra ogni parte del corpo e fra questo e l’ambiente esterno. Il corpo umano è un corpo cosmico. Dunque il benessere e l’equilibrio della persona non possono essere separati da quello della natura, da quello dell’universo>.

Lei ha fatto la scelta vegetariana, perché?

<L’induismo, sia nel suo aspetto filosofico sia in quello religioso e spirituale, pone il cibo (anna) in relazione all’intero universo (purna Brahma). Il cibo ha una fondamentale importanza dal momento che si trasforma in sostanza e in energia. Di conseguenza anche il cibo non può essere scelto a caso, ma rispettando le stagionalità e i cicli della natura. L’alimentazione svolge una funzione essenziale nella nostra vita, poiché dal cibo ricaviamo la forza vitale e l’immunità necessarie per combattere le malattie. Oltre a nutrire il corpo, l’alimentazione nutre anche la mente e lo spirito. Emerge quindi un aspetto spirituale e sacro del cibo che la cultura indiana valorizza pienamente>.

Se dovesse raccontare la sua vita, come incomincerebbe?
<Sono nata in una famiglia cattolica nel Veneto degli anni Sessanta. Studiavo psicologia e insegnavo nuoto. L’Università non mi coinvolgeva, mentre mi piaceva molto stare con i ragazzi, i portatori di handicap. A un certo punto ho incontrato la cultura induista, ho cominciato a praticare yoga e a studiare danza indiana tradizionale, che è una disciplina molto importante e ricca di significati, qualcosa di difficilmente immaginabile in Occidente. Ho trovato una cultura nella quale la vita quotidiana, gli ideali, la religione, la filosofia sono un tutt’uno. È stato come se le varie tessere del mosaico andassero a posto e tutte le mie domande trovassero risposta>.

E ha smesso il suo nome per diventare Hamsananda…
<Hamsananda significa “beatitudine nel respiro di Dio”, Giri è il nome del mio ordine monastico. Ho un nuovo nome perché quella che ero prima non esiste più. Si rinasce a una nuova vita>.

Per saperne di più:

Formule d’immortalità
La terapia rasāyana nei testi classici dell’āyurveda
di Ernesto Iannaccone (Laksmi edizioni, pagine 208, euro 20)

Il metodo rasāyana (rasāyana vidhi) è un insieme complesso e articolato di procedure per il ringiovanimento e la rivitalizzazione del corpo. La casa editrice Laksmi, direttamente legata all’Ashram, propone la prima traduzione integrale degli antichi testi.. Ernesto Iannaccone, medico specialista in igiene e medicina preventiva, è uno dei massimi esperti italiani di medicina ayurvedica.

Cristina Tirinzoni

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