Malattie reumatiche “al femminile”: al via il protocollo con l’Istituto Superiore di Sanità

Promuovere nuovi studi scientifici, svolgere attività di formazione tra i medici di Medicina generale e fornire una corretta informazione a tutta la popolazione. Sono questi i principali obiettivi del nuovo protocollo di collaborazione sulla medicina di genere che è stato siglato tra la Società Italiana di Reumatologia (SIR) e l’Istituto Superiore di Sanità (ISS). Nelle prime settimane dell’anno prenderanno il via alcuni progetti che prevedono, tra le varie iniziative, corsi specifici per i medici di famiglia e la diffusione di materiale divulgativo come opuscoli e video. <Le malattie reumatiche interessano oltre 3,5 milioni di italiane – sottolinea la professoressa Angela Tincani, referente SIR del Progetto e responsabile della Reumatologia e Immunologia degli Spedali Civili di Brescia. <Solo l’artrite reumatoide colpisce tre volte di più le donne rispetto agli uomini. Diventa dunque necessario avviare nuovi percorsi di ricerca che avranno, per esempio, lo scopo di valutare se la risposta di un farmaco possa essere influenzata dal genere del paziente. Tutti i professionisti, sia lo specialista che il medico di medicina generale, devono sempre considerare alcuni fattori “di genere” come l’utilizzo di contraccettivi, la possibile insorgenza di tumori femminili o i problemi legati alla menopausa. In particolare va prestata grande attenzione alla fertilità e al desiderio di maternità. Molte patologie possono esordire quando la donna è ancora nel periodo fertile. Deve essere quindi valutata attentamente la scelta delle terapie e, quando possibile, vanno privilegiate quelle che consentono alla paziente di avere una normale vita familiare. E’ importante che queste informazioni siano condivise dal medico di Medicina generale, perché la paziente non sia costretta a sentire pareri diversi, che sono spesso fonti di dubbi e incertezze>. <Le donne risultano più esposte alle patologie reumatiche perché presentano una particolare predisposizione genetica e ormonale che favorisce lo sviluppo di risposte autoimmuni più aggressive – prosegue la professoressa Tincani.- Anche la prevenzione secondaria potrebbe essere diversa, così come quella primaria. Il genere femminile tende, infatti, ad avere stili di vita differenti rispetto alla popolazione maschile. Questi due aspetti potranno essere meglio approfonditi attraverso i nuovi studi scientifici che avvieremo con un’Istituzione nazionale importante e prestigiosa come l’ISS>.

Paola Trombetta

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